In occasione della direttiva del PLR Lugano, tenutasi questa sera, è stata annunciata a sorpresa la candidatura di Jacques Ducry sulla lista del partito per il consiglio comunale. Tutti parlano di “ritorno all’ovile”.

In effetti il radicale socialista Ducry sul finire del 2015 aveva lasciato clamorosamente il PLR per trasformarsi in indipendente socialista. Adesso, a quattro anni di distanza, questo colpo di scena, che ci piace, perché dà ossigeno ai portali, ormai dominanti nella battaglia politica.

La candidatura Ducry potrebbe essere un elemento portante di una nuova strategia escogitata dal presidente Tognola, volta a indebolire la Sinistra, scongiurandone il raddoppio.

Infatti l’incubo peggiore per il PLR (vox populi) è il seguente: 3 (Lega-UDC) e 2 (PS-verdi-partitini), poiché in tale infausta situazione il PLR troverebbe la salvezza del seggio solo nel “killeraggio” dei “congiunti”. Un gesto ingrato e crudele.

Nell’impossibilità assoluta di scrivere un pezzo (magari venerdì…) cerchiamo di salvare la faccia proponendo ai lettori una vecchia (ma bella) intervista che Jacques – generosamente e cordialmente – ci concesse.

L’incontro avvenne in un bar/ristorante di Besso e lui – trattandoci benissimo – ci offrì il pranzo!

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Lugano, corsa al Municipio – Fermento a sinistra: è in arrivo Jacques Ducry! (31 dicembre 2015)

Il Corriere odierno reca uno scoop stimolante. Jacques Ducry avrebbe dato (o potrebbe dare) al PS la sua disponibilità a correre in aprile per il municipio di Lugano.

Jack 123 bDucry è una personalità politica di grande interesse. Era uno dei leader dell’anima Radicale del PLR ma, alla fine, il suo amore socialista ha prevalso e l’ha, per così dire, travolto. Ha allora aderito al PS e si è candidato sulla lista di quel partito per il Gran Consiglio nel 2015 ottenendo un notevole successo e risultando il primo degli eletti (“All’inizio ero stato ben accolto ma, dopo la votazione, non mi parla più nessuno” si era confidato, stupito).

Più tardi, nell’autunno, una sua candidatura d’area al Consiglio degli Stati fu prossima a concretizzarsi (avrebbe fatto molto meglio del dottor Malacrida, pur senza disporre di concrete probabilità di vittoria) ma la cosa andò a monte.

La sua candidatura all’Esecutivo luganese minaccia soprattutto l’on. Zanini Barzaghi, dal momento che un “raddoppio” socialista si colloca al di là dei sogni più audaci e inebrianti. E non è neppure escluso che si manifestino delle opposizioni. In realtà il partito – a Lugano come nel Cantone – è malmesso: il clima vi è alquanto depresso e il 2015 è stato un anno particolarmente infelice.

Colpisce infine il termine che il “prode Jacques” usa voluttuosamente, e molto impropriamente, di “centrosinistra”. Sono parole buone per gli allocchi: qui si tratta di sinistra e basta. Era sinistra, perfettamente definita, all’interno del PLR; è sinistra hic et nunc, qui e oggi, nell’ipotetico “conglomerato” di Raoul e Jacques. Che problema c’è? Essere di sinistra è un diritto democratico di qualsiasi cittadino (che desideri esserlo).

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Colgo l’occasione per riproporre un’intervista che io stesso ho realizzato e alla quale Ducry collaborò con notevole impegno. È bella, profonda e sincera (i complimenti vanno a lui, io non faccio complimenti a me stesso). La pubblicai il 25 marzo 2015; poi uscii di casa e mi recai al Palazzo dei congressi, all’aperitivo elettorale di Michele e di Alex, cioè l’on. Bertini, municipale di Lugano, e l’on. Farinelli, attualmente capogruppo PLR in Gran Consiglio.

