Palazzo fPaolo Camillo Minotti è un quotato commentatore appartenente all’area della Destra e i suoi lunghi articoli sono sempre pieni di spunti interessanti.

1) Il contenuto del pezzo non necessariamente coincide con la linea politica del portale (in parte sì, ovviamente).

2) Il Minotti-pensiero, vivace e schietto come sempre, in questa occasione si rivela particolarmente spigoloso e tagliente, accompagnandosi con giudizi pesanti a carico dell’area politica alla quale l’autore stesso appartiene.

3) Quanto a Lombardi, osservo che certi “suggerimenti” da un po’ di tempo incominciano a circolare. Quando accade una cosa del genere… solitamente non è un caso. Fermo restando che Paolo Camillo è noto per la sua indipendenza di giudizio, che gli ammiro, e il suo coraggio, che parimenti gli ammiro.

Lombardi “minor male”! Mi vien da sorridere. E sapete perché? Nel lontano 1987 (un anno cruciale) con questa stessa espressione – io c’ero già! – qualificai Rossano Bervini, in spasmodica competizione con Pietro Martinelli. Furono eletti entrambi (!). Fulvio Caccia ci lasciò le penne. Che tempi! Mitici.

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MinottiDomani domenica 18 ottobre andrò a votare per le Elezioni federali (vado sempre alla domenica mattina, perché non voglio che la mia scheda sia manipolata da ev. brogli, né tantomeno voto per corrispondenza, modalità di voto quest’ultima che a mio avviso andrebbe revocata). Chi ha votato già 3 settimane fa, ha votato per impulso, senza neanche darsi la pena di ascoltare quanto è stato detto e scritto nella campagna elettorale dai vari candidati nelle ultime settimane; trovo questo una cosa abnorme….

È vero che la campagna non é stata molto esaltante, anzi praticamente non c’è stata. Non vi sono state discussioni appassionanti su grandi e piccoli temi d’attualità. Ognuno si è limitato a ripetere il suo verso, senza quasi interloquire con l’altro; alcuni l’hanno fatto con un certo impegno e con una certa plausibilità, come per es. il consigliere agli Stati uscente Filippo Lombardi; altri con un approccio modesto e quasi da far pena; altri ancora brillanti solo nel pavoneggiarsi, senza però fissarsi su niente di impegnativo.

Particolarmente modesta e quasi inesistente è stata la campagna dei candidati della lista UDC, se si eccettua la réclame del partito nazionale che dovrebbe comunque favorire una tranquilla riconferma del seggio UDC attualmente occupato da Pierre Rusconi. Verrebbe eletto, con tutto il rispetto per Pierre, anche un sacco di patate, se supportato dalle giuste tesi e dalle belle inserzioni dell’UDC svizzera.

Talvolta i candidati più in vista e i dirigenti dell’UDC ticinese mi appaiono come dei passeggeri su una barca, ma che non remano. La competizione elettorale dovrebbe essere invece per definizione una gara con gli avversari, all’insegna del motto sportivo “vinca il migliore”. Qui invece forse vince comunque il meno peggiore (ma non sempre, per es. per gli Stati ce la farà forse Abate, che è modestissimo e senz’altro non all’altezza del candidato leghista Battista Ghiggia), ma senza competizione; vince solo perché lo sfidante ha dato forfait…. o il suo schieramento ha dato forfait.

In generale la campagna di tutto il fronte Lega-UDC è stata blanda; non vi è stata per le nazionali una mobilitazione paragonabile a quella per le cantonali. Il candidato agli Stati Ghiggia (che ha parlato chiaro e che merita di essere votato con convinzione) è stato lanciato tardi nella mischia, non permettendogli in tal modo di farsi conoscere a sufficienza. Oggigiorno chi non è un volto televisivo noto non esiste agli occhi di una fascia maggioritaria della popolazione.

I candidati UDC e leghisti non ribattono ad affermazioni discutibili di candidati di altri partiti, non si profilano, e quindi anche per gli elettori non c’è lo sprone per mobilitarsi, a meno che essi non siano già convinti per conto proprio. Aggiungiamo pure inoltre che i giornali parteggiano smaccatamente per i partiti di centro-sinistra e per lo status quo a livello federale (vedasi a questo proposito l’emblematico editoriale di Giovanni Galli sul “Corriere” di oggi 17.10 che profetizza lo status quo nella composizione del nostro Governo federale, o il vergognoso articolo di Mésoniat sul GdP di qualche settimana fa che sosteneva la stupidissima politica di Simonetta Sommaruga a proposito di accoglienza dei renitenti alla leva eritrei, che affossa di fatto il diritto d’asilo inteso nel senso classico di asilo ai perseguitati e non ai migranti in cerca della pacchia). Però Lega e UDC non fanno molto per farsi sentire e per smentire quanto detto dai precitati “giornalai”. Insomma ci tocca sforzarci di andare a votare nonostante i candidati della nostra area e nonostante i nostri partiti di riferimento.

La posta in gioco è alta
La posta in gioco è alta. E avrebbe meritato perciò una campagna ben altrimenti combattuta! Sappiamo che la riconferma della perfida ministra grigionese dipende dall’esito delle elezioni di domani (e accessoriamente da quello dei ballottaggi per gli Stati). Non lasciamoci scoraggiare dai pronostici di Giovanni Galli il quale ci suggerisce che la nostra battaglia sarebbe già persa in quanto il probabile incremento di PLR e UDC ci riporterà solo al livello del 2007, cioé quando Blocher fu estromesso.

