ATTENZIONE : QUESTO TESTO CONTIENE DEI PASSAGGI IRONICI E SATIRICI

da www.ilguastafeste.ch

Con questo articolo – un classico e godibile esempio di polemica politica – Ghiringhelli risponde al comunicato del PLR che anche Ticinolive ha pubblicato. È ben comprensibile che il battagliero “Ghiro” e il suo Comitato non vogliano farsi “scippare” totalmente la vittoria.

Se ci saranno repliche, il portale sarà ben lieto di concedere tutto lo spazio necessario. (fdm)

occhi yNel precedente articolo pubblicato su questo sito e dedicato al signor Rachid Nekkaz, il milionario franco-algerino che ha creato un fondo di un milione di euro per pagare le multe inflitte in Francia, Belgio e Ticino alle donne musulmane che in barba al divieto si coprono il volto in pubblico, avevamo indicato che una possibilità per contrastare questa sorta di istigazione a delinquere avrebbe potuto essere quella di prevedere multe salatissime, fino al tetto massimo di 10’000 franchi previsto dalla legge antiburqa, specie in caso di recidiva.

Oltre alla possibilità di agire sull’ammontare delle multe a scopo dissuasivo, ci sarebbe stata un’altra possibilità forse ancora più efficace per tarpare le ali al signor Nekkaz, ma la stessa non è andata in porto a causa soprattutto della deputata PLR Natalia Ferrara Micocci, colei che dopo aver votato contro l’iniziativa antiburqa e dopo aver visto il successo popolare che la stessa aveva ottenuto, ha cercato in tutti i modi di farsi passare come l’artefice principale del divieto antiburqa per il semplice fatto di aver, in veste di relatrice della Commissione della legislazione, elaborato il testo della specifica legge antiburqa (se non l’avesse fatto lei , per appropriarsi del merito, lo avrebbe comunque fatto il Consiglio di Stato), che è poi stata sottoposta all’approvazione del Gran Consiglio in quattro e quattr’otto, senza nemmeno consultare il comitato dell’iniziativa (cioè i vincitori della votazione popolare sul divieto antiburqa): atteggiamento molto supponente e scorretto!

La Ferrara salita tardivamente sulla Ferrari dei vincitori

E qui apro un piccolo inciso per precisare che nel corso della trasmissione televisiva “Piazza del Corriere” andata in onda su Teleticino il 24 novembre scorso, quando il bravo giornalista Gianni Righinetti le ha chiesto come mai dopo essere stata contraria all’iniziativa avesse deciso di saltare sul carro dei vincitori, l’opportunista Micocci ha ovviamente negato che la motivazione del suo ripensamento fosse stata quella di salire sul carro (o se preferite sulla Ferrari) dei vincitori. A farle cambiare idea, ha spiegato, era stata la sentenza con la quale, il 1° luglio 2014, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva respinto il ricorso di una donna musulmana contro il divieto di dissimulare il volto in pubblico entrato in vigore in Francia.

Cosa avevano detto i giudici di così illuminante e rivoluzionario ? A schiacciante maggioranza (15 giudici contro due che erano solo parzialmente di altra opinione: la giudice tedesca e quella svedese) avevano detto una cosa di un’ovvietà tale che non bisognava certo avere una laurea in diritto per arrivarci da soli, e cioè che in una società aperta e democratica un divieto generalizzato di nascondere il volto in pubblico non solo è legittimo ma pure è proporzionato e necessario al raggiungimento dello scopo perseguito, che è quello di garantire il rispetto delle esigenze della vita in società, ossia del “vivere assieme”.

