Riceviamo e con piacere pubblichiamo questo breve articolo-appello che, lo confessiamo francamente, è assai lontano dal nostro pensiero.

Saremmo lieti di pubblicare due articoli, uno di fronte all’altro. Il primo, minacciante l’ “apocalisse climatica”; il secondo, in contraltare, pronto ad affermare… che è tutt’una bufala. Se ne avremo l’occasione, lo faremo senz’altro. Ma dovranno essere due.

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MelittaGuerre e aggressioni. Fonte di infinite miserie. Quando un essere umano non si accontenta di ciò che è suo, ma invade lo spazio, la libertà, dell’altro. Da cosa nascono questi casi, piccoli e grandi, di invasione dello spazio, dell’integrità, altrui ? È importante chiedersi quali sono le cause, se vogliamo evitare, prevenendolo, il dolore evitabile.

Sicuramente l’avidità, la sete di potere, psicopatie varie, sono un movente importante. Ma anche la pura e semplice fame. Gli Unni, come i mongoli di Genghis Khan hanno devastato l’Europa varie volte, di ferro e fuoco. Sempre in periodi di siccità nelle terre di queste popolazioni. Le loro mandrie non avevano più erba da brucare, e di conseguenza la gente non aveva da mangiare. Mille anni fa erano fenomeni climatici naturali. Nemmeno Genghis Khan all’apice del suo potere poteva comandare il clima. Invece sappiamo ormai che dall’industrializzazione in poi siamo noi, umani, a influire sul clima. A livello globale. Quindi è nel nostro potere, anzi, il nostro dovere, riparare i danni che abbiamo causato.

Alle migrazioni in massa di oggi ci sono molte cause. Di sicuro il sogno di una vita più dolce, come viene presentato dalla pubblicità planetaria del modello di vita occidentale. Questo sogno (che sappiamo bene che è, in parte, un sogno) esercita un’attrazione enorme. Ma per muovere la gente dalla propria terra, dal proprio villaggio, dai propri cari, ci vuole altro. La siccità, le alluvioni, gli estremi climatici che ormai stanno togliendo le basi di vita nel Sahel, in Bangladesh, nelle isole del Pacifico, persino in Nepal dove le frane portano via i campi dei contadini.

Siamo ancora in tempo per agire. Quando c’era la minaccia del buco nell’ozono, a livello internazionale ci si è mossi, e oggi il pericolo è stato fermato. Rimbocchiamo le maniche, insieme, per salvare il clima.

Domenica ventura 29 novembre c’è una mobilitazione in tutto il mondo. A Lugano, alle 13.30 in Piazzale Besso ci si ritrova, per camminare insieme fino a Piazza Castello. Per ricordarci e ricordare che un riscaldamento di pochi gradi del nostro clima ci toglie le basi di vita.

Melitta Jalkanen, Ruvigliana