La Redazione ringrazia Paolo Camillo Minotti per la traduzione dal tedesco di questo notevole articolo della Weltwoche.

Roger_Köppel_WeltwocheEcco perché serve l’iniziativa per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri
Appena tornato dalle feste, l’isterica propaganda contro l’iniziativa UDC per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri, ha fatto accelerare subito il battito del mio polso. Il tenore della campagna era: questa iniziativa danneggia la Svizzera e la sua economia. Un consigliere federale la definisce un’ “imposizione”. Alcuni giudici strepitano che, anche in caso di una sua accettazione, non applicherebbero mai l’iniziativa. Insomma: la Giustizia in lotta contro il Legislatore? Eppure quasi nessuno sembra scandalizzarsi di questo attacco frontale alla separazione dei poteri….

I critici dell’iniziativa si sbagliano. La Svizzera ha un problema con la criminalità di importazione. Più di sette detenuti nelle carceri su dieci sono stranieri, altri due su dieci sono molto probabilmente naturalizzati di recente.

Molto più della metà di tutti i reati più gravi che avvengono annualmente (dall’assassinio all’omicidio, dalla rapina alla violenza carnale, fino alla frode degli aiuti sociali) sono commessi da stranieri, benché gli stranieri rappresentino solo un quarto della popolazione svizzera complessiva. Gli stranieri sono cioè massicciamente sovrarappresentati nella realtà criminale che causa danno alla società.

Un altro aspetto irritante: i richiedenti l’asilo fanno solo lo 0,6 percento della popolazione residente in Svizzera, ma hanno commesso negli anni 2011-2014 ben il 9 percento di tutte le infrazioni del Codice penale registrate. Nessuno comprende perché un presunto perseguitato violi le leggi dello Stato che gli concede ospitalità. I richiedenti l’asilo che delinquono gettano il discredito pure sui rifugiati autentici e quindi indirettamente anche sulla nostra tradizione umanitaria di accoglienza dei profughi.

Nella Weltwoche abbiamo documentato “x” volte casi di delinquenti stranieri plurimi, che esercitano l’arte della violazione del diritto con una creatività quasi degna di ammirazione, senza che essi vengano mai (come succedeva un tempo) espulsi dal Paese.

Dall’abolizione nel 2006 del paragrafo sull’espulsione i giudici comprensivi trovano sempre nuovi cavilli per trattenere nel Paese i peggiori delinquenti, naturalmente a carico dei contribuenti. I delinquenti africani apprezzano le nostre prigioni, che sono per loro dei “centri di benessere” con dei menu molto variati.

La maggioranza delle cittadine e dei cittadini svizzeri ne ha abbastanza. Il 28 novembre 2010, nonostante una massiccia campagna di tutto l’establishment del paese, fu accettata l’iniziativa per l’espulsione dei criminali stranieri. L’iniziativa chiede che i delinquenti stranieri, che hanno commesso determinati gravi delitti, siano espulsi automaticamente. Ciò non è “governo della plebaglia”, come ha scritto invelenita e presuntuosamente la Aargauer Zeitung, ma un atto comandato dal buon senso.

Ora non si dovrebbe agire come se il popolo 5 anni fa non avesse saputo su che cosa votava. L’iniziativa per l’espulsione dei delinquenti stranieri, incluso l’automatismo, fu accettata. Un controprogetto presentato da C.F. e parlamento, che voleva vanificare questo automatismo, fu respinto nelle urne. La popolazione ha deciso nel senso che gli interessi delle vittime svizzere debbano essere tutelati maggiormente rispetto agli interessi dei delinquenti stranieri. Una maggioranza di cittadini considera eccessiva l’attuale indulgenza della nostra Giustizia nei confronti dei delinquenti. È un’opinione legittima in democrazia.

Il popolo ha però fatto i conti senza i suoi rappresentanti. Consiglio federale e parlamento si rifiutano di applicare quanto il popolo ha votato. Il progetto di legge di applicazione accettato lo scorso marzo dalle Camere contro il voto dell’UDC contiene nuovamente la clausola cosidetta dei “casi di rigore”; si potrebbe definirla il paragrafo di gomma. Questa clausola dà in mano ai giudici uno strumento in più per dichiarare quasi ogni caso come un “caso di rigore” e evitare in tal modo l’espulsione. È proprio questa arbitrarietà che i cittadini elettori non volevano.

L’iniziativa per l’attuazione non è affatto un attacco alla civiltà come si afferma. Essa vuole solo applicare quanto da lungo tempo è stato deciso. Il giudice federale Thomas Stadelmann (PPD) ha scritto in un giornale che accettare la condanna penale automatica senza verifica del caso singolo significherebbe farci ripiombare in una situazione come quella tedesca sotto Hitler. Ma in quale pianeta vive questo giudice? Nei casi di massicci eccessi di velocità nel traffico stradale, oppure nel campo delle residenze secondarie nelle Alpi, da tempo si sentenzia e si condanna automaticamente e senza valutazione delle particolarità del singolo caso (anche da parte del Tribunale federale).

Il giurista laureato ad Harvard e consigliere agli Stati Andrea Caroni (PLR) recentemente ha voluto far colpo con il seguente esempio: con l’espulsione automatica rischierebbe di venire espulso brutalmente anche quello straniero che “sgraffigna” una mela dal giardino del vicino di casa, se egli era già stato precedentemente condannato. Forse si deve aver frequentato una università americana di élite per esternare una simile sciocchezza. Il consigliere agli Stati Caroni è pregato di citarmi un solo caso concreto, nella storia giudiziaria svizzera di questi ultimi decenni, nel quale il furto intenzionale di una mela (o anche di più mele) dal giardino del vicino abbia condotto a una condanna cresciuta in giudicato.

Perché la maggioranza del parlamento di Berna (incluso il Consiglio federale) non vuole espellere i delinquenti stranieri, come voluto dal popolo? Molti politici si prostrano di fronte al diritto internazionale. Si teme di avere grane con Bruxelles, nel caso dovesse venire rispedito nell’UE in specie qualche condannato proveniente dai Paesi dell’Est europeo. È spesso semplicemente più comodo non applicare le decisioni popolari, anziché cercare di applicarle correttamente.

Non c’è bisogno di essere un esperto criminologo per capire una semplice verità: la nostra giustizia penale ha un effetto più invitante che dissuasivo nei confronti di molti delinquenti che provengono da tutt’altre culture. Non vogliamo nemmeno immaginarci a che cosa va incontro un arabo, se egli nel suo Paese commette una violenza sulle persone o una rapina. Il nostro sistema penitenziario ha per contro ai suoi occhi un aspetto quasi paradisiaco.

Anche per questo motivo è ragionevole trattare con più rigore i criminali stranieri che quelli svizzeri. Ciò che è uguale si deve trattare in modo uguale, ciò che è diseguale però in modo diseguale. Le espulsioni dissuadono dal venire a delinquere nel nostro Paese (o dissuadono dal venirci tout court). Esse procurano più sicurezza e meno criminalità.
Entrambe le cose sono nel miglior interesse della Svizzera e della sua economia.

Roger Köppel, direttore della Weltwoche e consigliere nazionale UDC