KöppelRoger Köppel, editore e caporedattore della “Weltwoche”, ha decisamente preso le difese di Sepp Blatter dopo le dimissioni forzate dalla testa della Fifa a pochi giorni di distanza dalla quarta rielezione. Stigmatizzando anche la servile e poco chiara disponibilità della Procura federale di Michael Lauber (quello che come fulmine a ciel sereno ha liquidato in quattro e quattr’otto il capo della sua antenna ticinese, Pieluigi Pasi) a mettersi a completa disposizione degli organi di giustizia americani.Non ha mancato però di ricordare anche alcuni “dumme Fehler” di Blatter, errori stupidi che hanno contribuito a indebolire la posizione del vallesano.

soldatiIn primo luogo quello di aver affermato con eccessiva arroganza, in un’intervista che ha fatto il giro del mondo, che lui avrebbe messo fine alla corruzione nel suo “impero” di 209 federazioni nazionali, 300 milioni di soci attivi 1,2 miliardi di iscritti. Non ci si deve meravigliare se dopo una simile uscita gli sono stati addebitati tutti gli affari loschi venuti a galla nel mondo, dalla Papua-Guinea al Burundi. Poi il suo continuo farsi fotografare, coccolandoli, con funzionari africani di paesi dove la corruzione è regola di vita. E per finire, forse l’errore più grave, la sua manifesta amicizia con Putin, che gli americani vogliono morto, intenti a demolirlo con tutte le armi possibili e immaginabili. Americani che adesso stanno alacremente lavorando all’annullamento della concessione alla Russia di un Campionato del Mondo 2018 cui ambiva la Gran Bretagna, patria del calcio e serva fedele degli USA.

In 2018 non è lontano, vedremo presto come andrà a finire.

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newton-e-la-mela2Sulla terra per importanza, presenza ubiquitaria e potenza subito dopo la forza di gravità, l’unica che funziona bene anche in Africa, viene la corruzione, che in Africa funziona anche troppo. Massicciamente presente, la corruzione, in tutte le organizzazioni sportive. Essendo stato per 3 anni vice-presidente della FMI (Federazione Motociclistica Internazionale) e per altrettanti anni delegato della stessa alla Conferenza Mondiale delle Federazioni sportive (dal Calcio passando per l’Atletica leggera al ping pong, detto anche tennis da tavolo, allora in auge solo nella Cina e dintorni) che si svolgeva annualmente per 3 giorni a Montecarlo, qualche esperienza e conoscenza ho potuto farmele. L’ingegnere Luigi Brenni, presidente per molti anni della Commissione Corse su strada della stessa FMI può darmene autorevole testimonianza.

Il potere nella FMI si otteneva e spartiva così: da una parte gli anglosassoni, in gruppo compatto, dall’altra gli stati comunisti, agli ordini del delegato russo, da cui dovevano passare tutti i delegati dei paesi d’oltre cortina prima di ogni votazione, un simpatico personaggio di cui ho purtroppo dimenticato il nome, sempre sorridente e cordiale, ma gli ordini erano ordini. Poi due Federazioni nazionali che non sapevano come spendere i troppi soldi di cui disponevano, quella spagnola (finanziamento statale, strettamente politico, se cambiava il governo sparivano tutti i vecchi e arrivavano i nuovi) e quella italiana (ogni anno parecchi milioni (di franchi, non di lire) tramite Totocalcio con interposto CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, allora diretto dal socialista nenniano Franco Carraro). Una Federazione motociclistica nazionale la poteva fondare qualsiasi pinco pallino, ma per diventar membro della FIM la tariffa era di 5’000 franchi annui. L’organizzazione di una manifestazione motociclistica qualsiasi targata FIM veniva anche concessa solo previo pagamento di somme non irrisorie. Le federazioni ricche, ripeto Spagna e Italia, trasferivano un qualsiasi loro funzionario poniamo nel Burundi, o davano incarico ad un connazionale colà residente, facevano fondare la nuova federazione nazionale, per il fondatore c’era il premio del viaggio con vitto e alloggio pagati, in primavera a Ginevra, in autunno in una località del mondo scelta dall’Assemblea precedente, ma il voto doveva essere quello voluto dalla federazione finanziatrice.

Gli anglosassoni disponevano così di qualche decina di voti, i comunisti idem, la Spagna di quelli di tutti i paesi sudamericani e parecchi africani (colonie portoghesi comprese), l’Italia è un paese che ha emigrati anche al Polo Sud e non faticava certo a disporre del proprio mazzetto di voti, la generosità del Totocalcio poteva far fronte a qualsiasi necessità. Noi poveri svizzerotti (Luigi Brenni e il sottoscritto) potemmo assurgere a cariche altrimenti irragiungibili solo perché godevamo della spontanea amicizia di spagnoli e italiani. Un’amicizia che mi ha permesso di essere invitato alla Zarzuela, la reggia di Spagna, e di stringere la mano al re Juan Carlos, cosa di cui sono fiero come e più di qualsiasi monarchico, anche di Achille Lauro, grande armatore napoletano che per festeggiare le vittorie del suo Napoli faceva distribuire un kg di spaghetti alle famiglie bisognose della sua città, sostenitore indefettibile del casato dei Savoia.

Si spiega con quel che ho appena scritto la sorprendente numerosa presenza di spagnoli e italiani alla testa di federazioni sportive internazionali, anche di sport che nei rispettivi paesi sono scarsamente o per nulla praticati. Dai miei tempi sono passati 30 e più anni, ma non credo che le cose siano cambiate.

Sepp Blatter è sicuramente stato un uomo che ha saputo destreggiarsi con incredibilità abilità tra tutte le maglie di una tella fatta di influenze politiche, intrighi di potere, interessi finanziari e ambizioni personali.

Devo aggiungere, per compiutezza d’informazione, che la Federazione Italiana portò nella FIM un tale Andrea Esposito, meccanico motociclista italiano emigrato a Caracas e divenuto importatore della Yamaha per il Sud America. Il signor Esposito a sua volta portò al mondo motociclistico due campioni come Johnny Cecotto e Carlos Lavado. Adesso suo figlio Vito, 62enne, è presidente della FIM da molti anni, rieletto per la terza o quarta volta. Era succeduto a Francesco Zerbi, avvocato calabrese a Roma. Il passaporto è diventato venezuelano, ma il presidente è rimasto un italiano.

Gianfranco Soldati