Jack smDunque il Consiglio federale si è dichiarato CONTRARIO all’iniziativa sulla privacy, lanciata nell’autunno 2013 da PLR, PPD e UDC.

Riflettendo su questo fatto, ieri sera, per fissare le idee mettevo su un piatto Sommaruga, Berset e Schlumpf. Sul piatto opposto l’inossidabile Ueli e i due PLR, come si può sospettare? Resta la Doris.

Non è così facile comprendere come si sia costituita questa maggioranza. Sembra quasi che l’influsso negativo e distruttivo dell’elemento meno legittimato del gremio risulti sempre dominante (logicamente, sulla debolezza, sullo smarrimento e sul disfattismo altrui).

Tant’è. L’ex presidente nazionale Fulvio Pelli oggi è un po’ un “pensionato” della politica ma rimane una figura molto autorevole del PLRT. Ticinolive l’ha intervistato più d’una volta. Di grande interesse – anche se è stata fatta 22 mesi fa, o forse proprio per questo) – è l’intervista che abbiamo ripescato per voi e che riproponiamo integralmente.

ADDENDUM. Oggi 27 agosto 2015 Pelli dichiara sul Corriere: “La realtà è che il Consiglio federale, che attualmente segue una linea di centro-sinistra, vorrebbe abolire il segreto bancario anche in Svizzera. Ma per farlo deve interpellare il popolo come è giusto che sia in democrazia e non cambiare le cose sotto la pressione di minacce internazionali come avvenuto in passato.”


Pelli

“Il mio altolà al cedimento” – Splendida e combattiva intervista di Fulvio Pelli (20 ottobre 2013)

L’on. Fulvio Pelli,  già presidente del PLR svizzero e deputato al Nazionale, si esprime oggi sull’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata” (la raccolta delle firme è in corso). Chi ha dipinto l’on. Pelli – e talvolta è accaduto – come un politico debole e tentennante, oggi deve ricredersi: le risposte di Pelli appaiono qui estremamente incisive. Nell’incipit della sua terza risposta egli mi attribuisce – immagino per cortesia e amicizia – un peso politico che realmente non ho (mi piacerebbe molto averlo!). In ogni caso mi sentirei di rispondergli: “Se li ho combattuti, è perché ero convinto che sbagliassero”. Non ho certo cambiato idea.

Un’intervista del professor Francesco De Maria.

Francesco De Maria   On. Pelli, ho parlato di questa iniziativa con una signora (esperta di politica) ma non ho avuto un gran successo. Mi ha sorriso beffarda e mi ha detto, prendendomi garbatamente in giro: “Bel colpo. Adesso che i buoi sono fuori dalla stalla!” È veramente troppo tardi? Per salvaguardare la sfera privata del cittadino da uno Stato spietatamente invadente? Per salvare (quello che resta del -, sembra un mito perduto tra le nebbie) il segreto bancario svizzero?

Fulvio Pelli  La signora si sbaglia. Il problema in politica è solo raramente lo strumento: l’iniziativa vuole solo stabilire una regola di livello superiore per la salvaguardia della sfera privata dei cittadini, ma tale salvaguardia esiste già a livello di legge. In Svizzera e per gli svizzeri e i residenti il segreto bancario è attivo ed efficace, anche se è regolato “solo” nella legge sulle banche. Ciò non ostante l’iniziativa è importante, poiché il Consiglio federale (lì sta il problema) agisce come se non credesse più nel segreto bancario e nei valori, come quello della responsabilità individuale, che lo hanno fatto nascere. Così continua a tentare di annacquarlo, non solo a livello di protezione della clientela straniera ma anche di quella residente. L’iniziativa ha quindi il valore di un “altolà”!

A prima vista l’iniziativa sembra timida, limitata, una specie di battaglia di retroguardia. Un tentativo di… salvare qualche suppellettile dal naufragio. Che risultato si aspetta, in concreto, da questa azione, qualora avesse successo?

