jud-suss-0011-350x210Impressionanti le statistiche che la “Weltwoche” del 19.2.2015 ha tratto da “PEW Research Center” (un archivio americano con sede a Washington, che fornisce informazioni su temi, atteggiamenti e tendenze presenti nel mondo), a piena conferma del dubbio che tutte le manovre legislative messe in atto da governi e associazioni varie per la lotta contro il razzismo e la discriminazione, concernenti le razze, le etnie e le religioni, e con l’assimilazione dell’omosessualità alle razze che potrebbe presto entrare in vigore, siano state veramente efficaci.

Nel 1939 in Europa vivevano 9,5 mio di ebrei, scesi a 3,8 dopo l’olocausto (1945), nel 1962 nuova diminuzione a 3,2 mio, poi 2 nel 1991 e 1,4 nel 2010. In percentuale, per rapporto alla popolazione ebrea mondiale, negli stessi anni, 57, 35, 27, 16 e 10%. Causa almeno parziale di questo vero e proprio esodo è stata la crescita di atti ostili e vessazioni sul vecchio continente. Adesso, per i crescenti atti di violenza verso la popolazione ebrea, in modo più marcato che altrove in Francia, Benjamin Netanjahu ha invitato gli ebrei europei a trasferirsi in Israele.

A leggere simili statistiche è lecito domandarsi se le misure della Svizzera contro l’antisemitismo, parte integrante dell’art. 261bis del CP civile e dell’art.171 del CP militare, così come l’imposizione martellante del ricordo dell’olocausto ad ogni anniversario servano a qualcosa o non abbiano piuttosto avuto anche effetti controproducenti. Resta, nella sua intera gravità, il fatto che questo esodo segnalato dalle statistiche è vergogna e perdita grave per l’Europa.

In Svizzera il CF ha creato nel 1995, salvo errore, la CFR, Commissione Federale per la lotta contro il Razzismo, presieduta fino a un paio d’anni fa da un professore universitario basilese, Georg Kreis, divenuto rapidamente indigesto a molte persone che con il razzismo nulla avevano e hanno a che fare, per l’acribìa che sconfinava volentieri nell’acrimonia con cui scagliava i suoi fulmini con speciale riguardo agli uomini non classificabili nei “politicamente corretti”. Una buona metà delle accuse finiva in un non luogo a procedere e ancora un 20% delle accuse giunte al giudizio si concludeva con un’assoluzione. Il lavoro del professore era praticamente un’opera di (s)volontariato, a 250’000 franchi all’anno (con relativa pensione). Difficile, se non impossibile, dire se tutto questo lavoro, con spese di avvocati e di tribunali e non poche angustie per i malcapitati, abbia diminuito il razzismo latente in ristrettissime minoranze della popolazione. In Svizzera mi sembra che non si sia mai andati oltre sparute manifestazioni di ottusi scapestrati, vittime a loro volta di un’accentuata carenza di “Kinderstube” e educazione scolastica.

NdR. Il fotogramma è tratto dal film “Süss l’ebreo”, forse il più celebre film di propaganda antisemita (1940).

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Thilo Sarrazin è un economista e politico socialista tedesco divenuto celebre per un suo libro “Deutschland schafft sich ab”, “La Germania si sta distruggendo da sola”.

Notevolissima una sua considerazione, che traduco così: “La logica è la figliastra malvista della politica. A questa figliastra viene volentieri preferita la beneamata figlia adottiva che si chiama Wunschdenken”. Dove “Wunschdenken” è espressione tedesca da tradursi con una perifrasi, il non pensare le cose come sono, ma come si vorrebbe che fossero.

Posso aggiungere, a titolo personale, che solida base del “Wunschdenken” sono i pregiudizi che, dal più al meno, infestano i cervelli di ogni essere pensante. I pregiudizi nei cervelli umani si possono considerare i precursori dei moderni virus nei cervelli (computer) dell’informatica.

