“Parole parole parole” così cantava l’ineguagliabile Mina

MinaSentito alla TV il Matteo Pataca propugnare “non un’Europa della finanza, non un’Europa delle cifre, ma un’Europa dei valori”. Parole, parole e ancora parole. Apriti bocca e fö parol! I biaschesi, che in fatto di nomignoli sono tra i ticinesi più arguti, a Massimo Pini avevano appioppiato (bel verbo questo, etimologicamente forse derivato dall’usanza degli antichi viticoltori di “appoggiare” le viti ad alberi, tra i quali il pioppo, per evitare il lavoro di tagliare e piantare pali) quello di “eurolapa”. In tutta modestia, sono un estimatore convinto dei valori, li difendo a spada tratta, ma so che i valori non sono commestibili. Parlare di valori a chi fatica ad arrivare alla fine del mese sa di presa per i fondelli, e nell’attuale UE a faticare per mettere assieme il pranzo con la cena sono in molti.

SoldatiJean-Claude Juncker, in queste giornate per lui assillanti, pallido e emaciato da far temere per la sua salute (ma tutti gli auguriamo lunga e prospera vita), ha proclamato che “lotterà fino alla fine per evitare il Grexit”. A lui, a Martin Schulz, a Mario Draghi e a tutta la plutocrazia di Bruxelles, con tutto il codazzo burocratico che ne consegue, va tutta la nostra simpatia, anche se abbiamo capito, ben prima del 5 luglio 2015, che loro non lottano per i cittadini europei, e in fin dei conti neppure per l’UE o la BCE. Loro lottano con estrema determinazione per salvare le loro “cadreghe”, che sentono sempre più traballanti sotto quella parte del corpo umano sulla quale si sta seduti e che non sta bene chiamare con il nome anatomico.

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Gerardo Morina, pezzo da novanta del CdT, sempre convinto che gli USA siano nostri, dico di noi europei, amici, scrive (7.7.2015) allegramente di “un’Europa ostile alla Russia”. Sbaglia, e di molto. In Europa, ad essere ostili alla Russia, che si tenta di far passare per aggressore quando invece è solo aggredita in Ucraina, sono i politici asserviti agli USA, in particolare quelli di stati membri della Nato. La popolazione europea, sicuramente meno servile di molti suoi politici, l’antifona l’ha capita sin dai tempi della pseudo-rivolta di piazza Maidan.

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Io mi faccio delle domande stupide, addirittura idiote. Quanti euro al giorno può ritirare dal suo conto in banca l’amico (non solo mio, ma di tutti i cittadini europei) Jean-Claude Juncker? E i suoi burocrati? E, altro grande amico di tutti noi, Mario Draghi, capo dei Maghi, quelli che ti fabbricano moneta cartacea come se fosse strame da raccogliere nel bosco, ce n’è fin che vuoi, basta metter mano al rastrello? E, indispensabili al nostro comune benessere di semplici cittadini europei, quanto possono prelevare i suoi impiegati, tutti con stipendio mensile ben superiore al nostro e, genericamente parlando, a quello di molti cittadini greci?

Altra domanda idiota. Perché i cittadini greci non devono poter prelevare, quando le banche sono aperte, cosa che non capita tutti i giorni, più di 60 euro al giorno di soldi che appartengono a loro e esclusivamente a loro?

Domande idiote, che per coerenza ti spingono ad un’ulteriore domanda, molto idiota questa. Perché i cittadini greci che non possono prelevare più di 60 euro al giorno di soldi che appartengono a loro e solo a loro non imbracciano la doppietta caricata a pallettoni?

La risposta, intelligente questa, l’ho già scritta un milione di volte, me l’ha data anni fa un caro amico di Locarno, purtroppo prematuramente scomparso, Avv. Ettore Ongaro, detto Lupo, già granconsigliere socialista: “Ta vedat, dutur, ul problema l’è che ghem piü ul curagg da ciapà ‘l sciopp”. Lo so, lo so che anche se carichiamo la doppietta non risolviamo il problema, ma la tentazione è forte.

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Non mancano però anche le notizie positive. Le giovincelle del governo del Matteo Pataca invitano alla calma, una soluzione per la crisi è già pronta, entro il fine settimana i 27 capi di governo, riuniti in teleconferenza, decideranno. TG3, ai tempi nota come “Telekabul”, adesso la si potrebbe chiamare “TeleBruxelles”, tanto è tendenziosamente filoeuropea, esattamente come “EuroNews”, si spinge oltre, fa sapere a tutti che “la potenza di fuoco” del fondo europeo salvastati è di 500 miliardi di euro, quanto basta e ne avanza per rimettere in sella gli amici ellenici. Non dice, come dovrebbe, che i 500 miliardi sono miliardi di carta straccia, e non parla, come pure dovrebbe, di “potenza di fuoco di paglia”.

Piercarlo Padoan, ministro dell’economia, ogni volta che lo vedo, così magro e arruffato, mi fa venire in mente la carestìa seguita alla guerra civile del Biafra, repubblica secessionista nigeriana sorta nel 1967 e scomparsa nel 1970, lasciando come retaggio centinaia di migliaia di bambini a morir di fame. Cosa che non mi impedisce di giudicarlo come la persona più competente e soprattutto seria dell’attuale governo italiano. Ma quando asserisce che l’Italia si è decisamente avviata sul cammino della crescita e non ha da temere ripercussioni negative degli accadimenti di Atene qualche dubbio mi coglie.

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A voler approfondire il discorso, il problema vero di tutte le democrazie occidentali sono le burocrazie. Senza burocrazia uno stato non si regge, ma la burocrazia ha in sé il gene della crescita tumorale. Per giustificare la propria crescita incontenibile le burocrazìe creano una montagna di regole, tasse e balzelli che rendono sempre più costosa la produzione di ricchezza da parte del mondo del lavoro. Tutte le democrazie occidentali, nessuna esclusa, hanno 3 burocrazie da sopportare e finanziare: quelle comunali, vicine al cittadino e quindi solitamente sopportabili, quelle cantonali o regionali, ci avviamo già al negativo, e quelle centrali, nazionali o federali, chiamiamole come vogliamo, le più esuberanti nella crescita smisurata e le più distanti dal cittadino.

I cittadini europei degli stati dell’UE, ma anche quelli degli stati non aderenti, oltre alle proprie 3 burocrazie di cui ho appena detto, si sono accollati una quarta burocrazia, ben più esosa, costosa e autoreferenziale. Con l’aggiunta di una classe politica che legiferando senza dover risponderne, quella che viaggia infaticabilmente tra Strasburgo e Bruxelles, ha come prima decisione fissato i propri emolumenti a livelli stratosferici. Il povero cittadino europeo, oppresso da cotanto insostenibile sovraccarico, geme e si dispera, non trova lavoro, perde l’impiego, però per il momento è ancora contento. Se ha qualche risparmio in banca, con le sole eccezioni, per il momento, di Cipro e Grecia, può ancora disporne.

Una visione, la mia, degna di Goya? Ul bel vedé l’è mia luntan!

Gianfranco Soldati