Le stesse cose che gli iniziativisti (in particolare Marina Masoni e Iris Canonica) avevano ripetuto fino alla nausea già nel 2011 (al momento del lancio dell’iniziativa) e nel 2013 (nei dibattiti precedenti la votazione popolare). Ma finché a dire quelle cose erano gli iniziativisti, l’allora procuratrice pubblica Micocci era contraria al divieto antiburqa: per farle aprire i suoi pur grandi e begli occhi, e dare un impulso alla sua capacità di giudizio, occorreva proprio che a dirlo fossero dei giudici europei …

È grazie ai giudici europei, e non grazie agli iniziativisti, che la Micocci ha aperto i suoi pur grandi e begli occhi, e ha finalmente capito che circolare in luoghi pubblici con il volto nascosto da un velo integrale non facilita il “vivere assieme”, come prima dei giudici avevano già detto gli iniziativisti…

Ghiro 1Si vede che la lungimiranza non è il suo forte, e questo purtroppo è un difetto di molti politici che per raccogliere consensi e simpatie attendono di vedere da che parte tira il vento prima di decidere in che direzione muoversi e hanno poi magari anche la faccia tosta di prendersi meriti e applausi che spetterebbero semmai ad altri: nel caso in questione questi “altri” sono quei nove intrepidi cittadini che, sfidando attacchi personali, dileggi, critiche e accuse di razzismo e xenofobia, e scontrandosi con le vergognose censure di alcuni organi di informazione (il Caffè e La Regione), hanno portato avanti la battaglia con grande impiego di tempo, energie e denaro superando nell’arco di ben quattro anni tutti gli ostacoli possibili e immaginabili, come la raccolta di 10’000 firme in due mesi nella primavera del 2011, la votazione popolare del 22 settembre 2013 che ha premiato l’iniziativa rispetto al controprogetto presentato dal Gran Consiglio, la sentenza del 1° luglio 2014 dei giudici europei che ha messo a tacere le critiche di chi ci accusava di ledere la libertà di religione, il parere favorevole del Consiglio federale, la concessione della garanzia federale da parte del Parlamento nazionale (5 e 11 marzo 2015) e – dulcis in fundo – l’approvazione quasi unanime della legge di applicazione da parte del Gran Consiglio il 23 novembre 2015 (56 voti favorevoli, 3 contrari e 10 astensioni).

In Gran Consiglio tutti i portavoce dei vari partiti hanno ringraziato la Micocci per aver fatto il lavoro che in veste di relatrice commissionale autopropostasi era suo dovere fare, e anche quello che, giocando furbescamente di anticipo per prendersi tutti i meriti, ha voluto fare al posto del Consiglio di Stato, ma solo Boris Bignasca si è ricordato di ringraziare i veri artefici di questa storica battaglia che ha fatto da apripista a livello nazionale , e cioè gli iniziativisti. Perfino il PLR ha emesso – cosa mai vista – un comunicato, con tanto di foto della Micocci, arrogandosi il merito di aver (tramite la sua neoeletta deputata) “trovato la via per introdurre il divieto di dissimulare il viso” e guardandosi bene dal fare un qualsiasi riferimento agli iniziativisti: eppure se c’era qualcuno in casa del PLR che meritava qualche riconoscimento dovevano semmai essere l’ex- consigliera di Stato Marina Masoni * e la presidente delle donne liberali Olga Cippà, che fin dall’inizio avevano creduto in questa battaglia entrando a far parte del comitato promotore dell’iniziativa !  [*Questo è veramente impossibile. Ghiringhelli NON PUÒ pretendere l’impossibile! ndR]

Perfino il quotidiano La Regione, che aveva sempre trattato a pesci in faccia gli iniziativisti, censurandoli, criticandoli e pubblicando a iosa lettere e interviste in cui direttamente o indirettamente li si tacciava di razzisti, xenofobi e islamofobi, con una piroetta di 360 gradi sul tema del burqa ha glorificato la Micocci nell’edizione dello scorso 28 novembre (vedi qui sotto) inserendola fra gli “alti”, nella sua rubrica “alti e bassi”, perché nel suo intervento in Gran Consiglio “ha posto l’accento sui vari e delicati aspetti, compresa l’importanza di avere sempre il volto scoperto in pubblico per favorire l’integrazione sociale”…

