In questa interessante analisi Gianna Finardi, dall’Italia, si addentra nella “dietrologia” di Giulietto Chiesa, che può contenere degli spezzoni di verità ma resta sostanzialmente opinabile. In questi giorni sconvolti le certezze sono poche, mentre la violenza, il sangue, la crudeltà, lo smarrimento hanno superato il livello di guardia.  

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Secondo Obama nell’Isis risiede il diavolo; per molti esso è il frutto dell’integralismo islamico mentre una versione assai differente, ma interessante da valutare, è quella del giornalista Giulietto Chiesa. Secondo quest’ultimo “l’Isis è un composito fatto di pezzi d’occidente, servizi segreti e petromonarchie del golfo, che hanno ricchezze sterminate tanto da poter metter a ferro e fuoco il mondo. Questa spectre carica di denaro e di armi ha un  piano e l’obiettivo dell’Isis è solo apparentemente di condurci alla guerra contro l’Islam: non è dall’Islam che viene la lotta. Bisogna organizzare con mente lucida una controffensiva democratica”.

Secondo lo stesso Giulietto Chiesa, che da tempo lo prevedeva, l’attentato di Parigi è il segno che la guerra è arrivata in Europa.

giuliettoL’Isis secondo Gianna Finardi

Per me l’Isis è una mera porcata costruita ad arte per sviluppare interessi in un sistema bipolare mondiale fatto da due potenze che sono al testa-a-testa. Da un anno parlo dell’andamento di una economia basata su gas, petrolio e indebitamento. Ora la nazione con più debiti è l’America, nonostante essa abbia buoni giacimenti minerari, così come la Russia. Tuttavia la Russia non ha un tal debito e sta qui la differenza.

Ora serve il “colpo di scena” per sbancare, il famoso asso piglia tutto e i giochi si stanno facendo duri. È palese che l’Europa è un cuscinetto tra le due potenze. La mossa di far morti a Parigi per spingere la Francia a combattere la guerra in Siria accanto alla Russia è una mossa molto astuta. È il suggellamento della presenza militare motivata in Siria al fine di sradicare il terrorismo dell’Isis.

Pare che buona parte dei punti strategici del Califfato siano stati colpiti dalla Russia e che, in una sorta di escalation demolitiva, un aereo russo sia stato fatto esplodere nei cieli Egiziani, sul Sinai. Anche questo non è un caso.

Distrutto l’aereo, hanno pensato ad attaccare l’Europa. Attacco che di per sé sembra proprio una mossa da islamici scatenati nella follia dell’estremismo. Ma ne siamo certi? Ne siete così sicuri? Io assolutamente no.

Questa guerra gira da troppo tempo e cambia vento e direzione: ieri in Ucraina, oggi in Siria, poi Parigi, e via. Per prima cosa, per sconfiggere un nemico prima bisogna conoscerlo. In secondo luogo, non servono i paragoni ma bisogna analizzare a mente fredda caso per caso: gli eventi criminali sanguinosi vanno analizzati singolarmente senza dire con troppa semplicità: “l’11 settembre di Francia”.

Terzo e ultimo punto su cui riflettere: se hai un paese con tantissimi immigrati da quei paesi che vai a colpire nei raid aerei, non ti meravigliare se chi ha origini di quei paesi distrutti ti causa disastri  per vendetta. Mi sembra matematico che la Francia abbia internamente grossi problemi di rapporti con i suoi sudditi; perciò dovrebbe assumere una posizione meno di prima linea sul piano internazionale. Occuparsi piuttosto di curare le sue ferite, poiché, tra emarginazione e disoccupazione, accade che la nuova generazione – spesso figli di immigrati nati in Francia – non provi alcun senso di appartenenza verso la nazione in cui sono nati. Su questo senso di “disappartenenza”  non possiamo scaricare il barile all’Isis come sarebbe comodo fare: troppo facile dare la colpa agli altri senza risanare la propria situazione.

Putin può permettersi di fare quello che vuole, ma stiamo parlando dell’uomo più potente del mondo (o se non altro del secondo), che governa un territorio immenso, per cui non si può paragonare la Francia alla Russia anche soltanto in termini geografici.
GheddafiPer quanto sia orribile la strage di Parigi, prendere armi e bagagli e bombardare in Siria significa continuare la sfida del braccio di ferro. Questo atteggiamento dei francesi non è soltanto una risposta a seguito di una grave offensiva al cuore del paese, ma è anche da ricollegarsi allo stile colonialista, il cui più recente esempio sono i raid aerei sulla Libia per disarcionare Gheddafi.

Ancora una volta si sta sottovalutando Putin, che non è l’amico fedele con cui combattere fianco a fianco bensì uno stratega lucido e astuto, capace di  utilizzare tutte le situazioni a suo favore. Egli in verità non si pone il problema “Assad sì / Assad no” e non si farà molti fronzoli mentali per gli interessi della Francia. Presto o tardi anche Hollande lo scoprirà.

Questa guerra rassomiglia sempre più a quella combattuta nell’ex-Jugoslavia, quando le due super potenze mondiali USA ed ex URSS si fronteggiarono facendosi la guerra “per procura”, mettendo nel mezzo altri stati e spargendo  disperazione e morte.

Gianna Finardi