Andiamo dritti a votare, non restiamo a casa a dormire. E votiamo “secco”, vale a dire senza nessuna preferenza a candidati dei partiti di centro e di sinistra. Non lasciamoci tentare a votare Raoul Ghisletta o Marco Romano o chicchessia; ogni voto fuori area indebolisce la nostra causa e potrebbe cagionare la perdita del secondo seggio leghista. Ghisletta se lo eleggano i socialisti (se ce ne sono ancora di quelli seri, non ci vuole molto a preferire Raoul alla dottoressa Carobbio) e Romano se lo eleggano i PPD. La perdita del secondo seggio leghista sarebbe una jattura, non foss’altro che per le esultazioni di vittoria che dovremmo sorbirci di tutto il sinistrume e lo pseudo-intellettualume del nostro Cantone.

Facciamo pure ampio uso del panachage tra le liste UDC e LEGA (e anche Giovani UDC). Usiamo pure la riga senza fare economia di righe tirate (ad esempio il candidato Pinoja merita solo una sonora rigatura per la sua incolmabile insipienza nel gestire il partito cantonale), ma non un voto deve andare fuori dalla nostra area!

Difendiamo i 3 seggi ticinesi Lega-UDC per aiutare l’UDC svizzera, data in crescita a livello nazionale! Facciamo quadrato attorno ai 3 seggi Lega-UDC per difendere i princìpi che ci stanno a cuore: 1) una miglior composizione del Consiglio federale estromettendo la “strega” di Felsberg; 2) Di conseguenza una svolta nella politica di cedimento nelle trattative con i Paesi esteri e UE, segreto bancario, libera circolazione delle persone ecc. promossa in specie da Widmer-Schlumpf e Sommaruga; 3) un’applicazione conseguente del 9 febbraio; 4) Una correzione dell’andazzo e delle avventatezze in vari altri campi (politica d’asilo fuori controllo, abusi nel campo sociale, crescita smisurata della burocrazia e dell’Amministrazione federale, Casse malati poco trasparenti e che penalizzano certi Cantoni, ecc.); 5) Una presa in considerazione di alcuni problemi specifici e seri del Ticino (non si tratta di fare il piagnisteo rivendicazionista, che non ci è mai piaciuto), come per esempio il modo di risolvere la questione della tassazione dei frontalieri.

E per gli Stati votiamo GHIGGIA e SAVOIA. (A Savoia, che a me non è mai piaciuto soverchiamente, bisogna dare atto del coraggio con cui ha sposato alcune tesi; si tratta di un voto DI TIPO POLITICO, di riconoscimento politico. Egli merita di fare una bella votazione personale).

Al secondo turno, quando Savoia probabilmente non avrà chances concrete, consiglio di votare GHIGGIA e LOMBARDI. Lombardi è sicuramente il “minor male” e si deve riconoscere che si è impegnato molto per il Ticino, oltre che (qualche volta) per gli affari suoi. Rispetto ad Abate e a Malacrida è senza alcun dubbio il candidato più preparato, ma anche il più accorto e più rispettoso per esempio della maggioranza dei cittadini svizzeri e ticinesi che hanno votato sì il 9 febbraio. [Su questo specifico punto vorrei sentire l’opinione del dottor Soldati, al fine di avere quel che in medicina si chiama: “un secondo parere] Oggettivamente egli si è speso molto per l’interesse del nostro Cantone, per farne conoscere i problemi a Berna. In quanto a Ghiggia, merita almeno di fare una bella votazione e di superare largamente il dottore socialista di Bellinzona. (Ah questi dottori, se invece di impicciarsi di politica di cui non capiscono un tubo, si occupassero meglio della salute dei loro pazienti… e di quella loro!!).

Lombardi in Consiglio federale?
Ma gettiamo anche uno sguardo più in là: se, come alcune congetture giornalistiche hanno ipotizzato, Lombardi dovesse essere eletto nel Consiglio federale, la vera disfida per gli Stati si avrebbe non nel ballottaggio del 15 novembre, ma in febbraio per sostituire Lombardi nella Camera dei Cantoni. L’attuale votazione potrebbe in tal caso essere, per Ghiggia, solo una prova o se si vuole un “trampolino di lancio”.

Quella sarebbe, per l’area antieuropeista ticinese, la battaglia campale da assolutamente non perdere! Il PPD un altro candidato della forza di Filippo Lombardi se lo può sognare! E ovviamente occorre fin d’ora prepararsi a sbarrare la strada a qualche candidato dell’area di sinistra (magari con l’etichetta radicale?).

Lombardi in Consiglio federale, anche se lo dovesse essere in vece di un secondo UDC (o di un secondo PLR**), sarebbe pure in tal caso “il minor male”: ovvero non proprio l’ optimum, che non sempre è raggiungibile, ma uno stato accettabile e non sprovvisto di parecchi atouts. Comunque molto meglio di Widmer-Schlumpf (o di Burkhalter). Egli interpreterebbe una moderata svolta a destra, o semplicemente una politica un po’ più realista. Personalmente lo vedremmo abbastanza bene come ministro degli Affari esteri.

**Sì però, Camillo, forse non è il caso di esagerare. Il PPD farà intorno al 10%. A quel punto conferma (ex)Atom-Doris e insedia SuperPippo buttando fuori un freisinnig? Qualcuno potrebbe anche protestare!

Ê il candidato ideale al C.F. nel caso in cui l’UDC (o l’asse liberal-UDC) non vincesse pienamente la battaglia e quest’ultima finisse “in patta”. Le battaglie talvolta non è dato di vincerle pienamente, talvolta bisogna accontentarsi di vincerle solo a metà… in forza della legge dei numeri, che è implacabile***.

Paolo Camillo Minotti (già granconsigliere UDC)

*** È talmente implacabile che in certe circostanze… un 5% può valere un Bundesrat. “Tutto è relativo!” l’ha detto Albert Einstein.