Frapolli yL’inizio del 2016 ha segnato per il nostro Cantone un ulteriore rallentamento economico, visibile agli occhi di tutti. La situazione venutasi a creare in Ticino rispecchia da una parte la diminuzione della fiducia dei clienti, cosi come la scemata propensione agli acquisiti per l’attuale incertezza che regna in quasi tutti i settori.

Soluzioni facili ed immediate non ce ne sono, anche perché se vi fosse una ripresa economica di certo non riporterà il nostro mercato ai vecchi albori e non toccherà più i medesimi settori che hanno beneficiato di una grande espansione negli ultimi decenni, penso in primis al mondo della finanza.

Anche in passato abbiamo subito e vissuto situazioni economiche negative, ma il problema è stato risolto facendo leva sui consumi interni e di riflesso mettendo delle barriere a tutto ciò che proveniva dall’estero. Oggi l’applicazione di un sistema protezionistico non avrebbe senso, dal momento che in un mercato mondiale globale, sempre più dominato dal commercio online, non ha senso ragionare in un’ottica isolazionista. Abbiamo anche assistito a diverse proposte di sgravi fiscali, dove è lecito porsi la domanda: ma in un secondo tempo i soldi come verranno utilizzati? Sarà creato un valore aggiunto per la Svizzera? E per il Ticino?

Mi sono chiesto quale potrebbe essere una soluzione di rapida applicazione, che porterebbe alla parziale ripresa dei consumi locali e nazionali. A mio avviso l’unica strada percorribile è quella della defiscalizzazione, totale o parziale, dei consumi interni. Ovvero la possibilità di detrarre dal reddito tutti i consumi effettuati sul suolo elvetico. Questo porterebbe sicuramente alla diminuzione della spesa all’estero e più in generale alla diminuzione dell’attrattività di spendere oltre confine il reddito generato in Svizzera.

Ci sarebbe una diminuzione immediata delle entrate fiscali per lo Stato, da un punto di vista dei singoli privati, ma tale lacuna verrebbe compensata dall’aumento delle tasse a carico delle aziende – che in ogni caso aumenterebbero le loro entrate – e dal fatto che l’economia in generale ne trarrebbe un beneficio a medio lungo termine: in particolare il mercato del lavoro e quello dei servizi potrebbero essere rilanciati.

Continuando invece nella direzione sulla quale si è incanalata la nostra economia, senza apportare i dovuti accorgimenti, vi sarebbe un ulteriore impoverimento dei cittadini, delle aziende locali e non da ultimo anche dello Stato. Oltre all’aspetto puramente monetario non va trascurato il fenomeno in costante crescita che vede il nostro Paese dipendere dall’estero, sotto la spinta delle élite politiche. Questo fenomeno potrebbe con il tempo rendere incapaci i singoli Stati di provvedere autonomamente al proprio sostentamento di base in possibili periodi di crisi. Non è da sottovalutare inoltre il rischio concreto di finire sotto il controllo totale o almeno parziale delle società multinazionali.

Viviamo in un periodo storico di crisi, urge pertanto agire alla svelta proponendo lo sgravio dei consumi interni, mantenendo le competenze di base a livello locale e nazionale, per avere il cosiddetto piano B, nel caso in cui ce ne fosse veramente bisogno.

Gianmaria Frapolli
Candidato al Municipio di Lugano e Deputato in GC