FP   L’iniziativa non è timida e non è stata presentata troppo tardi. Stabilisce delle regole chiare su che cosa possono e che cosa non possono fare le autorità fiscali e quelle giudiziarie. Già oggi la Giustizia ha accesso ai dati bancari se persegue reati di una certa gravità. Anche reati “solo” fiscali: di fronte ad un caso di truffa fiscale, commessa con l’uso di documenti falsi o con inganni di altra natura, il fisco può trasmettere gli atti al Ministero pubblico che avrà accesso agli atti bancari e sanzionerà il reo. Se l’iniziativa fosse accolta, non sarebbero protetti solo i dati detenuti dalle banche, ma anche da terzi attivi per loro clienti (banche assicurazioni, fiduciarie, contabili, ecc.). Ma anche in questo caso, per reati gravi, il fisco potrebbe trasmettere gli atti al Ministero pubblico e ottenere così la persecuzione di crimini e delitti. L’iniziativa non vuole premiare la frode fiscale, ma tutelare i cittadini evitando ingerenze del fisco nella loro sfera privata.

L’impressione dell’uomo della strada (che sarei, all’occasione, io) è che si siano lasciate andare le cose troppo avanti. Si azzarda oggi, in extremis, un’estrema difesa, in una situazione ormai deteriorata. Le forze politiche cui spettava il compito di difendere la piazza finanziaria svizzera si sono mostrate deboli e indecise. Certo, la pressione esterna era enorme ma…

FP   Lei non è uno qualunque: è uno che ha combattuto i partiti storici, indebolendoli, e ora si lamenta perché le alternative che ha cercato non hanno dato frutti. La sua domanda sposta comunque il discorso dalla tutela della sfera privata di chi abita in Svizzera alla tutela delle informazioni riguardanti i clienti delle banche residenti all’estero. Nel marzo del 2009, in piena crisi delle piazze finanziarie, il Consiglio federale ha deciso che non era più possibile resistere alle pressioni internazionali che ci criticavano poiché non rispettavamo le regole internazionali sullo scambio di informazioni fiscali. Lo ha deciso poiché sarebbero state a breve decise sanzioni gravi, riassunte nel termine “liste nere” nei confronti dell’intera economia svizzera, e non solo di quella finanziaria.

Il rimprovero era in particolare che in presenza di una richiesta di assistenza per un reato fiscale, la Svizzera dava informazioni solo se il reato, per sua gravità, raggiungeva il livello del delitto (truffa) e le rifiutava invece se il reato veniva considerato una semplice contravvenzione: di per sé la regola non è sbagliata, ma il problema sta nel fatto che in Svizzera quasi tutte le infrazioni fiscali sono considerate delle contravvenzioni, anche quelle riferite a grandi importi e ripetute.

Secondo me il Consiglio federale di allora non aveva altra scelta e ha impostato correttamente il cambiamento di atteggiamento, proponendo anche l’imposizione liberatoria in Svizzera degli averi dei clienti europei. Ma quel Consiglio federale, mutandosi i rapporti di forza politici, è poi andato ben oltre … non senza la complicità di molte banche che hanno modificato le loro strategie, ignorando gli interessi dei loro clienti per fare solo i propri. 

Secondo lei, nel pieno di una “battaglia fiscale” che preme e scuote la Svizzera, a che cosa puntano realmente le grandi banche? E sino a che punto esse sono in grado di condizionare il parlamento e i partiti?

FP   Non sono solo le grandi banche ad avere cambiato opinione e ad avere influenzato il Consiglio federale, ma anche tutte le altre che sono oggi nei pasticci per avere nel passato direttamente violato, e in modo brutale, le regole fiscali di altri paesi. Sono grosse banche di private banking, ma anche banchieri privati. E’ ormai dagli anni settanta che vige la regola che le banche non devono aiutare direttamente l’evasione fiscale dei loro clienti, ma troppe banche e troppi loro dirigenti per anni se ne sono dimenticati.

Oggi vogliono quindi ottenere amnistie per loro stessi più che per i loro clienti e hanno perso lucidità strategica. I loro obiettivi si sono ridotti a due: ottenere una “regolamentazione” per il passato (tipo quella USA, ma possibilmente meno cara) e un accesso al mercato europeo. E per ottenere quei due obiettivi sono disposte anche a svendere la clientela. Ma incitando il Consiglio federale (e la coalizione di socialisti, popolari democratici, verdi, verdi liberali e borghesi democratici che lo sostengono in questa strategia) a smantellare il segreto bancario e a compiacere chi combatte la nostra piazza finanziaria non otterranno purtroppo proprio nulla, poiché da posizioni negoziali deboli, come quella di concedere prima di avere ottenuto, non si ricava mai nulla.  

