eu_mapHo riportato, tempo fa, un articolo di Michael Ignatieff sulla “Weltwoche”, con alcune mie considerazioni. L’articolo, concernente il finanzcapitalismo, i danni che il sistema produce, e le ragioni profonde della crisi interminabile in cui si trova il mondo occidentale, proseguiva con argomenti che in un primo momento mi avevano lasciato perplesso, ma poi convinto.

soldatiIl capitalismo, degenerato poi in “finanzcapitalismo” per L. Gallino o “capitalismo autoritario” per il politologo canadese, non si lascia limitare da prescrizioni di natura politica. Invece di riconoscersi in un destino di libertà si associa tendenzialmente all’autoritarismo, ossia ad un degrado antidemocratico dell’autorità statale. Grazie alla globalizzazione è diventato il primo nemico della libertà democratica. Sia la Russia che la Cina non avrebbero mai potuto preservare i loro governi autocratici, padri-padroni di tutta la ricchezza prodotta dal paese, riservata in grandissima parte ai quadri del partito al potere e ai loro collaboratori economici a nome “oligarca”. I governi russo e cinese hanno capito che possono sopravvivere alle spinte democratiche che crescono spontaneamente con la crescita anche modesta del benessere solo assicurando ai loro “sudditi” un’economia di tipo capitalista. Con l’aumento della libertà privata (commercio, ereditarietà, viaggi all’estero, anche recriminazioni, ma solo nella sfera privata) diminuisce la richiesta di libertà politica. Adesso, sempre secondo Ignatieff, i due governi si trovano davanti ad una scelta cruciale: collaborare con il mondo occidentale o mettere in pericolo la globalizzazione. Con l’abbattimento dell’aereo malese in Ucraina e l’annessione della Crimea da una parte (Russia), e le rivendicazioni territoriali e l’acquisizione forzata di materie prime dall’altra (Cina), le premesse non sono buone. Qui Ignatieff, da buon canadese filostatunitense, dimentica di dire che il buon esempio dovrebbero darlo gli USA, rinunciando finalmente “ad impicciarsi negli affari altrui”. Ma intanto le faccende, con un califfato IS oramai abbastanza assestato per essere temibile, si fanno terribilmente complicate. Noi europei ci dibattiamo nei problemi dell’immigrazione, problemi che solo gli anglosassoni o forse anche i sassoni teutonici, che sono della stessa razza, saranno in grado di risolvere. Il resto dell’Europa, stati nordici esclusi, è da comparare ad un “eunuco viagrato”.

Eunuco 1

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Sul “CdT” del primo settembre, con un suo “taglio basso”, Marcello Foà commenta la decisione della burocrazia di Bruxelles di imporre l’obbligatorietà del biglietto nominativo per poter circolare sui treni europei. La considera una misura ipocrita, che più che alla lotta contro il terrorismo serve alla burocrazia suddetta per perfezionare il controllo totale del comune e onesto cittadino. Il “grande fratello”, con 31 anni di ritardo, è in arrivo. Lucidissimo, l’articolo di Foà, ma che lascia purtroppo il tempo che trova, tanti essendo ancora i gonzi che credono all’utopia comunitaria, facilitando così le vessazioni dei funzionari paneuropei. L’efficacia della nuova norma ferroviaria nel contrastare il terrorismo sarà nulla, lo capisce qualsiasi sprovveduto, la “rottura di scatole” e la sorveglianza elettronica del cittadino ulteriormente rafforzate.

Madre natura purtroppo non mi ha dotato di fantasia, un dono riservato agli artisti e ai “creativi”. Ma ogni tanto un’idea, più o meno fissa, mi tiene desto la notte: per esempio quella di definire l’UE così come l’abbiamo sotto gli occhi. “Un eunuco che prende il Viagra”, mi è venuto in mente, e l’ho appena scritto qui sopra.

*Ho quasi 82 anni, e da oltre un secolo scrivo che il conto finale delle macchinazioni escogitate dagli apprendisti stregoni della BCE di Francoforte (ma anche dalla Fed di Greenspann e, in parte, dagli gnomi della BNS) lo pagheranno i risparmiatori. Tutti, quelli ricchi (per loro il danno sarà trascurabile) e quelli poveri, con una diminuzione degli introiti pesantissima, in cifre assolute come in potere d’acquisto.

La proposta attualmente in attesa della decisione del CF di ridurre il tasso minimo di conversione per il secondo pilastro dall’1,75% all’1,25% è un’ulteriore prova di questa tesi, dopo le decine di conferme verificatesi negli ultimi anni. Sono praticamente sicuro che tra qualche anno arriveremo al tasso di conversione negativo, per il secondo, il terzo e il quarto pilastro, che i nostri geni del finanzcapitalismo avranno nel frattempo inventato. Vivere a sbafo dell’assistenza sociale diventerà sistema di vita, e più immigranti arriveranno, più velocemente si instaurerà detto sistema. A risparmiare resteranno i gonzi, tra i quali numerosi saranno gli svizzerotti.

Gianfranco Soldati