È in corso alla Bricola di Rivera, con inizio alle ore 20, la IV Assemblea generale ordinaria di Area Liberale.

Questo l’ordine del giorno.

1. Relazione del presidente

2. Nomine statutarie

3. Approvazione dei conti

4. Elezioni nazionali ottobre 2015 e comunali aprile 2016

5. Eventuali – organizzazione

Il discorso del presidente Sergio Morisoli, molto ampio e dettagliato, viene qui pubblicato in forma non integrale.

Morisoli 2bGentili signore, egregi signori,
Care amiche e cari amici,

buonasera e benvenuti a questa IV Assemblea ordinaria di AL.

1 Richiamo: da dove veniamo, chi siamo e cosa vogliamo
A un certo punto (3 anni fa) si trattava di decidere se partecipare o rimanere al margine della vita politica cantonale. Provarci a modificare la realtà o rimanere appartati, immusoniti a criticarla. Abbiamo fatto una scelta profilata e rischiosa, ci siamo messi in cammino, abbiamo fissato perfino un obiettivo elettorale a 3 anni di distanza: riuscire a far eleggere una rappresentanza di AL in gran Consiglio nel 2015.

Di fronte alla realtà in mutamento, non potevamo e non possiamo semplicemente criticarla, condannarla, dare le colpe ad altri, sperare solo che le negatività non tocchino a noi o che passino in fretta. No, occorreva responsabilmente prendere una direzione. Fare una scelta. Tra cosa e cosa? Tra:
– rilancio della crescita
– declino controllato
– barbara spartizione

Noi di AreaLiberale, oggi come allora fondando un nuovo partito, nel nostro microcosmo una prima scelta l’abbiamo fatta: vogliamo costruire, vogliamo fare dei mulini a vento per sfruttare positivamente l’energia di questo vento insidioso e freddo del cambiamento. In una parola vogliamo dare il nostro contributo politico affinché, e qui è la nostra scelta fondamentale di lavoro: si torni a crescere. La nostra sfida è quella di contribuire alla crescita, senza la quale non vi è lavoro, scambio, solidarietà, benessere e prosperità.

Quindi non accetteremo un declino controllato, magari anche ammiccante e comodo inizialmente; e ci batteremo pure contro la nuova barbarìa per la spartizione selvaggia dell’esistente.

Metodo:
Vogliamo tornare a “produrre politica” anziché speculare con la “politica elettoralistica”. Può apparire un paradosso ma vogliamo innovare senza inventare nulla. Nulla si crea e nulla si distrugge. Per quel che ci riguarda, gli ingredienti ci sono già nella realtà basta ri-scoprirli e miscelarli correttamente. Non inventiamo niente, raccogliamo in modo ordinato ciò che di buono da sempre c’è già e che altri stanno dimenticando: buon senso, esigenze dal basso, moderazione, determinazione, tenacia nel perseguire un obiettivo, preparazione, credibilità, autorevolezza, speranza.

Attraverso il lancio di idee per un modello futuribile di buon governo: ridare speranza ai giovani, alle famiglie, ai lavoratori e agli imprenditori, per proporre una nuova crescita economica, per diffondere benessere e prosperità coniugando benessere individuale e bene comune, per lavorare a una globalizzazione sostenibile, per la riaffermazione della cultura e dell’educazione e delle riforme istituzionali quali motori della democrazia liberale

Partito di critica qualificata, non di opposizione e basta. Non si tende a occupare il posto di chi è al potere come fine primo. Quindi non si è condizionati a dir necessariamente male di chi governa per indebolirlo anche a costo di indebolire il Paese. Critica rigorosa nell’interesse del Paese che, specie agli inizi, farà perdere l’adesione di chi difende interessi corporativi o di chi vive della politica di contrapposizione fine a sé stessa. Basta analisi e studi, negli ultimi 10 anni si sono riempiti gli armadi. Noi vogliamo valorizzare ciò che di buono è stato proposto e provare finalmente a realizzarlo con tutti quelli che ci stanno.

