Michael Sfaradi, giornalista israeliano residente a Tel Aviv, sarà a Lugano domenica 22 maggio (ore 18) all’Hotel Dante per presentare il suo ultimo libro.

 Nell’attesa di incontrarlo, riproponiamo ai lettori di Ticinolive e a tutti gli interessati questo notevolissimo pezzo.

Sette anni fa

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Quello che non si deve sapere

Il compianto Indro Montanelli diceva che i giornalisti sono ‘I cani da guardia della democrazia’, e su questo punto, soprattutto ora che a guardia della democrazia abbiamo cani di peluche e di cartone capaci solo a mistificare quello che non si può nascondere e a nascondere tutto il resto, è impossibile dargli torto. Basandosi su questo principio non si può non notare che gran parte dei giornalisti abbiano sviluppato i talenti circensi diventando degli abili giocolieri della parola. Riescono così a cambiare i fatti a favore dei soliti noti riuscendo, neanche Houdini sarebbe stato altrettanto bravo, a invertire vittime e colpevoli. Si tratta di un incredibile gioco di propaganda politicamente corretta e molto ben allineata al pensiero comune che vuole, e vuole imporre, un mondo o tutto bianco o tutto nero dove chi deve avere sempre ragione continua ad averla anche quando ha torto. Ma il mondo grazie a Dio non è in bianco e nero ma fatto di tanti colori e tante sfumature.

La Svezia e le sue nuove regole

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Per cui in Svezia, nell’anno di grazia 2016, anche se la lettera è stata diramata il 15 settembre 2015 subito dopo il festival “We are Sthlm” durante il quale decine di ragazze vennero molestate senza che l’addetto stampa della polizia ne desse adeguata notizia, la polizia non potrà più diffondere informazioni relative all’aspetto fisico, alla nazionalità o all’etnia dei sospettati di reati per non fomentare speculazioni razziste. Quest’ordine è una scelta controversa che ha provocato l’apertura di un’inchiesta ufficiale da parte del governo svedese, inchiesta di cui probabilmente non sapremo mai i risultati. Il provvedimento, che è stato diramato con una direttiva interna, proibisce agli inquirenti di divulgare alla stampa dettagli chiave come quelli relativi ad “etnia, nazionalità, colore della pelle ed altezza” dei sospetti. In altri momenti storici una decisione del genere avrebbe innescato una levata di scudi la cui eco sarebbe rimbalzata in ogni angolo d’Europa e avrebbe riempito le prime pagine dei quotidiani di tutto il continente, invece, a parte poche righe apparse in ordine sparso per mero dovere di cronaca e qualche piccolo articolo senza tante pretese relegato nelle pagine interne, agli svedesi, di fatto, viene negato il diritto di sapere cosa accade a casa loro e soprattutto chi ne è il responsabile. Un diritto che viene così cancellato in sordina da una circolare firmata dal capo della Polizia, e tutto questo accade in Svezia, la mamma del premio Nobel, non in una dittatura sudamericana. Da giornalista libero questa censura preventiva oltre a farmi chiedere che fine abbiano fatto le libertà in generale e quella di stampa in particolare mi fa sorgere una serie di domande le cui risposte sono davanti agli occhi di tutti, basta aprirli. Come mai proprio nelle nazioni scandinave dove per mentalità il sesso è sempre stato libero al punto che trovare una donna consenziente è molto più facile che altrove il numero delle violenze sessuali è salito di oltre il 130 % negli ultimi tre anni? Senza voler fomentare alcuna speculazione razzista non è che forse questo aumento di stupri di giovani donne è per caso collegato alla massiccia immigrazione di uomini che arrivano dall’Africa e dal Medioriente portandosi dietro mentalità e modi di fare che difficilmente riescono ad andare d’accordo con quelli delle popolazioni autoctone? Pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca per cui visto che fino a oggi non c’era mai stata la necessità di censurare nell’informazione l’etnia, la nazionalità e il colore della pelle,(per quello che riguarda l’altezza si tratta di un mistero nel mistero) dei sospetti si voglia maldestramente coprire che proprio i nuovi immigrati si sono macchiati di questi crimini che fino a pochi anni fa erano praticamente sconosciuti? Il dirigente che ha firmato questa circolare lo sapeva o no che impedendo la circolazione delle informazioni ha di fatto confermato proprio quello che tutti sanno o sospettano, e cioè che sono proprio le donne europee le prime che pagheranno caro il prezzo di quest’immigrazione forzata? Visto che già dal 2010 il governo svedese non è più in grado di garantire la sicurezza ai suoi cittadini di religione ebraica, il sindaco di Malmoe dopo ripetuti attacchi antisemiti portati da nuovi immigrati islamici aveva consigliato i pochi cittadini ebrei di trasferirsi a Stoccolma, sarà ora in grado di difendere le sue donne o le sacrificherà sull’altare del ‘politicamente corretto’? Potranno le bionde bellezze nordiche continuare a far sognare gli uomini di tutto il mondo o verranno relegate dentro vestiti che sono prigioni in base a usi e costumi ancora semisconosciuti ai popoli europei? Anche su questo sarà il tempo a dire la sua.

