L’immigrazione non crea disoccupazione (ma ci possono essere “casi puntuali” di sostituzione)

Vista così, dal “di fuori”, questa mossa – vista come politica – appare davvero rischiosa. Le reazioni non potranno non essere violente, forse estreme, dal momento che determinate forze partitiche incentrano una parte sostanziale del loro messaggio sul concetto: “La Libera circolazione danneggia, anzi devasta, il nostro mercato del lavoro”.

Se arrivano degli studiosi, dei professori (categoria già poco amata in certi quartieri) a sentenziare: “Guardate che è tutta una bufala”, apriti Cielo!

Per dovere di giustizia bisogna però riconoscere che il famoso (risp. famigerato) SECO in tema di Libera circolazione… non è certo neutrale. In conclusione, si preannuncia una dura bagarre.

 

Rico-Maggi-360“Su richiesta dell’Ufficio Presidenziale (UP) del Gran Consiglio ticinese e su mandato della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), l’Istituto di ricerche economiche dell’USI (IRE) ha elaborato uno studio per approfondire la situazione del mercato del lavoro ticinese dopo l’introduzione dell’Accordo sulla Libera Circolazione delle Persone (ALCP).”

“La ricerca si basa su un’analisi quantitativa sui dati della Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) e della Statistica dei frontalieri (STAF) dell’Ufficio federale di Statistica. In particolare, la serie dei dati utilizzati in questo studio comprende gli anni 2003-2013 con circa 95’000 osservazioni utili sui lavoratori, i disoccupati o gli inattivi (che comprendono anche le persone in assistenza) in età compresa tra i 15 e i 65 anni. La metodologia utilizzata nello studio si basa su consolidate tecniche di analisi impiegate nella più recente letteratura scientifica.”

“Sulla base dei dati analizzati, risulta che a livello ticinese non è possibile individuare alcun effetto statisticamente significativo dell’immigrazione (sia di lavoratori frontalieri, sia di stranieri residenti) sulla probabilità di uscita dal mercato del lavoro della manodopera residente. Tale risultato è in contrasto con quanto è possibile osservare nel resto della Svizzera, dove l’aumento della manodopera immigrata provoca una riduzione della medesima probabilità.”

“Un effetto statisticamente non significativo non esclude tuttavia la presenza di casi puntuali di sostituzione (sui quali si concentra l’attenzione mediatica e politica) ma segnala che a livello generale non è possibile identificare una relazione causale di sostituzione sistematica. L’inchiesta sulle imprese si è resa necessaria per effettuare un’analisi comparativa a livello federale. Questa ha infatti permesso di determinare le differenze sulle motivazioni di reclutamento di manodopera estera, sulla base dell’inchiesta già utilizzata negli altri Cantoni. E’ sbagliato quindi affermare che le conclusioni riguardanti l’assenza dell’effetto di sostituzione si basino sui risultati dell’inchiesta alle imprese. Nonostante fosse tra gli obiettivi iniziali dello studio, l’analisi effettuata non si è occupata di determinare gli effetti dell’immigrazione sui salari, poiché, come concordato col mandante, tale tematica è stata trattata e anticipata nell’11° rapporto dell’Osservatorio federale sull’Accordo sulla libera circolazione tra la Svizzera e l’UE (ALC), pubblicato il 23 giugno 2015.”

Istituto di Ricerche Economiche, USI