Traiettoria: Ci definiamo Liberalconservatori; liberali in economia e conservatori dei valori, principi, usi e regole che fanno ancora oggi grande ed unica la Svizzera. I Liberalconservatori sono quelli che sanno distinguere cosa si può cambiare da cosa non si deve cambiare, per produrre e garantire benessere e prosperità ad un Popolo e ad un Paese.

Come muoverci? Ci vuole un cambio di prospettiva. L’errore fatale dell’attuale politica è quello di essere concentrata nel litigare su come spartirsi il benessere e la ricchezza acquisita, dimenticandosi quasi completamente di lavorare per preservarle, impiegarle bene e gettare le basi e le condizioni per produrne di nuove. Il suo errore è quello di agire come se fosse l’ultima generazione anziché ragionare come se fosse la penultima.

Noi, proponiamo e lavoriamo per una via d’uscita, mirando dritti a rinforzare i fattori di crescita:
– Famiglie: tramite la loro incentivazione
– Imprese: tramite la loro valorizzazione
– Proprietà privata: tramite la sua promozione e protezione
– Libero mercato: tramite il rispetto delle regole e togliendo i bastoni dalle ruote di chi vuol fare
– Società civile: tramite sussidiarietà e solidarietà
– Identità: tramite autonomie e decentramento del potere

Nemici: statalismo e centralismo
Lo statalismo pianifica la vita dei cittadini e delle imprese in ogni ambito dalla culla alla bara, e il centralismo burocratico la dirige. Purtroppo questa tentazione di perseguire dall’alto il perfettismo sociale e economico è molto attrattiva per troppi non socialisti, per questa ragione le politiche di sinistra crescono trovando terreno fertile trasversalmente nel Governo e in Parlamento. Non è facile accorgersi a) della mutazione genetica del socialismo e b) della sua efficacia nel diffondersi oltre al classico terreno dell’economia.

Per capire il mutamento in atto, eccovi qualche esempio di cosa il socialismo geneticamente modificato produce:
– diritti illimitati senza doveri e deresponsabilizzazione individuale
– ingerenza e ostacoli all’economia
– iper-regolamentazione, eccesso di controlli, permessi e certificazioni a go’ go’
– prestazioni sociali “à la carte” e a pioggia
– moltiplicazione di imposte, tasse e balzelli
– consumismo pubblico
– clientelismo partitico
– immigrazione libera e incontrollata
– assorbimento automatico del diritto UE in moltissimi campi
– centralismo decisionale e dirigismo burocratico dall’alto
– spendere malamente i soldi degli altri o quelli che non ci sono
– libertinaggio dei comportamenti
– relativismo etico e perdita di senso civico
– caos culturale e identitario
– integralismo ecologico

Lo statalismo e il centralismo che promuovono queste politiche, stanno prendendo il sopravvento culturale, determinano il modo di ragionare in molti campi della politica, influenzano il modo di fare le Leggi e sovvertono il rapporto cittadino – stato.

Uscita di soccorso
Dobbiamo bloccare il declino impedendo al consociativismo di sinistra di continuare a spingerci dentro. Ci è chiesto di fare il contrario di quello che da anni fanno loro.

Per un Partito come il nostro, ci sono solo poche cose adatte e subito efficaci per ottenere questo risultato:
1) Controllare il potere di chi governa
2) Spingere il Parlamento a fare il legislatore e il Governo l’esecutore
3) Far rispettare le regole del gioco e le decisioni democratiche
4) Dare voce ai cittadini in Parlamento e con la democrazia diretta
5) Impedire le decisioni che vanno a scapito del ceto medio, delle famiglie e delle
aziende sane
6) Imporre la parsimonia allo Stato e frenare la spesa dei soldi dei cittadini
7) Togliere i bastoni dalle ruote di chi vuol fare, intraprendere, produrre e creare lavoro
8) Decentralizzare per ridare speranza e fiducia alla società civile in tutte le sue forme

