“Il problema, oggi come allora, è una faccenda di PLR”

Un’intervista di Francesco De Maria.

MorisoliFrancesco De Maria   Battista Ghiggia sta tentando l’impresa che lei quattro anni fa ha fallito. Quali sono i suoi ricordi di quella elezione?

Sergio Morisoli   I ricordi sono belli e pure il buon gusto della competizione è presente. Per me era una doppia sfida: l’elezione e vedere se qualcuno mi avesse ancora votato, dopo aver abbandonato il PLR per le note vicende denigratorie che subii dall’interno nella campagna di aprile per le Cantonali. Sfida difficilissima. La prima la persi la seconda la vinsi: i preferenziali netti (senza la scheda di partito) ad aprile per il GC furono 15’000, per il CdS 21’000 e per gli Stati salirono a 34’000. Un balzo di 13’000 voti preferenziali (+60%) in pochi mesi e con tutto quello che era successo, penso si possa definire un’impresa. Non perdere elettori e conquistarne di nuovi: feci il primo a Lugano Città (39%) e in alcuni Comuni del distretto!

Come lei venne designato candidato di “Lega, UDC e Indipendenti”?

SM   Fortuitamente. All’insediamento del Parlamento mi dichiarai Indipendente e di conseguenza uscii dal PLR. Pierre Rusconi, mi chiamò spiegandomi le difficoltà che incontravano UDC e Lega a trovare un candidato comune condiviso dalle loro basi. Non so i nomi e non so come fu fatta la ricerca, ma è certo che giunsero a me non come prima scelta, il Nano me lo disse subito. Misi una sola condizione: non correvo né per l’UDC né per la Lega e non aderivo a quei partiti, ma rimanevo Indipendente. Da lì il nome della scheda. Ci accordammo, con firma a tre, su 5 punti programmatici e il Nano mi disse che per il restante 95% dei temi potevo dire e fare quello che volevo, a loro andava bene!

Come andò il primo turno? Come andò il ballottaggio? I ticket giocarono un ruolo determinante nella seconda fase?

SM   Il primo turno era una grande incognita vista la storia che mi portavo sulle spalle. Il Nano diceva che era molto difficile che l’elettorato Leghista mi votasse in massa: primo perché era difficile farli andare al voto; secondo perché per 12 anni ero stato braccio destro di Marina Masoni, politica caduta in disgrazia presso i Leghisti (la Lega contribuì non poco a farla battere da Laura Sadis nel 2007). L’UDC invece penso era molto più decisa e compatta sul mio profilo. In ogni modo per il Nazionale, la Lega non fece una gran bella votazione, circa solo 18’000 voti contro gli oltre 24’000 delle cantonali, l’UDC sui 9’000. Il Nano diceva che 1 Leghista su 4 non mi avrebbe mai votato, quindi avevo il voto al massimo di 14’000 Leghisti e quello di 6-7’000 UDC, circa 21’000 voti . Attilio Bignasca 4 anni prima incassò 21’000 voti. Alla fine del primo turno ne feci 34’000, quindi al minimo 13’000 trasversali esterni a Lega e UDC. I ticket non funzionano. Nella seconda fase il Nano spinse parecchio il Ticket Morisoli-Lombardi; il PPD non lo fece mai e Lombardi stesso era molto tiepidino. Più che il ticket determinante fu la struttura amministrativa capillare di partito di PLR e PPD fino nel più sperduto Comune, e alcune loro efficaci alleanze contro “natura”. Il leghista al secondo turno non ci andò molto a votare, avevano già fatto con l’UDC i tre seggi storici; ma soprattutto era impossibile motivarli e “galoppinarli” non sapendo chi erano e dove fossero. In questo senso il PPD e il PLR avevano e mantengono un vantaggio enorme per coprire “l’ultimo miglio”.

AbateLasciamoci alle spalle il passato. Per un elettore PPD Abate che cos’ha che non va?

SM   Abate non ha nulla che non va al PPD. In due campagne non ho mai visto un PPD uscire allo scoperto e contraddire Abate. Penso che all’elettore PPD Abate andava molto bene e che tuttora vada molto bene. La maggioranza di quel partito non ha mai digerito la nascita e il successo della Lega, che gli ha anche portato via dei posti importanti ovunque. Non so misurare quanto questo aspetto pesi ancora, o quanto il declino della corrente conservatrice sia forte. Abate piace all’elettore PPD neutro, quello aconflittuale, quello che non gli dispiace che il PPD a Berna sia a sinistra.

Per un elettore PLR Ghiggia che cos’ha che non va?

SM   Non c’entra cosa pensa o cosa dice. E’ quello che è che non va, è colui che davvero può portargli via il seggio, essendo Abate più debole di Lombardi. Questo è più che sufficiente per mobilitare le truppe.

Luigi Pedrazzini ha perorato la causa della rielezione dei due uscenti. È quella, a suo avviso, la posizione del PPD ?

SM   Come faccio a saperlo? Pedrazzini, più che per il PPD penso sia straconvinto che il Ticino alla Camera dei Cantoni, sia nella forma che nella sostanza, debba essere rappresentato per sempre dai due partiti storici. Stimo gli piacesse molto di più il mondo a due partiti del prima del 1991, e coerentemente promuove ogni occasione buona per farlo tornare.

Malacrida e Savoia corrono in qualità di outsider. Come possono influire sul risultato?

