Vernissage sabato 9 aprile

Piero Giunni nasce a Villa Cortese nel 1912. Dopo aver lavorato ancora adolescente come pittore e decoratore studia prima all’Accademia di Belle Arti di Brera, seguendo i corsi di Achille Funi, Aldo Carpi e Carlo Carrà, e in seguito a quella di Venezia. Il suo esordio con una mostra personale ha luogo nel 1949 presso la Galleria Annunciata di Milano e due anni dopo partecipa alla Quadriennale romana, dove un suo dipinto viene notato dal critico Roberto Longhi. Nel 1956 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove ottiene il premio “per un giovane artista”. Da quel momento la sua presenza nel panorama dell’arte italiana contemporanea subisce un notevole incremento, come è testimoniato dalla sua costante partecipazione alle più importanti manifestazioni nazionali e dall’interesse dei nomi più autorevoli della critica d’arte italiana.

Piero Giunni xDa segnalare sono anche i numerosi riconoscimenti ricevuti da Giunni, dal premio del 1956 alla Biennale di Venezia a “La Ginestra d’oro del Conero” del 1979. A Lugano ha esposto presso la Galleria d’Arte La Colomba nel 1986 e nel 1988. La sua pittura, inizialmente legata alla figuratività nelle vedute veneziane dei primi anni Quaranta, evolve verso l’astrattismo, accostandosi negli anni Sessanta alla poetica della corrente Informale europea. Piero Giunni scompare a Bondone il 30 giugno del 2000.

Nell’ambito della mostra “Informali” che sarà inaugurata sabato 9 aprile 2016 alla Galleria d’Arte La Colomba a Viganello, sono esposti alcuni suoi dipinti.

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Di Piero Giunni è stato scritto:

«rivelando un comportamento di lotta contro il presentimento della morte della pittura, contro la sua anche troppo rapida obsolescenza, Giunni ha colto un valore implicito a quella ineffabile sensazione: nei suoi dipinti sembra soprattutto protagonista un’intensa metafora della “pittura”, sartiame che regge, consunto e piegato, un ultimo naviglio disperato passato per molte secche»

(Elda Fezzi, Monografia Materia e memoria, 1975)

«la natura è aggredita di fronte […] entro poche misure, semplici, schiette, grandiose, l’occhio si tuffa entro una vertigine di spazio, ma i sensi premono da vicino sulla parete visiva»

(Arcangeli nel primo di una lunga serie di testi sul pittore, 1956)