 Jacques Ducry si confida a Ticinolive. Intervista 25 marzo 2015

Ducry 400Francesco De Maria   Come mai ha preso la decisione di candidarsi sulla lista del PS ?

Jacques Ducry   Sono stato in Gran Consiglio per il PLR sino al 2011 e ho rivestito varie cariche di partito. Sino al 2013 ho presieduto la sezione di Collina d’Oro. Il mio strappo definitivo con il partito è avvenuto nel 2012 all’epoca in cui ad opera dei radicali Gabriele Gendotti era stato designato “quarto vice presidente coordinatore” [“trainante”, ndR], nell’ottica dell’assunzione, da parte sua, della presidenza. Invece…

Esisteva dunque un gruppo radicale? De iure o de facto? Con quali nomi?

JD   Esisteva di fatto, naturalmente, e non per statuto. Citerei Celio, Quadranti, Righetti, Gendotti, Ryser… e Ducry.

Quadranti…

JD   È il segretario di Incontro Democratico, l’unico radicale (nel mio senso) rimasto in Gran Consiglio. Nel 2011 fu candidato al Consiglio di Stato e fu eletto in Parlamento.

Per tornare a Gendotti…

JD   C’era la possibilità che Gendotti diventasse presidente, e che lo rimanesse, anche a detta sua, fino al 2016. Era questa la nostra speranza…

Un inciso su Gendotti. Ricordo bene che, quando fu annunciata la creazione di Incontro Democratico, egli si espresse criticamente.

JD   Sì, e lo fece mediante un articolo che probabilmente non scrisse lui, ma che firmò. In quell’articolo io ero paragonato – come sciagura del partito – a Tullio Righinetti [in quanto fondatore di Idea Liberale, ndR] e questa non gliel’ho mai perdonata!

Attento a come parla, Tullio è un mio grande amico!

JD   Lo so, lo so. Con lui ho sempre avuto vivaci scambi d’opinione. Tornando a Incontro Democratico, l’associazione fu fondata da radicali e socialisti il 26 febbraio 2010 e annunciata in conferenza stampa il 2 marzo. Allora si scatenò il putiferio.

Si può capire anche la contrarietà di Gendotti. Egli si preoccupava delle possibili “strumentalizzazioni” degli avversari.

JD   Sì, ma questo era il suo problema e non il mio. La cosa creò dei problemi anche a Laura, la quale però saggiamente rispose: “Jacques è grande abbastanza per sapere quello che fa”. Nel giugno 2012 ultima riunione del gruppetto [di radicali, ndR] in un grotto di Personico: Gendotti ci comunica la sua rinuncia. Come andarono poi le cose si sa. C’era l’ipotesi Giovanna Masoni, che tuttavia rinunciò. Alla fine la commissione cerca propose un terzetto, Cattaneo/Pini/Michele Morisoli, e al Mercato coperto in settembre fu eletto Rocco Cattaneo. In quell’ultimo, per me, congresso PLR, votai per Nicola Pini.

Io ero lì. Ero sicuro che Pini avrebbe vinto. Per fortuna non capisco niente!

JD   Molti delegati del Bellinzonese votarono per Cattaneo. E questo potrebbe spiegare il fatto che la lista del partito per il CdS, almeno sino all’8 gennaio, appariva debolina…

Forse per favorire Vitta? È questo che intende dire?

JD   È possibile. La lista del giugno 2014 (si potrebbe anche dire: pre-8 gennaio) puntava a blindare l’elezione di Vitta. Vitta era in un certo senso predestinato al Consiglio di Stato.

Sì, ma rischiava di arrivarci da solo.

JD   Questo bisognerebbe dirlo a chi ha fatto la lista. In ogni caso non si può affermare che fosse solo Cattaneo a non volere Laura. C’è da tener presente che se Laura fosse rimasta e se il partito non avesse recuperato il seggio, Vitta poteva rimanere escluso.

