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INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

PREAMBOLO
Stando alla legge la polizia deve segnalare alla vittime di reati con cui entra in contatto l’esistenza del servizio d’aiuto alle vittime garantito dalla LAVI.

Su 20 minuti e sul sito “tio.ch” del 2 ottobre scorso abbiamo appreso della gestione – meglio sarebbe dire “non gestione” – della polizia di un caso di abuso sessuale tra minorenni avvenuto in un istituto privato del luganese. Caso nel frattempo confermato dalla magistratura dei minorenni.

Dal lavoro giornalistico si apprende che l’ufficio del delegato d’aiuto alle vittime e la magistratura dei minorenni sono stati messi al corrente della vicenda mesi dopo lo svolgersi dei fatti, proprio dal giornalista che ha scritto l’articolo.

Considerando che il caso in questione vede come protagonisti tre minorenni ci sembra particolarmente grave il fatto che lo Stato abbia abbandonato la vittima, ma anche i suoi aggressori, al proprio destino. E questo – stando a quanto riportato dagli organi di stampa – malgrado i ripetuti solleciti nei confronti della polizia da parte della madre della vittima.

Per questo motivo poniamo i seguenti quesiti al lodevole Consiglio di Stato:

1) Perché nel caso specifico la vittima, o meglio: la madre della vittima, non è stata indirizzata tempestivamente verso il servizio di aiuto alle vittime, come previsto dalla legge?

2) Per quale motivo neppure dopo mesi dalla denuncia, né la magistratura, né il servizio d’aiuto alle vittime sono stati avvertiti del caso?

3) L’esistenza e il funzionamento della LAVI sono insegnate alla scuola di polizia?

4) A parte questo, il CdS conosce altri casi di mancata applicazione della legge d’aiuto alle vittime da parte della polizia?

Sergio Savoia e Sara Beretta Piccoli, granconsiglieri