L’uomo della strada (sempre lui!) non comprende la politica del Consiglio Federale, improntata a una serie impressionante di cedimenti successivi (accompagnati da mezze verità e vere e proprie bugie). Il Governo si compone di 2 PLR, un UDC e una PPD, più il resto. Lasciamo da parte i socialisti e l’alfiera della trattativa (che trattativa NON è) a ogni costo, la quale sviluppa un’attività frenetica e impressionante, oltre che particolarmente funesta. Ma io conto sulle dita e arrivo a 4. Perché il Governo ha agito/agisce così? E ancora: si può contare sul PPD?

FP   Ho spiegato quale è la coalizione di maggioranza che determina la politica di Consiglio federale e Parlamento. Elezioni popolari mal finite ne sono all’origine. Purtroppo non si può più contare sul PPD, come dimostrato dalle ultime votazioni in Parlamento: non hanno sostenuto l’iniziativa liberale radicale che voleva esplicitamente impedire nella legge sull’assistenza amministrativa internazionale lo scambio spontaneo e automatico di informazioni fiscali. E non appoggiamo nemmeno l’iniziativa popolare sulla protezione della sfera privata. Il perché non l’ho ancora capito, ma vedo un PPD appiattito sulle posizione della signora Widmer Schlumpf.

Certe disgrazie (lo dico) odierne non vengono forse da lontano? Dal tentativo (riuscito) di formare un governo che NON rispettasse il risultato elettorale? (2007) E le cose non si sono fermate lì. Oggi più che mai (è vox populi e anche voce del parlamento) il PPD intriga con il partitino di “Madame 5%”, che ha contribuito a far nascere…

FP   L’espulsione dal Consiglio federale di Christoph Blocher e la riduzione a uno dei rappresentanti dell’UDC è stato un errore politico le cui conseguenze sono sempre più evidenti. In un sistema di governo consociativo bisogna accettare di eleggere dei rappresentanti autentici dei partiti coinvolti nelle responsabilità di governo, anche se non ti sono simpatici o non li apprezzi. Ma le cose sono andate altrimenti. E a guadagnarci è stata solo la sinistra, che oggi conta più di allora e ormai insidia Blocher stesso nel sottrarsi alle responsabilità e nel praticare populismo. Alle iniziative anti-stranieri si contrappongono ormai ogni tre/quattro mesi iniziative anti economia, che potrebbero indebolire gravemente il nostro futuro economico e fare trasferire all’estero molti posti di lavoro.     

Ho letto i nomi dei co-presidenti e dei membri del Comitato. La rappresentanza ticinese – soprattutto se si considera l’importanza del settore bancario per l’economia del Cantone – … non sembra impressionante.

FP   E’ previsto un comitato presieduto da presidenti di PLR, PPD e UDC ticinesi e forse anche dalla Lega. Ma – mi si dice – si aspetta che il PPD ticinese si decida: apparentemente i capi a Berna non apprezzerebbero un aiuto ai liberali e agli UDC.

Su quali forze organizzate potete contare per la raccolta delle firme nel Ticino?

FP   Su quelle del Partito liberale radicale e dell’UDC, che hanno lanciato l’iniziativa, e su quelle dell’economia locale, che però non mi sembra ancora ben organizzata.

Tito Tettamanti, che si mostra in questi tempi particolarmente attivo, dice che ci sono forze politiche (socialiste) che vogliono cambiare radicalmente la Svizzera, e porta numerosi esempi a sostegno della sua tesi. A suo avviso il Suo partito, il PLR, si è battuto e si batte a sufficienza per evitare questo “snaturamento” del nostro Paese? Ha fatto la sua parte fino in fondo?

FP   La tesi di Tettamanti è corretta, ma la risposta a quegli attacchi sarebbe più facile se il clima politico attuale non fosse caratterizzato da una critica sistematica a quei partiti storici, come il mio, che non hanno mai smesso di assumere responsabilità politica. Anche la sua domanda è una tipica espressione di quel clima. La colpa l’hanno sempre gli altri, soprattutto quelli che lavorano, mai quelli che accontentano umori e arrabbiature popolari, assecondandoli e divenendone i megafoni. I risultati sono lì da vedere: tutti sono arrabbiati per il comportamento dei manager e per le loro retribuzioni, ma anche per la presenza di troppi frontalieri, ma si guadagna politicamente di più se non si risolve nulla. Mi sbaglierò, ma il populismo dei socialisti contro i ricchi è più scaltro di quello dell’UDC e della Lega contro gli stranieri. Purtroppo però il costo di quella scaltrezza per il Paese è molto alto.

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