I loro crimini (in confronto a…) sono roba da asilo infantile (!)

Saddam_Hussain_Iran-Iraqi_war_1980s xHo scritto, qualche giorno fa, dei motivi che mi hanno indotto a rivedere un giudizio politico e etico decisamente negativo intorno ai 3 più importanti dittatori medio-orientali di questi ultimi 50 anni: l’iracheno Saddam Hussein e i due siriani, padre e figlio, Hafiz e Bashar al-Assad. Una revisione indotta dal fatto che i loro crimini, confrontati a quelli dei nostri amici, protettori e benefattori statunitensi quando apportano pace e democrazia nel mondo, sono da considerare roba da asilo infantile. impiccagione_saddamFino al punto da farmi diventare ammiratore convinto del figlio al-Assad. Escludendo i socialisti, che vanno in brodo di giuggiole (cadono in sollucchero) non appena annusano qualche vago sentore di rivolta popolare, spero e auspico che in tutta l’Europa non ci sia più un solo ingenuo sprovveduto che crede ancora alla risibile favola di un vero sollevamento popolare del marzo 2011 a Deraa, Homs e Hama, come logica conseguenza della cosiddetta “primavera nordafricana”. Un sollevamento veramente popolare, di cittadini che non possono avere altre armi che bastoni e forconi, di fronte ad un esercito che sta ancora dimostrando, da 5 anni, di essere in grado di validamente contrastare milizie e mercenari in possesso di carri armati e artiglieria pesante, sarebbe durato al massimo “l’espace d’un matin”. La rivolta fu sicuramente fomentata da chi aveva tutto l’interesse ad eliminare un governo filoiraniano per mettere alle corde il governo degli ajatollah sciiti e il loro presidente, scarsamente filoamericano e ferocemente antisemita, Mahmud Ahmadinejad. Come dire gli USA, le cui pacchiane bugie propagandistiche da qualche tempo in qua sembrano avere le gambe corte. A disposizione per l’aggressione mascherata da moto popolare stavano spontaneamente i Fratelli Musulmani, fraternamente finanziati dalla monarchia saudita e dai vari emirati di sicura fede sunnita, con gran sollievo dei ministri delle finanze americane. Per far inorridire l’opinione pubblica mondiale e creare così le premesse per un intervento diretto degli USA in Siria allo scopo di liquidare definitivamente Bashar al-Assad si inventò perfino un suo impiego di armi chimiche (gas tossici), proclamando la morte di 1’200 donne e bambini. Troppo evidente (tipico della propaganda americana, che non va certo per il sottile), in quegli anni, il fatto che le reazioni dell’esercito siriano regolare colpivano esclusivamente donne e bambini, una sequela di carneficine tali da suscitare orrore in chi ci credeva. L’apposita commissione d’inchiesta dell’ONU, subito instaurata, approdò a risultati disastrosi per gli accusatori, stando almeno alla nostra Carlina Del Ponte, che di quel gremio era autorevole membro: a far uso di armi chimiche erano stati i rivoltosi e non il povero dittatore siriano, che stupido potrà anche essere, ma non al punto di praticamente suicidarsi ricorrendo ad armi proibite dalle convenzioni internazionali. L’accusa fu per finire lasciata cadere, ma facendo a sua volta cadere nel ridicolo il povero Obama, quello che voleva tracciare la linea rossa da non oltrepassare e che adesso, colmo dei colmi, è stato costretto a chiedere l’aiuto di Bashar al-Assad per poter venir a capo del problema dei terroristi dell’IS. Un califfato che annovera tra le principali forze che ne hanno permesso la nascita e la crescita proprio gli USA, con gli accoliti sauditi e i soliti staterelli delle rive del golfo persico nella funzione di finanziatori.

soldatiParlavo, nel mio precedente Zibaldone, di una delle rarissime interviste che il presidente siriano ha concesso in questi ultimi anni ai media occidentali, dediti, da fedeli vassalli di Washington, alla sua denigrazione più che alla corretta informazione dei loro lettori. Si tratta di un’intervista di una televisione tedesca, pubblicata dalla “Schweizerzeit” dello scorso 6 novembre. Ne riprendo, per informazione dei miei gentili lettori, qualche risposta dell’intervistato a ovvie domande.

“I media occidentali parlando del legittimo governo siriano lo hanno sempre definito con il termine chiaramente dispregiativo di “regime”, dando ad intendere che i fuggiaschi lasciavano il paese proprio per sfuggire al regime. I primi moti di rivolta, in realtà una congiura ordita dall’estero, furono fatti passare come opera spontanea di normali cittadini. Adesso i media sono costretti ad ammettere che in Siria operano gruppi terroristici come l’Isis o Al-Nusra, ma la fuga dal paese sarebbe ancora condizionata dalla presenza di un governo repressivo che non è però in grado di proteggerli dal terrorismo”. “Ogni siriano che fugge costituisce una perdita per il paese, indipendentemente dalle sue concezioni politiche o dai mezzi finanziari di cui dispone”. “L’anno scorso abbiamo avuto le elezioni presidenziali, molti siriani all’estero hanno pouto votare, particolarmente numerosi quelli fuggiti in Libano. I risultati, incontestabili, sono stati una disastrosa smentita di questa propaganda dei media occidentali”. “La propaganda contro il legittimo governo siriano assomiglia in modo più che sospetto a quella messa in atto contro la Russia per il conflitto in Ucraina. Putin, già osannato come amico dell’Occidente, di colpo è stato trasformato in un acerrimo nemico, degradato al rango di dittatore o di “nuovo Zar”, arrivato dal KGB (mentalità da sbirro) e mantenutosi al potere grazie a manovre antidemocratiche”. “Il fatto è che non si vogliono tollerare e considerare come partner (n.d.a.: sotto quel -si vogliono- si intendono chiaramente gli USA, anche se il loro nome non è mai pronunciato nell’intervista) stati sovrani e indipendenti, come Russia, Iran o Siria. Ci si vuole sbarazzare di singole persone per sostituirle con altre più ligie agli interessi altrui (n.d.a.: sempre agli USA si allude) che a quelli dei rispettivi paesi”.

hafez-al-assad-570x352 (1)Hafiz al-Assad

Alla domanda chi o cosa ha dato inizio alla guerra civile Bashar al-Assad risponde svicolando, il nome non lo vuole fare per ovvie ragioni: “Noi eravamo fortemente contrari all’invasione dell’Irak del 2003, perché eravamo ben consci delle probabili conseguenze che avrebbero potuto riversarsi anche sul nostro paese. L’IS si rafforzò in Irak a partire dal 2006, sotto la tacita protezione dei veri aggressori (n.d.a.: ancora di quelli si tratta), con il sostegno degli stati del Golfo, in modo precipuo del Katar e dell’Arabia Saudita, e con l’assistenza logistica della Turchia di Erdogan che dal punto di vista della mentalità è un Fratello musulmano. Lui pensa che l’aggravarsi delle crisi in Siria, Irak e Egitto sfocerà in un Sultanato, questa volta non più ottomano, ma dei Fratelli Musulmani, esteso dall’Atlantico al Mediterraneo e naturalmente guidato da lui”.

Al presidente siriano si può negare quel che si vuole, ma non la mancanza di conoscenza della situazione mediorientale. Il suo giudizio, per interessato che sia, è certamente più aderente alla realtà delle cose di quello dei fallimentari strateghi del Pentagono. O di quello di una Merkel e dell’UE che regalano 3 mrd di euro all’autocrate Erdogan per farsi aiutare a contenere l’invasione musulmana.

Gianfranco Soldati