SM   Bhè è evidente. Malacrida porta i voti dei socialisti (parecchi) ad Abate, e questa volta la mossa di soccorso non farà una vittima illustre come la volta scorsa che per votare Abate contro di me fecero perdere a Cavalli il seggio per 700 voti! Non so invece inquadrare l’elettorato di Savoia.

Gh 9 Ghiggia yzL’ampia vittoria UDC del 18 ottobre e la conseguente caduta di Widmer Schlumpf hanno rafforzato la posizione di Ghiggia?

SM   Teoricamente si. Praticamente non so. Potrebbero dire che hanno già ottenuto tutto in un colpo solo. Sono due livelli quello federale e quello cantonale. L’UDC ticinese fa sempre delle grandi votazioni alle federali, certamente sono caricati e motivati per provare a vincere questa sfida ticinese.

L’endorsement esplicito (comunque scontatissimo) dei socialisti in favore di Abate potrebbe indurre un certo numero di elettori con una sensibilità “di destra” a dirigere il voto su Ghiggia?

SM   A prescindere dai socialisti e da Abate, io penso che chi è di destra dovrebbe mettere la sua prima crocetta a Ghiggia e poi riflettere per la seconda. In questo senso il suo ottimo risultato al primo turno ha mostrato che Lega e UDC gli hanno dato tutto, ora appunto ha bisogno di quelli titubanti di destra degli altri partiti per farcela.

Le sottopongo una domanda… che ha fatto arricciare il naso a molti (non l’ho inventata io!). “Il 70% dei ticinesi ha diritto di essere rappresentato sotto la cupola degli Stati?” È una domanda sleale? È formulata in modo sbagliato? È un’autentica carognata?

SM   Prima di tutto in politica e in democrazia i diritti acquisiti non esistono. Esistono le elezioni e le votazioni tematiche. Non sono la stessa cosa, sennò avremmo già da alcuni anni un partito ticinese totalitario del 70%. Qui si devono eleggere 2 politici che rappresentano la tradizione del passato, del presente del Ticino istituzionale ma anche la volontà tematica attuale del ticinesi. In questo frangente i temi urgenti pesano più del discorso di tradizione, perciò sarebbe corretto che a Berna ci fosse chi rappresenta maggiormente le posizioni vincenti su questi temi; ma non è un diritto aritmetico. L’elettore sceglie.

Area Liberale in questa elezione d’autunno ha dovuto fare la “bella statuina”. Non è un peccato? Non è penalizzante?

SM   Il comitato di AL e la sua assemblea dopo le elezioni di aprile hanno deciso di starsene fuori dalla mischia, in una “neutralità critica” sui candidati di centro destra. L’ottimo risultato raggiunto in GC (2 eletti), implica un grosso lavoro in politica ticinese per dimostrare chi siamo e cosa vogliamo. Quindi piccoli come siamo non possiamo permetterci di disperdere risorse umane e finanziarie tanto per gareggiare. Vogliamo dimostrare ai cittadini che non siamo un partito che fa elezioni, ma un partito che fa politica concreta liberal conservatrice durante tutti i 4 anni di legislatura fin dal primo minuto. Vogliamo concentrarci a far crescere il nostro partito. Poi abbiamo valutato che per il centro destra (trasversale) c’erano sufficienti candidati singoli validi e in grado di rappresentare indirettamente anche noi. No non siamo belle statuine! Anzi, Pamini ed io in GC stiamo facendo parecchio rumore e lavoro battendoci su temi genuinamente liberali che il PLR ha non solo abbandonato ma che addirittura oggi avversa.

Ricuperiamo nell’ultima domanda il passato, l’elezione agli Stati del 1991, la più emozionante. La ricordo bene perché la vissi da vicino, come presidente dell’Alleanza. La Lega era nata da pochi mesi: un’entità scoppiettante e bizzarra, una specie di oggetto misterioso. Molti pensarono a un fuoco di paglia. Il dottor Morniroli, liberale, a sorpresa si candidò contro il suo stesso partito. Mentre il PLR, dopo la faida violenta dell’87 – anno memorabile! – diede ai Radicali la soddisfazione della vendetta sui Masoniani. Franco Masoni, uscente, fu sfidato da Sergio Salvioni, che lo battè duramente. E Giorgio Morniroli – non ci credeva nessuno – VINSE, detronizzando Camillo Jelmini. Beh, queste sono le storie del 1991. Adesso è tutto diverso… O no?

SM   Diciamo che il problema, oggi come allora, è una faccenda di PLR. Come è una faccenda di PLR la governabilità di questo Ticino. Era un partito che aveva un potere enorme nei numeri, nelle sedie occupate nello Stato e nel parastato e in tutto ciò che ne conseguiva, comandava davvero. La Lega stessa in quegli anni nacque dal PLR non per questioni ideologiche ma per questioni di riparto del potere. In definitiva erano 3 del PLR su 4 candidati che si sfidavano, e vinsero due PLR, sentii in giro anche gioie incrociate per aver battuto finalmente il nemico storico PPD. Oltre alla vittoria di Salvioni i radicali grazie al neo leghista liberale avevano ottenuto ciò che mai sarebbe avvenuto solo con la forza del PLR: far fuori il PPD. Poi il PPD declina e la Lega diventa grande e forte. Oggi in definitiva, basta vedere i voti di Borradori a Lugano, la sfida Abate – Ghiggia e i derby elettorali: siamo ancora allo stesso punto: il Ticino dipende ancora nel bene e nel male da cosa succede nel PLR.

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