Turba 2

Leggo sul Caffè odierno che “in un antico palazzo di via Cattedrale” si è insediato, da un anno, il club Turba, il quale (pare) molesti il vicinato con volumi troppo alti di musica. A cinquanta metri da lì, in via Bertaccio 2, ho trascorso i primi 5 anni della mia vita.

Mi hanno assicurato che il Turba occupa precisamente l’appartamento che fu del professor Romano Amerio e della di lui consorte Marta.

Due anni or sono lo ricordai con un cenno, citando una sua breve quanto notevole composizione latina.

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Romano Amerio visita l’aula di Norimberga

Un uomo che non dimenticherò. È il professor Romano Amerio, mio docente di filosofia, autore del trattato “Iota Unum”, grande cultore di grecità e latinità. Il 2 settembre 1968 Amerio, che era in viaggio in Germania con due amici, il dottor Vero Castelli e il giudice Vincenzo Traversa, visitò l’aula del tribunale di Norimberga, dove il 20 novembre 1945 si aprì il processo ai massimi gerarchi nazisti sopravvissuti: Göring, Ribbentrop, Keitel, Rosenberg, Streicher, …

In quella particolarissima occasione, scosso dall’aspetto di quell’aula di “tragica solennità”, Amerio compose l’epigrafe seguente.

UT AETERNUM HOMINUM FOEDUS

VINDICATUM SANCTUMQUE STARET

HIC

NOVATUM EST IUS SEMPER IDEM ET UNUM

HIC

PERDITI HOMINES

CRUENTO SCELERE IN DEI IMAGINEM IMPII

POENA MULCTATI

ANNO MCMXLVI

DEUS CONTERAT BELLA

Affinché il patto eterno tra gli uomini

fosse rivendicato e restasse santo

qui

fu innovata la giustizia, sempre identica e una,

qui

uomini perduti

che empi offesero l’immagine di Dio con sanguinoso crimine

furono colpiti dal castigo

nell’anno 1946

Dio annienti le guerre

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I tre colti viaggiatori dal Ticino tentarono di convincere le autorità tedesche ad apporre una lapide recante questa epigrafe nell’aula del tribunale. Invano. Amerio pubblica il relativo scambio di corrispondenza nel suo “Scritti latini editi e inediti”, 1978, ed. Pedrazzini, Locarno.