Io mi faccio sempre le domande più banali (sono famoso per questo) e allora mi chiedo: che cosa succederà se – contro il parere di un tale eletto, colossale e bulgaro schieramento di laureati, magistrati, filosofi, eccetera – il popolo sovrano dovesse partorire un SÌ ? Sarebbe, come minimo, terribilmente imbarazzante.

Io, un po’ come tutti, vado a spasso per il web. Ho trovato su Gas Social (il blog di Mordasini) un articolo dell’avv. Bruno Balestra, già procuratore generale, intitolato “Da ex magistrato dico NO”. Era accompagnato da questa precisa immagine (che certissimamente Balestra non ha fornito né richiesto).

Non per accusare, ma per mostrare concretamente a quali estremi assurdi e a quali abusi si possa arrivare.

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Osservando da lontano, con le possibilità offertemi dal computer, dalle tre televisioni parastatali e dai due quotidiani sottocenerini, la campagna concernente l’iniziativa UDC-SVP per l’espulsione obbligatoria di criminali colpevoli di gravi e/o ripetute infrazioni al codice penale, mi domando se sogno o son desto. In Svizzera ci sarebbe una vastissima maggioranza di politici di livello esecutivo e legislativo, di giornalisti, di rappresentanti del mondo dell’economia, addirittura 120 professori universitari di diritto che firmano a loro eterna gloria un manifesto, una vastissima maggioranza, dico, che accetta senza battere ciglio che un innocuo automobilista colto dal radar alle tre di notte su una deserta autostrada a 200 km all’ora venga automaticamente schiaffato in carcere per un intero anno e privato del permesso di guida per ulteriori due anni e che si ribellano invece, indignati, nauseati e furenti all’idea che soldatiun criminale d’importazione, condannato con giudizio inappellabile dei nostri tribunali per gravissime infrazioni al codice penale, debba essere automaticamente espulso. Quale cogente motivo può indurre questa moltitudine di indignati oppositori di un’iniziativa popolare a così esorbitanti prese di posizione? Solo il fatto (che non vale per l’automobilista imprudente di cui ho appena detto) che l’iniziativa non prevede che a validare l’espulsione debba essere un giudice che valuterà caso per caso, con il potere di annullarla in caso di inconvenienti di varia e grave natura che potrebbero ricadere sulla famiglia del criminale o su terze persone. Un’obliterazione, quella dell’iniziativa, probabilmente voluta per non lasciare l’ultima parola ai giudici, come conseguenza di deludenti, incomprensibili decisioni recenti di nostri tribunali. Un’altra possibile spiegazione delle ragioni di questa strabiliante opposizione all’iniziativa UDC-SVP potrebbe essere di natura umanitaria: che un asilante criminale, posto di fronte alla scelta del ritorno nel paese di provenienza o al soggiorno nelle nostre prigioni che lui considera alberghi a 5 stelle, preferisca quest’ultima soluzione è logico e naturale. Negargli questa possibilità sarebbe quindi contrario alla legge della buona accoglienza che deve imperare in un paese politicamente corretto.

Un giudice federale popolare-democratico, Thomas Stadelmann, è giunto fino a statuire che la punizione «automatica» prevista dall’iniziativa significherebbe per la Svizzera la ricaduta nelle condizioni della Germania sotto Hitler. Un consigliere agli Stati liberale-radicale appenzellese, di chiara provenienza ticinese (grande famiglia originaria di Rancate) non si è sentito in obbligo di correggersi per aver affermato, in un dibattito televisivo, che se l’iniziativa venisse approvata dal popolo anche un asilante pregiudicato che rubasse una mela nell’orto del vicino di casa dovrebbe automaticamente venir espulso. Inutile la richiesta, che gli ha rivolto Roger Köppel sulla Weltwoche, di citare anche un solo caso di un ladro di una mela, o anche di polli, che sia stato condannato da un tribunale in Svizzera.

Il fatto che le prigioni svizzere siano sovrapopolate da stranieri, quasi il 70%, con due terzi del rimanente 30% che sono ospiti di recente naturalizzazione, non sembra minimamente preoccupare la «vastissima maggioranza» di cui sopra. Un dato di fatto che preoccupa invece, moltissimo, il popolo svizzero, che non mancherà, il prossimo 28 febbraio, di dar corpo alla sua volontà di proteggere prima gli interessi delle vittime, svizzere o residenti che siano, di quelli di criminali d’importazione più o meno recente.

Che il popolo svizzero voglia espellere questi criminali può essere dato per accertato. Posso solo auspicare che non si lasci impaurire dallo schiamazzo dei troppi benpensanti che vediamo all’opera.

Gianfranco Soldati

(articolo pubblicato sul CdT e riproposto con il consenso dell’Autore)