2 Politica cantonale
L’eredità lasciataci dal Governo precedente dopo 8 anni di politiche socialiste, condivise dai loro partiti, sono: le finanze statali sfasciate, il debito pubblico in esplosione, il mercato del lavoro martoriato, l’economia in crisi, i costi sociali incontrollabili. Questo disastro ci ha dato il perverso strumento del moltiplicatore automatico di imposte e porterà a un drastico aumento di tasse e balzelli. Penalizzati saranno il ceto medio che lavora e le aziende sane che fanno utile. I partiti stanno tutti cercando di darsi, ri-darsi una identità soggettiva (politica), ma sono tuttora ostaggi dalle percentuali elettorali da raggiungere (potere); a breve termine le due cose, nuovo DNA politico e vecchio potere sono abbastanza incompatibili tra loro. Noi siamo nuovi e non abbiamo potere, quindi siamo in vantaggio…

La Destra
In politica solo chi ha il potere può cambiare le cose; il problema da noi è che chi ha il potere da troppo tempo non lo esercita per cambiare le cose. Non cambia nulla da troppo tempo. Il tempo si fa breve. Noi vogliamo inserirci attivamente, con tenacia nello smuovere la situazione e cambiar rotta in tempi ragionevoli (bussola e cronometro). Ci siamo messi assieme non perché la politica e lo Stato facciano di più, ma di meno, il necessario e meglio! Per passare dallo Stato sociale alla Società della crescita e delle opportunità.

Tre anni fa, Area Liberale è nata e si è data questo nome proprio perché i fondatori intuivano e credevano che per far nascere in Ticino una forza di centro destra, e noi diciamo chiaramente liberal conservatrice, era indispensabile parlare di Area e non più di partito rigido: il classico o dentro o fuori. L’alleanza con la forma di area (con UDC e UDF) serve quindi per evitare, primo, l’ostacolo che qualcuno si senta assorbito e rispettivamente che qualcuno si imponga su altri; secondo definire dei confini chiari ma sufficientemente flessibili affinché in futuro possano partecipare altre formazioni o politici. Trattandosi di politica cantonale il poter mantenere ognuno certe peculiarità proprie, è essenziale per funzionare bene.

Viviamo e decidiamo secondo il principio federalista della Svizzera primitiva: ci si mette assieme quando occorre, ognuno mantiene la totale libertà al suo interno, e ognuno è libero di allearsi anche con forme mutevoli con chi ritiene necessario.

Elezioni cantonali
Se ne è parlato in lungo e in largo e fin troppo. Tanto tuonò che non piovve. I risultati nel complesso confermano quelli della legislatura passata e con essi i limiti progettuali e i rischi di inconcludenza che continueremo a correre, fintanto che non avremo un sistema maggioritario almeno per il Governo.

Per noi di AL e per La Destra in generale, la realtà è solo una: il popolo ticinese con una parte dei suoi elettori ha legittimato istituzionalmente La Destra votandola al punto da permetterle di: a) entrare in gran Consiglio e b) di avere i numeri per formare Gruppo.

I risultati  confermano due cose: a) la bontà politica del progetto di alleanza (aumento schede e preferenziali) b) la debolezza elettorale nello spostare voti di destra dagli altri partiti (seggi rimasti uguali).

La Destra dipende da 4 cose:
1) dalla strategia dell’UDC che è a un bivio: a rimorchio di un grande partito a seconda delle elezioni oppure intraprendere una via propria con gli alleati per costruire un progetto e produrre politica di destra liberalconservatrice
2) dalla compattezza del gruppo parlamentare (non quelli dell’UDC o quelli di AL) nel produrre politica di destra e di dimostralo agli elettori che ci hanno dato fiducia
3) da come riusciremo a dialogare e coinvolgere quelli che non sono in GC ma fanno politica nell’UDC, UDF e AL, quelli che vorrebbero darci una mano ma non conosciamo ancora, quelli che ci vogliono conoscere e sostenere. Per questo ci vuole un piano di comunicazione e di relazione. darci una identità
4) da un obiettivo comprensibile, realistico e condiviso fin da subito: fra 4 anni per es. raddoppiare i seggi in GC.

E mettere in piedi una organizzazione “aziendale” per questo. Sia chiaro, AL esiste e continua la sua attività, anche fuori dal contesto de La Destra. […]

Sergio Morisoli, presidente di Area Liberale