Mi sembra addirittura probabile.

JD   Beh, non è detto. Nel 2011 c’erano esponenti del partito che avrebbero preferito Vitta a Sadis, la partita sarebbe stata aperta. Tornando all’oggi, ribadisco la mia opinione. Se avessero voluto fare una lista di battaglia senza l’uscente, avrebbero messo in lista Giovanna Masoni, Mauro dell’Ambrogio, Andrea Bersani, ecc.

Se Pini fosse diventato presidente, Lei sarebbe rimasto?

JD   Non lo escludo, se il PLR avesse avuto una chiara svolta radicale. In ogni caso tra il 2011 e il 2012 ho dato una svolta alla mia vita, lasciando il Gran Consiglio, la magistratura federale e il PLR. Mi sono tenuto il Numes e Incontro Democratico. E ho comperato una casina in Toscana.

Veniamo dunque al 2014…

JD   Poco prima di Natale Manuele Bertoli (ci conosciamo bene, siamo co-fondatori di Incontro Democratico e membri di comitato) ha sondato la mia disponibilità a candidarmi sulla lista del PS. Dopo aver sentito Lurati e Ghisletta e averci pensato ben bene mi sono deciso. Il 9 gennaio la mia candidatura è stata comunicata ai media. Lo “strappo” si è consumato.

Ho cambiato il partito e la lista ma i miei princìpi fondamentali – che riassumo nel motto “Giustizia e Libertà” – non sono cambiati. Sono politicamente da tempo vicino al PS, è un fatto oggettivo, e in Gran Consiglio parecchie volte ho votato con i socialisti. Questo è avvenuto anche su temi federali: cassa malati unica, iniziativa 1:12, iniziativa contro i “globalisti”…

Ai miei occhi dal 2010 con il cambio di presidenza da Merlini a Gianora il partito ha subito una deriva, che si è accentuata nel 2012 sotto la presidenza Cattaneo. Con Merlini le due “anime” del partito riuscivano a dibattere e a coesistere. C’era cultura politica e c’era discussione sui princìpi, soprattutto quando si stilava il programma. Era, lo dico con rimpianto, appassionante. Dal 2010 in quel partito non c’è più stata passione. Solo desiderio di vincere, ma per che cosa?

I miei principi sono condivisibili con quelli del partito socialdemocratico ticinese. Per questo ho deciso di candidarmi come indipendente sulla lista del PS. Sono sempre il Ducry radico-socialista. C’è ancora la R nel mio ex partito? Lascio ad altri di dimostrarlo, io la mia scelta l’ho fatta.

Come ho scritto io stesso con molta convinzione, Ducry ha trovato finalmente la sua casa! L’elezione di Cattaneo alla presidenza l’ha vissuta come una vittoria dell’ala liberale?

JD   Sì, chiaro e netto. Pensi solo a questo fatto. Nel 2011 Cattaneo sostenne pubblicamente uno solo dei candidati PLR al governo: non Sadis, non Vitta. Solo Sergio Morisoli.

Allora le “ali” non esistono più e il “giocattolo” si è rotto. È questo ciò che vuole dire? Ma… non hanno un po’ ragione quelli che dicono: erano diversi, diversissimi, addirittura incompatibili? Stavano insieme solo perché stando insieme riuscivano ad essere il partito di maggioranza relativa.

JD   In un modo più positivo si potrebbe dire: sotto un “cappello” ideologico molto ampio si ritrovavano dei princìpi comuni, benché le “sensibilità” differissero, e molto. Ma, almeno da parte mia, senza “giochi di potere”.

Non si poteva pensare a una scissione?

JD   L’ho proposta tante volte…

Ma allora, probabilmente, i Radicali si sarebbero fusi col PS !

JD   Già, se non altro sarebbe stato più coerente. In fondo questo è il senso di Incontro Democratico.

