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La giustizia egiziana ha confermato, martedì 16 giugno, la condanna a morte dell’ex presidente Mohamed Morsi. La sentenza era stata pronunciata in maggio al termine di una requisitoria dai toni più politici che legali.

morsiMorsi, appartenente alla confraternita dei Fratelli musulmani, era stato destituito il 3 luglio 2013 dall’allora ministro della Difesa e oggi presidente dell’Egitto, il maresciallo Abdel Fattah al-Sissi. Insieme a Morsi sono stati condannati alla pena capitale altri 5 membri dei Fratelli musulmani. Il giudice li ha tutti accusati di aver ucciso diverse guardie e soldati durante un’evasione di prigione, nel gennaio 2011, in piena rivolta contro l’allora presidente Hosni Moubarak. Tra gli evasi vi era anche Morsi, che si trovava in prigione in quanto i membri dei Fratelli musulmani venivano spesso imprigionati per la loro dichiarata opposizione al regime.

Secondo i discorsi dell’epoca, ripresi oggi durante la requisitoria, una coalizione di “nemici dell’Egitto”, composta da appartenenti all’ Hamas palestinese e all’ Hezbollah sciita libanese, da elementi djihadisti del Sinai e provenienti da Israele, si sarebbero alleati per attaccare le prigioni e i commissariati e liberare i Fratelli musulmani imprigionati.