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I G-7 (originariamente erano 8, ma adesso la Russia è nazione non grata, da sanzionare come guerrafondaia, in primo luogo da una nazione incondizionatamente pacifista come gli USA (!?), per di più anche grande esportatrice di democrazia. Liquidato Putin rimane, come magra consolazione, la persistenza nel G-7 del gigante a nome Matteo Renzi, l’unico, con Obama, in grado di affrontare e risolvere con le mani in tasca i problemi di questo mondo. I 7 finti giganti si sono riuniti poco tempo fa nell’alta Baviera. “Blockupy” (un movimento di recente nascita in Germania che organizza manifestazioni pacifiche contro la politica di austerità dell’UE e il quantitative easing della BCE di Draghi) ha giustamente protestato contro questi 7 “gnomi che, riuniti sulle montagne, credono di potere condizionare a loro piacere le condizioni di vita di tutta l’umanità”.

A giudicare dai risultati ottenuti in decenni di attività è difficile, credo, immaginare qualcosa di più ridicolo e inutile delle riunioni di questi piccolissimi giganti.

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Kurt W. Zimmermann, grande giornalista e grande esperto del mondo mediatico, colonnista ammirabile e ammirato della “Weltwoche”, ha consigliato ai suoi colleghi di sempre ricordare Francesco di Sales nella loro quotidiana attività. Francesco di Sales non prendeva di mira l’individuo, pur non rinunciando mai a criticare anche severamente le disfunzioni nella politica e nella chiesa. Lo faceva senza risparmiare potenti del calibro di papi e re, ma restava sempre sul piano del concreto, senza attaccare la persona. Il suo motto era: “Tratta il peccato con severità, ma sii mite con il peccatore”. Per i comuni mortali facile da dire, ma non da fare. Il portatore di idee che ti sembrano aberranti ti diventa automaticamente antipatico fino all’idiosincrasìa, e questo è il sentimento che sta alla base di ogni polemica.

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Contributo alla coesione nazionale? Una vera e propria fandonia

Tettamanti (2)Tito Tettamanti ha definitivamente smantellato da par suo la tesi dei dirigenti delle nostre TV di parastato, con l’insopportabile Roger de Weck alla testa, che vorrebbero che le 3 televisioni nazionali danno un grande contributo alla coesione delle varie etnie e religioni nel Paese.

Maurizio Canetta, così pronto e arrogante nel controbattere una critica invisa da parte del CN Fabio Regazzi, a TT non ha, che io sappia, risposto.

Ce ne fosse stata necessità, un’ulteriore conferma della solidità della contestazione di TT del presunto contributo alla coesione nazionale, una vera e propria fandonia, lo ha dato Zimmermann, il grande giornalista appena menzionato, partendo da tutt’altre considerazioni di quelle dell’avvocato e finanziere ticinese. Vediamole, sono basate su numeri convenientemente accertati, le statische di ascolto dei differenti canali.

1. Nella Svizzera Tedesca il 32,3% dei telespettatori guarda la TV svizzero-tedesca, il 62% i canali stranieri, lo 0,5% quelli romandi o ticinesi.

2. In Romandia, 29,1% i propri canali, il 68,8% quelli stranieri, e l’1,6% quelli svizzero-tedeschi o ticinesi.

3. In Ticino, 34,3% i canali ticinesi, 60,4% quelli stranieri e il 3,7% quelli d’Oltralpe.

Questo strabiliante 3,7% non è dovuto all’infaticabile opera di “Belticino” (il movimento di Marco Mona e Giancarlo Nava, due autentici Arnoldi di Winkelrido nella lotta contro il degrado semantico nella politica), devoluta all’accolturamento dei ticinesi, ma solo ed esclusivamente al fatto che in Ticino soggiornano e vivono moltissimi svizzero-tedeschi.

La conclusione di Zimmermann, che condivido al 101%, così come sono sicuro che la condividerà a TT e la dovranno condividere volenti o nolenti anche de Weck e Canetta, è lapidaria: “Non esiste una televisione nazionale, esistono 3 emittenti drasticamente divise”. Di apporto alla coesione nazionale neanche il “fumus”.

Gianfranco Soldati