Un articolo che conserva una grande attualità. Siamo in giornata di MES, i temi contro l’Europa sono bollenti.

* * *

Oggi il governo ha varato la Finanziaria 2016 e tra sconti di Ires, tagli di tasse sulla prima casa e tassa RAI in bolletta con lo sconto, Renzi ha esclamato ai microfoni delle tv:” non dobbiamo avere solo in mente che l’Italia versa a Bruxelles 20 milioni di euro e ne riceve indietro 11″.

A seguito di questa notizia di cronaca, proponiamo un approfondimento per spiegare cosa sia una finanziaria e che cosa lega l’economia di uno stato europeo con gli accordi generali di Bruxelles

Incominciamo col domandarci  se i politici italiani non siano sempre più servi dell’Europa, obbligati far collimare la Legge di Stabilità con il Patto di Stabilità.

Questa pagina  raccoglie una serie di informazioni tecniche per poter avere un’idea chiara su che osa sia il Trattato di Stabilità europeo, che ripercussioni ha sulla manovra finanziaria e sugli enti locali nonché sulle attività politiche quotidiane dei nostri governanti.

Patto di stabilità, legge di stabilità e tasse comunali su residenti e immobili potrebbero sembrare tre ambiti fiscali separati ma sono in realtà strettamente collegati tra loro perché le scelte economiche di un paese non sono altro che il prodotto di trattative economiche interne all’Europa.

Che cos’è il “Patto di Stabilità”?

Il Patto di Stabilità è stato pensato dall’Unione Europea per tenere sotto controllo i conti pubblici degli stati appartenenti all’area Euro, con l’obiettivo di ridurre i deficit e i debiti accumulati negli anni e risanare così le finanze pubbliche. L’Europa ha posto degli obiettivi; come raggiungerli è una scelta che compete ai singoli stati.

Quando si parla di conti pubblici non ci si riferisce solo a quelli degli stati centrali; devono comprendersi anche quelli degli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, ecc.). Per questo il Patto di Stabilità produce effetti anche per questi enti.

Il Patto di stabilità e crescita (PSC) è un accordo, stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell’Unione europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea (Eurozona) cioè rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del trattato di Maastricht.

Che cos’è la Legge di stabilità italiana? La Legge finanziaria (detta spesso genericamente anche Manovra economica) è una legge ordinaria della Repubblica Italiana, pubblicata regolarmente sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, recante nel proprio titolo, secondo una formula ricorrente, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato“.

A partire dal 2009 è stata sostituita dalla Legge di stabilità. Essa, insieme alla legge del bilancio dello Stato, è la norma principale prevista dall’ordinamento giuridico italiano per regolare la vita economica del Paese durante un triennio attraverso misure di finanza pubblica ovvero di politica di bilancio.

La Legge di stabilità è la denominazione “rinnovata” della tradizionale Manovra finanziaria. L’iter ha inizio in autunno con la predisposizione del Disegno di legge di stabilità e la successiva approvazione dello schema di Governo in consiglio dei ministri, pronto per la successiva ratifica degli interventi emendativi alla Legge, che intanto entra in vigore a gennaio dell’anno successivo.

Ma come si fanno collimare gli interessi di uno stato con i rapporti economici degli stati membri dell’UE? L’introduzione di elementi di federalismo fiscale nell’ordinamento degli enti locali territoriali (realizzata dalla riforma costituzionale del 2001), richiede che l’attività finanziaria statale venga coordinata con quella locale. Pertanto, la nuova legge di stabilità deve ogni anno adottare norme di coordinamento della finanza pubblica dei vari livelli di governo, allo scopo di rispettare i requisiti di convergenza economico-finanziaria imposti dal trattato di Maastricht. A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento, la legge finanziaria regola la vita economica del Paese nell’arco di un anno solare. Gli obiettivi economici di più lungo periodo sono invece definiti dal Governo nel Documento di economia e finanza (DEF).

Nella legge finanziaria deve essere specificato il disavanzo pubblico tra spese e entrate finali, il deficit complessivo da coprire mediante prestiti, limporto dei fondi di bilancio, l‘importo massimo per il rinnovamento dei contratti del pubblico impiego, le previsione di spesa a lungo termine, le quali vengono a ricollegarsi con le risorse finanziarie disponibili in ogni anno.