Ghiro 2 Eppure quando nel maggio del 2011 il comitato dell’iniziativa consegnò alla Cancelleria dello Stato le 11’767 firme raccolte a sostegno del divieto antiburqa il sottoscritto (che per inciso dal 2007 non partecipa più a competizioni elettorali) venne inserito nella stessa rubrica fra i “bassi” (vedi qui sotto), con la stupida accusa di aver scelto questo tema giudicato non prioritario “per farsi pubblicità e incassare consensi”. Insomma La Regione, fornendo un fulgido esempio di faziosità, ha adottato su questo tema due pesi e due misure: alla Micocci, che non è salita sul carro dei vincitori – nevvero ? – per farsi pubblicità e incassare consensi a scopi elettorali, sono andati i fiori, e al Guastafeste i fischi.

Ghiro 3

La scarsa lungimiranza della tuttologa Micocci-som-scià-mi

Dopo questa breve ma doverosa parentesi torniamo all’altra possibilità di dissuasione che è purtroppo sfumata. Già il 29 agosto 2014, due mesi dopo la sentenza della Corte europea e otto mesi prima che la Micocci fosse eletta in Gran Consiglio, il comitato dell’iniziativa aveva scritto al Consigliere di Stato Norman Gobbi segnalandogli che alla luce della sentenza sarebbe stato opportuno elaborare una legge specifica sul divieto antiburqa che non fosse basata unicamente sull’aspetto della sicurezza, e allegando perfino una bozza di legge a mo’ di esempio.

In quella bozza vi era un articolo, ispirato alla legge francese, con il quale si proponeva, in caso di condanna penale, la possibilità di obbligare gli interessati a seguire un corso di integrazione, e in caso di recidiva la possibilità di obbligare gli interessati a prestare del lavoro comune fino a 200 ore in istituti sociali o enti pubblici. L’eventuale adozione di simili provvedimenti, limitati alle persone residenti in Ticino ma eventualmente anche alle turiste con il velo integrale domiciliate nel resto della Svizzera, avrebbe avuto un effetto sicuramente più dissuasivo di una multa, e non avrebbe consentito al milionario Nekkaz di raggiungere il suo scopo semplicemente pagando le multe. Ma la tuttologa Micocci con i suoi begli occhi e la sua parlantina è riuscita ad ammaliare i membri della Commissione della legislazione e del Gran Consiglio, convincendoli che per il momento una misura del genere non era necessaria visto che in Ticino i casi di persone residenti che dissimulano il volto sono ancora rari.

Può anche darsi che la misura non fosse strettamente necessaria in questo momento, ma perché non inserirla già a titolo precauzionale nella specifica legge che, come si legge nel rapporto commissionale, “è relativa all’integrazione sociale” e che da più parti è stata per l’appunto denominata “legge per l’integrazione” anche se a ben guardare non contiene nessuna misura per l’integrazione ma solo un elenco di misure repressive ?

Ecco un’altra prova della scarsa lungimiranza dei nostri politici, che prima di intervenire attendono che i buoi siano già usciti dalla stalla. Anche quando nel 2011 avevamo lanciato l’iniziativa ci dicevano che la stessa sollevava un “non problema” dal momento che in Ticino di donne con il volto coperto non se ne vedevano, e noi rispondevamo che l’iniziativa – oltre a voler fare da apripista in Svizzera (obiettivo raggiunto!) – aveva per l’appunto uno scopo “dissuasivo”, per evitare che questa brutta moda si diffondesse. E i fatti ci hanno dato ragione dal momento che nel giro di soli quattro anni il numero delle donne con il velo integrale in circolazione in Ticino e specialmente a Lugano e al Fox town di Mendrisio – per intanto soprattutto turiste, ma non si sa mai – è notevolmente aumentato.

Vedremo se la “lex-Micocci” , priva degli importanti elementi di integrazione e dissuasione proposti oltre un anno fa dagli iniziativisti, sarà sufficiente a sbarrare il passo alla contromossa del Nekkaz.

Giorgio Ghiringhelli