Una risposta ai Verdi del Ticino

Modenini 2zLa tassa di collegamento sarà pagata dai cittadini ticinesi e residenti. Sì formalmente è a carico dei proprietari dei fondi con almeno 50 posteggi, ma è lo stesso Consiglio di Stato nelle sue dichiarazioni ad ammettere il contrario e cioè che la tassa di collegamento la pagheremo tutti noi. Se la pagassero i proprietari dei fondi il lavoratore e il consumatore non sarebbero incentivati a ridurre l’uso dell’automobile. Inoltre, se la pagassero i proprietari dei fondi pagherebbero allo Stato meno imposte e dunque lo stesso Stato non incasserebbe 18 milioni di franchi bensì meno, probabilmente attorno ai 14 milioni. I proprietari dei fondi sarebbero quindi costretti a ribaltare la tassa di collegamento sui dipendenti e i consumatori. Per un lavoratore il maggiore costo sarà di circa 100 franchi al mese. E’ giusto che chi abita in valle e non ha mezzi pubblici ed è quindi costretto a usare l’auto paghi una nuova tassa (anzi è un’imposta)? Ma al di là dei tanti motivi che vi sono per respingere la tassa di collegamento e che verranno discussi durante la campagna vi sono perlomeno due aspetti di fondo che vanno evidenziati. Il primo è dato dal fatto che in Ticino, a differenza di tutti gli altri cantoni svizzeri, si vuole prelevare una nuova tassa per finanziare un determinato compito mentre nel resto della Svizzera i cittadini pagano già le imposte ordinarie e con quelle lo Stato finanzia i propri compiti. Il secondo è per me legato a una battaglia di libertà che tutti più o meno dovrebbero combattere: se passa la tassa di collegamento il Governo e Il Parlamento si sentiranno autorizzati a proporre nuove tasse e imposte per finanziare compiti esistenti e nuovi compiti. Un giorno magari due coniugi anziani che occupano un appartamento di 4 locali e mezzo verranno tassati perché occupano una superficie che lo Stato avrà giudicato eccessiva. E’ questo che vogliamo? Vogliamo uno Stato che ci sorveglia e ci comanda dalla culla alla morte? Per me questa è una battaglia di libertà e non posso che augurarmi che le cittadine e i cittadini vogliano comprendere sino in fondo questa sfida. E voglio pure augurarmi che un partito politico come il PLR sappia e voglia ancora combattere per la libertà.

Stefano Modenini, direttore AITI