Dal “caso Erdogan” al Ticino

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La questione islamica è sempre all’ordine del giorno. Per alcuni “politicamente corretti” può trattarsi di una “fissazione” o di un’ “ossessione”. Non è questa però la nostra opinione: la questione islamica incombe su di noi.

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INTERROGAZIONE AL CONSIGLIO DI STATO

La diffusione dell’integralismo islamico in Svizzera rappresenta un serio problema, sia di sicurezza che di ostacolo all’integrazione. Vi sono moschee e centri islamici in cui si predicano idee incompatibili con i nostri valori fondanti. Eclatante è il recente caso di due ragazzi che nel Canton Basilea si sono rifiutati di stringere la mano alle docenti e il cui padre è un imam, che compie le sue prediche in una moschea da cui si lancerebbero attacchi agli “infedeli”. Uno dei primi passi, per intraprendere il processo di radicalizzazione, è proprio il frequentare moschee da cui si diffondono, spesso in lingua araba, idee fondamentaliste. Opache sono le informazioni relative ai finanziamenti di moschee e centri islamici: c’è il rischio tangibile che governi esteri, che aderiscono all’integralismo islamico, abbiano interesse a diffondere in Svizzera (e nelle nazioni occidentali) l’islam politico e militante.

Infatti, la SonntagsZeitung del 17.04.2016 riporta che il Governo turco di Recep Tayyip Erdogan finanzierebbe in Svizzera 35 luoghi di culto e donerebbe denaro, materiale e personale a imam, moschee e centri islamici. A Zurigo sarebbe attiva una fondazione, legata al governo turco, che sovvenzionerebbe una cinquantina di associazioni e promuoverebbe la presenza in Svizzera di imam d’importazione, legati all’islam salafita. Secondo il reportage del giornale, i finanziamenti del governo turco sarebbero finalizzati alla diffusione dell’integralismo islamico in Svizzera, con prediche anti occidentali e propaganda fondamentalista (come gli “inviti” alle donne ad indossare il burqa), che mettono in serio pericolo la nostra sicurezza, impediscono l’integrazione e incentivano la nascita di società parallele governate dalla Legge islamica (Sharia). Inoltre, ciò rappresenterebbe una grave ingerenza di un governo straniero. Pertanto, al lodevole Consiglio di Stato chiediamo:

1) Quante moschee, centri islamici e associazioni islamiche vengono finanziate in Ticino dal governo turco e da fondazioni ad esso legate?

2) Quali altri governi esteri finanziano in Ticino moschee, centri islamici e associazioni islamiche?

3) Come valuta il Governo il finanziamento estero di moschee e centri islamici?

4) Il Governo intende adoperarsi affinché vengano vietati in Ticino finanziamenti esteri alle moschee, agli imam e alle organizzazioni islamiche?

5) Quanti sono in Ticino gli imam (e i loro collaboratori) che sono dipendenti pubblici turchi, i cui stipendi vengono pagati dal Dipartimento per gli affari religiosi del governo turco o da enti ad esso collegati?

6) Quanti sono in Ticino gli imam (e i loro collaboratori) d’importazione, giunti in Svizzera per conto del governo turco o di associazioni o fondazioni ad esso collegate?

7) Il Governo non ritiene opportuno imporre l’obbligo agli imam di esprimersi, nelle prediche e nelle manifestazioni religiose, esclusivamente in lingua italiana o in un’altra lingua nazionale, al fine di permettere un miglior controllo riguardo all’ordine pubblico?

8) Il Governo ha intenzione di compiere ispezioni e verifiche nelle moschee e nei centri islamici, al fine di accertare che gli imam aderiscano ai valori fondanti del nostro paese e alle leggi che lo reggono (tra cui la Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici) e che non compiano attività di propaganda fondamentalista?

Boris Bignasca
Deputato della Lega al Gran Consiglio