Kissinger xIn una sua biografia scritta dallo storico Niall Ferguson, docente a Harvard, Henry Kissinger, classe 1923, consigliere privato di John F. Kennedy (santificato dai media occidentali, ma anche lui con parecchi scheletri nell’armadio, come praticamente tutti i presidenti USA) e poi di Lyndon Johnson (descritto come più alcolizzato di Boris Nikolaevic Eltsin, roba da delirium tremens), responsabile primo dell’insensata guerra nel Vietnam, dichiara di aver molto imparato da Richard Nixon, il presidente costretto alle dimissioni da uno scandalo politico di intercettazioni in casa altrui (cosiddetto “Watergate” del 1972).

Singolare mi sembra la constatazione che adesso tutti i presidenti americani, invece di essere costretti alle dimissioni se colti con le mani nella marmellata ad origliare alle porte in casa altrui, convivono sani, vegeti ed ilari in stato di permanente, continuo e duraturo spionaggio. Spiano e continuano a spiare, in proposito non ho dubbi, perfino la loro più fedele vassalla (stavo per scrivere serva, un epiteto che la Signora Merkel non merita). L’idea di dimissionare, dopo esser stati colti a più riprese con le mani nella marmellata neppure sfiora la mente di questi presidenti degli ultimi decenni, pensano piuttosto a come farsi rieleggere se sono alla prima legislatura.

Nixon_edited_transcriptsGiudicare l’intelligenza di un uomo politico ad alto livello per un comune mortale è cosa quasi impossibile. Il giudizio sarà sempre basato, in buona parte, su apparenze. Comunque sia, sono personalmente convinto che Nixon sia stato il presidente USA più intelligente del secondo dopoguerra. Sono anche convinto del fatto che non si diventa politici di alto livello senza un’adeguata dose di cinismo. Nixon però di cinismo ne aveva troppo, cosa che gli è costata una fine ingloriosa.

CarterPiù facile, anche per un comune mortale, è invece il giudizio sulla scarsa intelligenza di un politico di alto livello. Campione indiscusso di tutti i presidenti USA del secondo dopoguerra da questo punto di vista è stato senza ombra di dubbio Jimmy Carter.

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Eccoli di nuovo, i rieccoli. Ci propinano nientepopodimeno che i “Panama Papers”, grazie all’opera inde fessa di 400 giornalisti (numerus clausus, dal 400 in su i candidati vengono respinti, possono essere ammessi solo se un eletto è attinto da prematura dipartita), tutti maschi geneticamente accertati (“xy”), diretti da una Signora con cromosomi a due “x” (se gli “x” sono tre si è geneticamente minus validos, come dicono gli spagnoli, e non si possono dirigere con pugno di ferro nel guanto di velluto 400 giornalisti impegnati in estenuanti ricerche in quel di Panama, dove le zanzare con relativa malaria e di febbre gialla sono più che mai in agguato.

soldatiPiù di 13 milioni sarebbero i dati (l’ingente bottino) raccolti dai 400 solerti giornalisti. Danneggiati nell’immagine e (forse) anche nelle finanze, per i problemi con il fisco che tutti gli altri galantuomini presenti nelle stanze dei bottoni vogliono sin d’ora mettere all’opera, sono politici, industriali, ricconi e sportivi di alto livello. Come ciliegina sulla torta hanno perfino collocato una sbalordito e allibito Jarno Trulli, che cotanta celebrità mondiale non se l’era guadagnata neppure con una decennale messa a rischio della vita sulle piste di F1 di tutto il mondo.

Guarda caso, tra i detentori degli ingenti capitali messi al sicuro dal fisco figurano, ma è proprio un malaugurato caso, Putin e alcuni alti dirigenti cinesi, proprio quelli che tanto stanno sullo stomaco ai nostri amici americani. Amici che in fatto di cristallina onestà non arretrano neanche di fronte all’autolesionismo, prova ne sia il fatto che tra le sedi dei “nascondigli” che hanno scovato c’è anche il Wyoming, che ha come capitale Cheyenne, un nome che fa tenerezza, perché evoca una tribù di quegli indiani così ben integrati dai loro (non nostri) amici anglo-sassoni.

Alla storiella dei 400 giornalisti che indagano, diretti dalla solerte direttrice, possono naturalmente credere solo i cerebrolesi. Ma anche questi ultimi sanno che in grado di raccogliere documentate informazioni sui conti “messi al sicuro” di milioni di cittadini delle più diverse nazionalità presenti sulla terra ci sono solo i servizi di informazione americani, con NSA e CIA in prima linea (ma di questi servizi ne sono conosciuti almeno una dozzina, e quanti siano in realtà a me non è dato sapere, e neppure a te, amico lettore). Servizi che del resto conoscono tutti i conti, anche di quelli che pagano tutte le tasse.

Il fine ultimo dello pseudo scandalo dei “Panama Papers” è la destabilizzazione di Putin e degli alti dirigenti cinesi. Il povero presidente islandese ha fatto la fine di un pidocchio sotto il piede di un elefante. Non so se era amico degli americani, se lo era sono convinto che ha cambiato idea.

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Il diritto internazionale è quel diritto che non esiste nei rapporti internazionali, dove contano solo forza e interessi. Viene messo in pratica solo nei paesi democratici (democrazia diretta) o quasi democratici (democrazia rappresentativa), da parte di governi che vogliono imporre le loro decisioni ai propri cittadini recalcitranti.

Gianfranco Soldati