Nel 1995 avevo quattro “vie d’uscita”
Il dentista albanese e lo zingaro

SoldatiAncora qualche ricordo dei tempi passati in politica, prima che le lancette inesorabili facciano trascolorare il tutto nella bruma dell’oblìo. Lasciato il PPD, per dissensi ideologici insanabili concernenti la guida del partito, a livello cantonale esattamente come a livello nazionale, una deriva a sinistra che è poi sfociata nell’iscrizione d’ufficio dell’ex partito conservatore democratico nella lista rossa del WWF, con motivazione appesantita da dissidi personali con i presidenti Pedrazzini e (ancor più) Caccia, mi si presentavano 4 vie d’uscita:

La prima, ritirarmi a vita privata. Sarebbe stata la decisione più saggia, ma quando si è stati morsi dalla tarantola della politica difficilissima da concretizzare.

La seconda, essendo sempre stato, e tale rimango, un liberal-conservatore, aderire al PLRT, adesione resa impossibile dal cronico prevalere in quel partito della componente radicale, sorella siamese del socialismo.

La terza, indirizzarmi alla Lega. Ho sempre avuto stima e ammirazione per l’intelligenza del Nano (un uomo che vede i problemi due anni prima di noi, mi disse un giorno Fulvio Pelli), nei numerosissimi dibattiti alla radio o alla televisione mi sono sempre trovato al suo fianco, con la sola eccezione dei suoi momenti di demagogico populismo a sfondo sociale. Ma non potevo approvare il linguaggio rozzo e sguaiato del movimento e in particolare del suo organo di stampa. E soprattuto per il mio senso della democrazìa era assolutamente inammissibile un “presidente a vita”. Rieletto anche cento volte, prima che morte ne segua, sì, ma (auto)nominato a vita per volontà divina, come il re Sole, Luigi XIV per l’anagrafe, no. Abbiamo impiegato 2 secoli per liberarcene, con una rivoluzione che ha lasciato sul terreno centinaia di migliaia di vittime innocenti, fatte le debite proporzioni non vogliamo iniziare il progresso del gambero proprio da via Monte Boglia.

La quarta via era quella di fondare un nuovo movimento, che assomigliasse in qualche modo al Polo delle Libertà di Berlusconi, cui rimane il merito incontestabile di aver salvato l’Italia dal comunismo del povero Ochetto (ma lui era in realtà un “Pochetto” innocuo). Nacque così il “Polo”, un gruppetto di persone di notevole livello, con un solo difetto, quello di essere tutti generali e nessuno semplice aiutante di campo. Andò a finire, come ho scritto ripetutamente, che nelle elezioni dell’aprile 1995 il Polo rimase al palo senza pelo. Il Nano ci aveva però chiesto di aiutarlo nelle elezioni per il Consiglio di Stato, cosa che potemmo concedere facilmente, per la concordanza di visione politica da una parte, e nella speranza, ampiamente delusa nelle urne, di un aiuto per il Gran Consiglio dall’altra. Al nostro movimento il Nano aveva però anche promesso un posto nella Commissione della Gestione se avessimo avuto eletti. Conosciuti i risultati del GC, la sera del lunedì il Polo aveva due eletti, il sottoscritto e il Dott. Sandro Pelloni. Al risveglio del martedì risultò che l’eletto era uno solo, mancavano 16 schede per il secondo.

Al momento della distribuzione in GC delle cariche commissionali il Nano, strapazzato dalla turba dei suoi discepoli, morsi allora da una fame di cariche pubbliche inversamente proporzionale alla loro esperienza e competenza politiche, non potè concedermi la sedia promessa. Mi propose in cambio la presidenza del GC per il 1996. Rifiutai per due motivi. Primo, perché non sopporto i mancamenti alla parola data, che per me deve sempre valere più di una firma, e secondo perché il presidente del GC ha una vita infernale, almeno la metà dei fine settimana deve presenziare a cerimonie e manifestazioni pubbliche alle quali viene automaticamente invitato come ospite d’onore. Non so se le cose siano adesso cambiate, a quei tempi era così.

Presidente del GC divenne pertanto nel 1996 Agostino Agustoni, persona gentile e cordiale, ma, senza colpa alcuna, assolutamente impreparato alla carica. Lo ricordo con simpatia.

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Il mio amico contadino di Rovigno, contadino dei tempi antichi, un’autonomìa quasi assoluta, si produce tutto in casa e sui propri campi, si vende il minimo per la benzina del trattore che ha sostituito il bue e per il trattamento chimico di vigna e ulivi, il mio amico contadino, dicevo, è una miniera di barzellette, tutte impostate sul buon senso (la metafisica dei poveri), condito di una sottile e ironica rassegnazione al proprio destino. Ne riporto una.

Un albanese (i croati e in particolare gli istriani odiano a morte gli albanesi non si curano di nasconderlo, il Professor Georg Kreis non è ancora arrivato qui in vacanza) immigrato da pochi anni per lavorare come dentista si arricchisce rapidamente. In pochi anni riesce ad acquistare una parcella di terreno edificabile e poi a farsi costruire una lussuosa villa, nella quale dorme sonni beati e tranquilli. Una mattina, al risveglio, vede che nella parcella contigua è parcheggiata una roulotte con una coppia e 3 bambini. Subito si rivolge al sindaco, segnalandogli che quel terreno non è un campeggio per nomadi. Niente da fare, risponde il sindaco, i “nomadi” il terreno l’hanno acquistato e regolarmente pagato. Passano poche settimane e il dentista un mattino è risvegliato dal rumore delle ruspe. Nuovo accesso di indignazione, ricorso al sindaco, ma il terreno risulta perfettamente edificabile. La costruzione cresce, risulta in tutto e per tutto uguale alla villa del dentista. Accesso di collera, ma il diritto alla proprietà intellettuale in Croazia non è garantito, inutili le proteste del dentista, che decide immediatamente di mettere in vendita la villa, con tanto di cartello, per 800’000 euro. Il giorno dopo, cartello anche sul terreno degli zingari, la nuova villa è in vendita per 850’000, pur essendo casa e terreno perfettamente uguali a quelli del dentista. E`una vera sfottitura del povero dentista, che questa volta decide di affrontare personalmente il capofamiglia rom: “Mi stai rompendo le scatole da due anni, e adesso ti permetti addirittura di sfottermi chiedendo per la tua villa e il tuo terreno, esattamente uguali ai miei, 50’000 euro in più di quel che chiedo io!”. “Io non sfotto nessuno, chiedo 50’000 euro in più perché la mia villa li vale”. “Come li vale, se terreno e casa sono esattamente uguali?”.”Li vale invece, la differenza sta nel fatto che io come vicino di casa ho un dottore, mentre Lei ha solo uno zingaro”.

Gianfranco Soldati