Ricevo e con piacere pubblico questo articolo del presidente PLR, un candidato importante e interessante che Ticinolive intende seguire con particolare attenzione nel corso della campagna.

Tagliare le tasse? Come non essere d’accordo con Cattaneo (forse solo un socialista non lo sarebbe). La frase che ci è piaciuta meno nell’articolo? Facilissimo, questa:  “Sembra che le preoccupazioni principali siano quelle di applicare i contingenti legati al voto del 9 febbraio 2014 e di limitare il numero di frontalieri. Cose che vanno fatte, ci mancherebbe, ma non si può continuare a giocare in difesa.” 

Presidente, se certe cose le dici così… nessuno crederà che tu le voglia fare veramente!

CattaneoRocco yzHo letto con interesse un’intervista a Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier italiano Matteo Renzi, pubblicata nei giorni scorsi dal Corriere della Sera. “Perché il Governo punta su un massiccio taglio delle tasse? Di solito questo è un cavallo di battaglia della destra e non della sinistra”, gli chiede il giornalista. Lui risponde: “Questo è un modo superato di vedere il mondo e l’economia. Se non è una politica di sinistra quella che incentiva le imprese a investire e creare posti di lavoro non saprei cos’è una politica di sinistra”.

Lasciamo da parte i soliti discorsi populisti sulla “Fallitalia”, dimentichiamo anche il fatto che l’Italia ha il debito pubblico più alto d’Europa dopo la Grecia, e che se il Governo Renzi vuole realmente tagliare le imposte per 50 miliardi di euro dovrà trovare i margini e fare i conti con la Commissione Europea.

Sappiamo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma concentriamoci sul punto focale del discorso di Gutgeld: abbassare le tasse non è una politica di destra; creare lavoro deve essere l’obiettivo di ogni politico, indipendentemente dalla sua collocazione ideologica.

E noi? Di sgravi fiscali ormai non si parla quasi più a livello nazionale. Sembra che le preoccupazioni principali siano quelle di applicare i contingenti legati al voto del 9 febbraio 2014 e di limitare il numero di frontalieri. Cose che vanno fatte, ci mancherebbe, ma non si può continuare a giocare in difesa.

Lo stato sociale non va smantellato, ma se non creeremo nuovi posti di lavoro, se non sapremo rilanciare la nostra economia, lo stato sociale come lo conosciamo oggi diventerà sempre più costoso, fino al punto di diventare insostenibile.

Il problema è che l’amministrazione pubblica nel suo complesso è diventata una mega-macchina dai costi stellari ed è qui che bisogna avere il coraggio di tagliare, ad ogni livello: federale, cantonale e comunale. La socialità va preservata e difesa ma non va confusa con i costi della burocrazia, gli sprechi e i privilegi.

Abbiamo assistito nell’ultimo anno, anche da parte di movimenti che avevano fatto della riduzione della spesa pubblica un cavallo di battaglia, a svariati tentativi di risolvere i problemi finanziari non riducendo i costi ma tentando di mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini. Tre esempi su tutti: la tassa di collegamento e l’aumento delle imposte di circolazione per finanziare gli ecoincentivi, proposte a livello cantonale, e l’introduzione del canone radiotelevisivo generalizzato, approvata per pochissimi voti dal popolo.

La mia idea è semplice: battiamoci a Berna come PLR per ridurre l’imposta federale diretta in modo graduale, iniziando con un taglio di almeno del 10%. Del resto, in questo senso c’è già una mozione presentata due anni fa dal consigliere nazionale PLR di Ginevra Hiltpold Hugues, limitata però alle persone fisiche. Il Consiglio federale ha risposto picche, affermando che questa misura provocherebbe un miliardo di minori entrate. E allora? Se ci sono meno entrate, si risparmia sulle uscite! Io dico che la proposta di Hugues va ripresa ed estesa anche alla tassazione degli utili aziendali.

L’imposta federale frutta alla Confederazione circa 18 miliardi all’anno, un terzo delle entrate globali. È vero che l’anno scorso i conti della Confederazione hanno chiuso, per la prima volta dal 2005, con un deficit (- 124 milioni), ma finora i consuntivi sono sempre stati rosei (+ 1,3 miliardi nel 2013).

Comunque, se le entrate fiscali diminuiscono non è una buona ragione per rinunciare a mettere in campo uno sgravio generalizzato che rilanci l’economia, gli investimenti e i consumi dei cittadini. Anche alla luce della Riforma dell’imposizione fiscale delle imprese che sarà molto pesante soprattutto per il Ticino.

L’imposta federale diretta doveva essere provvisoria quando fu introdotta come “tributo federale di crisi” e poi come “imposta per la difesa nazionale”. La guerra è finita da decenni, il sistema costituzionale svizzero stabilisce che in linea di principio solo i cantoni prelevano le imposte dirette, ma questo balzello lo paghiamo ancora, sul reddito e sugli utili, nonostante la promessa (da marinaio) fatta anni fa dal Consiglio federale: se il popolo accetterà l’introduzione dell’IVA aboliremo l’imposta federale diretta!

Ricordo anche che l’abolizione dell’imposta federale diretta figurava tra le 101 misure di rilancio economico presentate nel 1995 dall’ex consigliera di Stato Marina Masoni. Oggi, di fronte alle pesanti conseguenze create dal rafforzamento del franco, che si riflettono sui consumi interni, sul turismo, sull’industria di esportazione, ridurre questa imposta sarebbe un atto di coraggio politico.

Rocco Cattaneo
Presidente PLRT, candidato al Consiglio Nazionale