OnorioSe l’Europa vive anni grami – tra immigrazione selvaggia, crisi economica e terrorismo – particolarmente grave è la situazione dell’Italia. La nostra corrispondente dalla Penisola con la foga che la contraddistingue ci manda un messaggio che è anche un grido d’allarme. E svolge un’acuta analisi storica, tracciando un parallelismo tra l’impero romano e l’Europa di oggi per scoprire profonde similitudini nella fragilità e nella vulnerabilità di un mondo.

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Una “voce fuori campo” le fa da spalla.

dicembre 2015

Gianna.  Nonostante i numerosi eventi internazionali e l’avanzare delle controffensive nei territori di guerra ad est del pianeta, non credo che ci sia nulla da commentare ma soltanto da pensare al passato e al futuro. Preferisco utilizzare il passato per porre l’accento sul vero problema e tentare di formulare una lettura di ciò che ci aspetta.

BergoglioD.  Oggi si è aperta la Porta Santa per il Giubileo dedicato alla misericordia e al perdono. Lei che cosa pensa del motto di Papa Francesco “a porte aperte” e dell’ideologia di questo Papa?

Non è una questione di ideologia, umana o religiosa. Noi viviamo una situazione di emergenza e ora stiamo toccando il fondo. Da decenni teniamo le porte aperte: siamo invasi via aria, via terra e via mare. Demograficamente abbiamo subìto delle ripercussioni significative che stanno causando l’impoverimento di diverse nazioni, prima di tutte quella italiana.

D.  Lei da che parte sta? È per la guerra o per la pace?

Sono per la difesa e la tutela. Questo può comportare l’utilizzo di armi. Le faccio un esempio: potremmo armare il Mediterraneo senza uccidere nessuno, solo creando una barriera navale ed aerea al fine di difenderci dall’invasione. Siamo arrivati, purtroppo, a un assalto di massa. Migliaia di approdi giornalieri sulle coste italiane o greche; non si tratta, ripeto, di immigrazione ma di una vera e propria invasione. Non credo che davanti all’invasione si possa restare a porte aperte. Ma, se si vuole fare della demagogia o del buonismo, beh allora ricordiamoci che il buonismo e il lassismo causarono il crollo dell’impero romano.

D.  Perché l’uomo ha la capacità di scagliarsi contro i suoi stessi simili?

Purtroppo non ho mai considerato l’umanità buona. Buona non è neppure la natura e se pensiamo alla giungla, governata dalla legge “mors tua vita mea”, non credo che ci sia molto da spiegare.

D.  Lei sa che nel Mediterraneo i morti sono raddoppiati e da 1500 si è passati a più di 3000?

Certo, ma sono aumentati anche gli sbarchi! Lei crede che l’Italia non abbia i suoi gravi problemi? Aumentano i disoccupati, aumenta la miseria, le fabbriche chiudono, il disagio sociale va alle stelle. Numerosi sono anche gli italiani che fuggono dall’Italia. Si rende conto che molti stati europei hanno enormi difficoltà e gravi lacune? Come possono farsi carico di problematiche di miseria, solitudine e terrore, imponenti rispetto alle capacità logistiche di cui dispongono? I numeri che lei cita credo provengano dall’associazione Migrantes. Ne sono addolorata ma mi sento in obbligo di sottolineare che anche noi paghiamo un prezzo altissimo per questa immigrazione selvaggia, sul piano economico e sociale. Il mio vero dispiacere è – prima di tutto – per il mio paese e per la mia gente. Ognuno pensa ai suoi, come nelle famiglie, nelle quali si pensa sempre ai propri cari prima che ai vicini o ai conoscenti.

D.  Quando scrive le sue notizie di guerra, come ha fatto spesso anche su questo portale (crisi ucraina, guerra di Siria, ecc.), come si sente, quali emozioni prova?

È una domanda retorica la sua? Immagino di sì perché è ovvio che anch’io mi sento in guerra. Certo, l’Italia non è in guerra; ma a poco a poco, a continuare a pensare e leggere di questi argomenti, si finisce risucchiati nel vortice della sofferenza. Benché amici e parenti sorridano e mi dicano :” ma noi non siamo in guerra, quello non è il tuo mondo”, se davvero si vogliono capire le notizie prima di commentarle o comunicarle, ci si deve immedesimare in esse, sennò è come scrivere la lista della spesa o un numero di telefono sotto dettatura.

D.  Secondo lei l’Europa finirà come accadde all’impero romano?

Trovo interessante questo suo riferimento e vorrei approfondirlo sottolineando analogie appropriate. Credo che quando avrà finito di leggere la storia che le racconterò avrà capito il senso profondo delle mie precedenti affermazioni. Non le racconterò una favola ma un tratto di passato comune.

caduta impero romano“C’era una volta, in un tempo lontano, il V secolo dopo Cristo… Roma era all’apice della sua gloria e governava un vastissimo impero che si estendeva dall’est all’ovest, dalle lande della Dacia alla Britannia. Vigevano accoglienza caritatevole e buonismo, tanto che si giunse ad accordare l’ospitalità definitiva a soldati germanici, cui vennero concesse case e terre che erano state di cittadini romani.

La splendida Roma era ornata di ogni bellezza: marmi, mosaici, dipinti, bronzi, che le conferivano un tono regale. Ma un’insidia pericolosa e nascosta era in agguato. Un impero tanto vasto ed opulento suscitava le bramosie dei barbari, che premevano sui confini del mondo civile, oltre i quali l’umanità viveva in forme primitive. Nessuno avrebbe mai pensato che quei barbari, arruolati nell’esercito romano, accolti ed ospitati con indulgenza, avrebbero scalato la società romana ottenendo gradi, cariche e onori sino ad arrivare al Senato, partecipando al governo dell’Impero.

Non solo accadde tutto questo, ma Roma fu saccheggiata: la prima volta nel 410 dC, e fu incendiata. La vera causa del crollo non furono i barbari stessi ma la politica ignava dello Stato, molto simile a quella che viene oggi praticata in Italia, che aveva spalancato le porte ai barbari permettendo loro di arruolarsi nel pubblico impiego e nell’esercito.

Un’altra grave causa fu l’atteggiamento degli stessi romani, che spesso tendevano a disgregarsi socialmente per invidie frivole e piccole supremazie particolari. Un popolo di arrivisti incapace di investire nel futuro!

Romolo AugL’accoglienza dei barbari fu un’arma a doppio taglio che si rivelò fatale per i destini di Roma, poiché essi della capitale dell’Impero impararono perfettamente vizi e virtù. E divennero così numerosi da scatenare un’emergenza abitativa, così che i cittadini romani furono obbligati a ceder loro case e terreni. La tassazione poi veniva applicata solo alla popolazione romana, mentre i barbari ne erano esonerati. Il servizio militare poteva essere evitato pagando una tassa di leva tanto che l’impero fu costretto ad assoldare stranieri nelle fila del suo esercito: essi divennero condottieri e generali.

La storia ci dice che l’impero Romano si dirigeva verso la sua fine, sfaldandosi, mentre accoglieva a braccia aperte i suoi invasori.”

Questa, caro lettore, è la favola di Gianna. Che una favola, ahimè, non è!