L’associazione è tuttora vitale? Quanti soci ha?

JD   Gode di buona salute. Ha circa 150 soci. Alcuni “temono” che possa diventare un nuovo partito. Molto dipende dal sistema elettorale. Io sono sempre stato contrario al maggioritario ma da qualche anno a questa parte ho cambiato opinione.

È veramente arrivato il momento del maggioritario? Se ne parla da anni e anni… ma non se n’è fatto mai niente.

JD   Già, ma i tempi cambiano e a poco a poco anche le idee evolvono.

Quello che (io) chiamo il “partito della Regione” esiste?

JD   Sì il partito della Regione esiste. Non è un vero e proprio partito ma copre bene un’area progressista, radicale e socialdemocratica; in sintesi la libertà dell’indipendenza.

Il PS può essere meglio del PLR ?

JD   Sì, soprattutto meglio dell’attuale PLR. Sino al 67 i due partiti erano uniti nell’alleanza di sinistra. Probabilmente furono quelli gli anni migliori per il mio ex partito!

E i peggiori? Adesso?

JD   Non lo riconosco più.

Terminiamo l’intervista con qualche spunto a ruota libera.
Liberale / Radicale, schematizzando al massimo.

JD   Pensiero liberale: il cittadino contrapposto allo Stato. Pensiero radicale: il cittadino è lo Stato.

A proposito di liberali, pare che Reagan abbia detto: “Lo Stato non è la soluzione, lo Stato è il PROBLEMA!”

Che cosa pensa della religione a scuola?

JD   Sono per una netta separazione tra Stato e Chiesa. La religione è e deve rimanere un fatto privato. Quindi niente insegnamento religioso nella scuola statale. Sbaglia però chi vede in me un “mangiapreti”. Mi piace molto, ad esempio, don Feliciani. Anche con il vescovo emerito mons. Grampa avevo e ho un buon rapporto. Per non parlare, salendo ancora più in alto, di papa Francesco, che approvo e ammiro quando condanna le mafie, il capitalismo selvaggio e la corruzione. Ci voleva un papa così, era ora!

Lei è Libero Pensatore?

JD   Sì, come molti altri radicali.

Come vede Laura Sadis: la sua personalità politica, i suoi 8 anni in governo, la sua rinuncia?

JD   Ha lavorato sodo e bene, con grande competenza, impegno e onestà intellettuale. Purtroppo Laura non è un “animale politico” e questo alla fine si è rivelato uno svantaggio. Ha fatto bene a lasciare. Certo è amareggiata, sia dal clima che si è creato nel partito, non da ultimo certe opzioni del presidente, ma, soprattutto, da chi ha lavorato nell’ombra per istigare la sua scelta.

[Qui siamo al thriller. Di chi sta parlando Ducry? Ho, ve lo confesso, 3 possibilità. Posso dirvi: 1) Non me l’ha detto  2) Me l’ha detto ma gli ho giurato di non dirvelo  3) Me l’ha detto senza esigere giuramenti… ma il traffico rumoroso della via Besso ha coperto irrimediabilmente il nome (o i nomi). Scegliete voi]

Non manco mai di concludere un’intervista pre-elettorale richiedendo all’intervistato una previsione.

JD   L’elezione si giocherà con un margine dell’1 per cento [!!] Se il PL [dice proprio così: PL] fa due seggi, gli eletti sono chiari, Bertini e Vitta. Se la Lega mantenesse i due suoi, sarà ovviamente con gli uscenti. Auspico vivamente la rielezione di Manuele Bertoli, che si ritroverà in Governo con Paolo Beltraminelli, mentre Savoia, a meno di una clamorosa crescita dell’ultima ora, resterà in Parlamento.

[È stranissimo, e fa pensare: il pronostico di un politico molto di sinistra e quello di un commentatore (certo non un politico) molto di destra coincidono. Beh, veramente il punto principale… rimane aperto!]

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