Pubblicato nel Corriere e riproposto con il consenso dell’Autore.

Jack 111In questo articolo non mi ha affatto sorpreso il rimprovero rivolto al “chiuso” Pedrazzini. Mentre mi ha sorpreso, almeno un poco, lo speranzoso invito rivolto al “vuoi vedere ch’è aperto?” Canetta.

Intendiamoci, le proposte dell’Avv. Tettamanti sono eccellenti, ma il direttore si comporterà come un muro di gomma. Infatti, per quale folle masochismo dovrebbe egli affrontare “l’inimicizia dei difensori del corporativismo aziendale e l’indignazione degli ideologicamente faziosi”? C’è un limite a tutto, anche alla brama del martirio.

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Tettamanti xPer la prima volta il 14 giugno le cittadine e i cittadini svizzeri hanno potuto esprimere il loro giudizio sul monopolio televisivo. La risposta ha evidenziato una pesante frattura tra il pensiero e l’atteggiamento di connivenza e condiscendenza di Governo, Parlamento, maggioranza dei partiti politici, amministrazione federale da un lato e il popolo dei contribuenti dall’altro. Oltre a ciò, invece di ottenere la coesione di cui continuamente si vanta, la SRG è riuscita a spaccare il Paese.

Ancora più severa la sanzione dei ticinesi dai quali per 200 milioni di franchi si attendeva obbedienza e sostegno e che per contro hanno dimostrato indipendenza di giudizio ed orgoglio. Diverse le reazioni dei responsabili nel cantone. Da un lato lo stupore e la chiusura del presidente della CORSI. L’espressione di una «classe padrona» (i Pedrazzini, lo sono anche per lignaggio e storia di famiglia) sorpresa e stupita che il popolo ignorante sobillato da qualche mestatore non capisca sforzi e successi, in fondo siamo i primi e cosa volete di più? Tipo non parlate e non disturbate il conducente. Diverso l’atteggiamento del direttore generale Canetta, che sembra di una generazione più giovane. Magari un po’ veltroniano, però dice: se sbagliamo ci correggerete, parliamone. Non ho motivo alcuno di dubitare della buona fede di Canetta e pertanto al di là delle battute polemiche è d’obbligo qualche considerazione di fondo.

Quali ticinesi ci rendiamo tutti conto che la presenza della RSI è un fatto di importantissima valenza culturale in senso antropologico. Il nostro è un cantone non privo di potenzialità, ma con grossi problemi anche esogeni e l’impatto della RSI può essere essenziale nella difesa dei nostri valori e interessi.

Canetta smSaremo tutti uniti nel difendere e pretendere i 200 e oltre milioni, ma non quale versamento da Cassa del Mezzogiorno, bensì contributo alla terza Svizzera senza la quale non esiste la Confederazione elvetica. Ovvio che le pretese verso gli eroganti e la solidarietà confederale si basano su tre premesse: rigore, efficienza, condivisione. Rigore nella spesa, efficienza nel prodotto, condivisione degli spazi e del modo di conduzione. Al fine di essere molto concreti, mi permetto avanzare tre suggerimenti che per la loro modestia e semplicità qualcuno potrà ritenere addirittura banali.

1) Con l’Istituto Bruno Leoni – think-tank liberale italiano – siamo riusciti ad ottenere la licenza dalla BBC delle lezioni del premio Nobel Milton Friedman dal titolo «Liberi di scegliere, liberi di imparare» che abbiamo sottotitolato in italiano. Con l’Istituto siamo lieti di mettere gratuitamente a disposizione della RSI queste lezioni di sicuro valore anche televisivo, visto che sono state trasmesse dalla BBC. Milton Friedman è scuola di Chicago, liberale, per alcuni addirittura neoliberale. Vogliamo parlare di Keynes? Giustissimo, basta chiamare il professor Baranzini che lo ha studiato per una vita. Questa è cultura con condivisione degli spazi, cultura che non può dipendere dall’auditel.

2) Per tre giorni alla settimana durante il «Quotidiano» si diano 10 minuti autogestiti a turno ai tre direttori dei quotidiani locali Caratti, Dillena, Mésoniat.

3) Attenzione al ricorso all’esperto durante il «Telegiornale». In alcuni temi il parere della scienza è univoco, in altri è divergente (spesso in economia). In tal caso l’esperto non può che esprimere la sua opinione che però nell’ambito di un telegiornale diventa non informazione ma indottrinamento. Quindi, o se ne invitano due o meglio il giornalista incaricato si sforza di riassumere e spiegare i possibili diversi giudizi nella materia. L’informazione si limiti ai fatti, le discussioni, le divergenti tesi siano rinviate al dibattito.

Di piccole modeste e pratiche proposte come queste ve ne sono certamente moltissime. Ma per favore, basta chiacchiere inconcludenti. La palla è nel suo campo, direttor Canetta. Se lei con i suoi colleghi opererà sulla base dei principi sovraesposti, si guadagnerà l’inimicizia dei difensori del corporativismo aziendale e l’indignazione degli ideologicamente faziosi, ma avrà diritto alla gratitudine del Paese.

Tito Tettamanti