terra_zoom--620x420(fdm) La chiave di questo breve pezzo l’ho evidenziata, ed è (a mio parere) questa: “Quindi non vi è il diritto di migrare dove si vuole”. Ma è proprio ciò che la Sinistra Buonista giunge a negare. Così come – coerentemente – nega che si debba/possa distinguere tra rifugiato e migrante economico.

“Wir schaffen das!” scandiscono entusiasti in coro. Ma noi, il nostro Paese, la nostra società, siamo vicinissimi al punto di non ritorno. 

precipizioCaro Rojic, non vivo sul pianeta delle scimmie, ma sul pianeta Terra che è abitato da tanti popoli con svariate culture e tradizioni. Il punto è il seguente: non è vero che l’iniziativa per l’attuazione sarebbe discriminatoria nei confronti degli stranieri siccome prevede l’espulsione obbligatoria per coloro che sono stati riconosciuti colpevoli di determinati reati. Sarebbe discriminatoria se essa postulasse che, a uguale delitto, allo straniero vada comminata una pena di una volta e mezza… allora sì che saremmo di fronte a un’assurdità.

Al contrario, che il delinquente straniero venga respinto e lo svizzero no, non può essere ritenuto discriminatorio. Ovviamente il cittadino svizzero non lo possiamo espellere, anche se lo volessimo (perché mai infatti gli Stati esteri dovrebbero accettare un cittadino svizzero da noi espulso?). Un cittadino estero, per contro, a mio modo di vedere è ovvio e naturale che possa essere espulso se ha commesso un reato. Ogni Paese dovrebbe essere responsabile dei propri “ressortissants” e, per quanto mi riguarda, non vi è un “diritto” universalistico a spostarsi dove ci pare e piace: occorre sempre rispettare le regole del Paese dove si va, ovvero ci si può andare solo se le leggi e la gente di quel Paese accettano di ospitarmi.

Quindi non vi è il diritto di migrare dove si vuole; forse gli utopisti internazionalisti come Rojic pensano che esista tale diritto. Per me non esiste. È una facoltà, quella di migrare, che è sempre subordinata ad alcune condizioni: le leggi sull’immigrazione del Paese ospitante, le necessità della sua economia, il dovere di integrarsi nel Paese ospitante e di provvedere al proprio sostentamento, ecc.. A maggior ragione, poi, nessuno ha il “diritto” di andare a delinquere dove più gli aggrada pretendendo – solo perchè ha abitato qualche anno lì – di non poter essere espulso nel suo Paese di provenienza…

Paolo Camillo Minotti