Essenziale nella definizione della Legge finanziaria è il Trattato di Maastricht, il trattato sull’Unione europea sottoscritto anche dall’Italia il 7 febbraio 1992, che nella sua parte III definisce l’Unione Economica e Monetaria (UEM) e individua i principali obiettivi economici e monetari da perseguire per la progressiva realizzazione dell’UE.

Alcuni di questi obiettivi riguardano anche la finanza pubblica, noti come parametri di Maastricht, ribaditi successivamente nel Patto di stabilità e crescita e ulteriormente ridefiniti nel Patto di bilancio europeo (Fiscal Compact):

  • il 3% per il rapporto fra disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e prodotto interno lordo (PIL)

  • il 60% del rapporto fra debito pubblico e PIL

  • il tasso medio di inflazione

  • il tasso d’interesse nominale a lungo termine

In base alla procedura European Semester gli Stati membri della UE dovranno presentare entro il mese di aprile di ogni anno alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo i loro bilanci affinché siano discussi, prima che il dibattito avvenga rispettivi nei parlamenti nazionali. Commissione e Consiglio valutano le manovre economiche in base a parametri determinati in termini di “spreco di risorse” e “livelli insostenibili di consumo”, presentano le loro raccomandazioni vincolanti entro luglio, e, a seguito di allerte preventive, adottano la riscrittura dei programmi e le sanzioni verso i Governi inadempienti (per ora limitate a una multa massima pari allo 0,2% del PIL), che in autunno i governi discuteranno poi con i relativi parlamenti.

Tassazione comunale: una rete fiscale capillare per irrorare le casse di denaro pubblico e disporre di gettiti fiscali sicuri e rigogliosi

Per assicurare un gettito fiscale utile a far quadrare una finanziaria degna del rigore europeo, lo Stato si serve dei proventi delle tasse IUC, IMU, Tasi e Tari

— Tari è l’acronimo di TAssa RIfiuti, la nuova imposta comunale istituita con la legge di stabilità 2014.

— IUC è l’acronimo di Imposta Unica Comunale, il tributo istituito con la legge di Stabilità 2014. Questa nuova Service Tax più che una vera e propria imposta è una sorta di contenitore che racchiude in sé tre distinti tributi: Imu, Tasi e Tari.

— IMU è l’acronimo di Imposta Municipale Unica. Ha sostituito la vecchia Ici, l’Irpef e le relative addizionali regionali e comunali calcolate sui redditi fondiari riferiti ad immobili non locati. Tale imposta è stata istituita anticipatamente ed in via sperimentale dall’art. 13 del Decreto Legge del 6 dicembre 2011 — Tasi è l’acronimo di TAssa sui Servizi Indivisibili, la nuova imposta comunale istituita dalla legge di stabilità 2014. Essa riguarda i servizi comunali rivolti alla collettività, come ad esempio la manutenzione stradale o l’illuminazione comunale.

I comuni hanno i soldi ma non li possono spendere.patto La logica di tutto ciò. Sembra una situazione senza senso, ma in realtà tutto ha una logica poiché con questi vincoli si vuole compensare il deficit dello Stato centrale con i surplus imposti ai Comuni (che hanno i soldi, ma non possono spenderli e quindi creano degli avanzi…) così da rispettare il Patto.

Il guaio è che i conti tornano, ma solo dal punto di vista contabile, perché nella realtà il deficit dello Stato centrale resta intatto, e i comuni hanno soldi che non possono investire, rischiando di compromettere la qualità dei servizi e la possibilità di fare investimenti (cosa grave, in particolare in un momento di crisi come quello attuale).

Conclusioni: una riflessione personalematteo-renzi-su-chi Data la macchinosità dell’asse fiscale Europa – Stato Italia – Comuni,  risulta spontaneo pensare che molte “scelte” dei politici siano solo dettate da decisioni internazionali, alle quali l’Italia deve sottostare. La vera politica è morta e non esistono più i partiti, le opinioni, le idee, le correnti politiche. Esiste soltanto un paese colonizzato e schiavo di un regime mondiale cui non interessa nulla dei popoli e delle nazioni ma soltanto che queste siano produttive e generino denaro da incamerare attraverso trattati europei e transatlantici.

Lucia Patrini