Problemi in Germania

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Stupri e violenze nei confronti delle donne da parte degli arabi non sono una cosa nuova e l’esempio, a tutt’oggi più eclatante, è quello che abbiamo visto a Colonia, e in altre città tedesche, durante il veglione di Capodanno. Infatti in base a testimoniante raccolte a caldo, e poi prontamente nascoste, nella città tedesca per la prima volta è stato portato a termine in Europa il TAHARRUSH GAMEA. Molti di voi non sanno di cosa si tratta per cui una spiegazione è doverosa. Il TAHARRUSH GAMEA è una sorta di barbarie che viene perpetrato nei confronti di donne indifese che per il loro atteggiamento o per il loro modo di vestire non sono degne di rispetto, va dalle semplici molestie al vero stupro di gruppo. Questo termine divenne famoso durante la Primavera Araba, quando alcune donne vennero stuprate o molestate durante le manifestazioni. La pratica nasce in Egitto e i primi attacchi di questo tipo furono fatti al Cairo in Piazza Tahrir. Consiste nel creare tre cerchi di uomini intorno alla vittima ‘prescelta’, il primo cerchio ne abusa, il secondo guarda e il terzo distrae i passanti. Per i fatti di Colonia le denuncie di molestie, rapine, abusi sessuali di vario tipo e stupri sono centinaia, ma le prime notizie di tutto ciò apparvero sulla stampa tedesca solo dopo 48 ore dai fatti, mentre in Italia addirittura a distanza di quattro giorni. Anche in questo caso abbiamo visto una sospensione della notizia, bisognava probabilmente dare del tempo prezioso a tutti quelli del ‘politicamente corretto’ e del ‘siamo tutti fratelli’ per studiare una difesa d’ufficio degli assaltatori e stupratori. Il sindaco di Colonia Henriette Reker subito dopo le aggressioni aveva annunciato la pubblicazione di un opuscolo con linee guida, una specie di ‘codice di comportamento’, per prevenire le aggressioni, come quelle avvenute nella notte di Capodanno, dove si raccomanda alle donne di tenersi lontane dagli estranei nei luoghi pubblici , di non isolarsi, di chiedere subito aiuto a un passante in caso di molestie o di chiamare la polizia. Anziché cercare i colpevoli dei reati, arrestarli e buttare la chiave della cella, il sindaco crede sia giusto che siano le donne a doversi mettere in condizione di non essere stuprate, in breve di non ‘cercarsela’. Non è difficile immaginare che presto vedremo le donne tedesche che non vogliono ‘cercarsela’ girare in strada con il capo velato o dentro qualche burka, con tanti saluti a quaranta anni di femminismo militante. Questa è una nuova versione del ‘trucco’ delle tre carte, da troppo tempo politici e giornalisti fanno lo stesso gioco e chi ne farà probabilmente le spese sarà la libertà individuale di ogni europeo. Il sindaco dice anche di rivolgersi alla polizia, certo, la polizia è importante, tanto importante che la mattina del primo gennaio 2016 il capo della questura di Colonia nel suo rapporto sulla nottata annotava che tutto si era svolto in ordine e tranquillità, e andando addirittura oltre la circolare dei colleghi svedesi anziché nascondere i colpevoli ha direttamente insabbiato i reati perpetrati con la speranza che una volta smaltita la sbornia le dolci valchirie si fossero dimenticate di tutto.

USA e Iran si è sfiorata la tragedia

Sfaradi 4 Iran-image-1-1024x647ySfaradi 5Ma se gli stupri di gruppo sono una cosa che dovrebbe far seriamente riflettere sulle politiche fin qui adottate e sul destino del vecchio continente, c’è stata anche una notizia importantissima proveniente dal Golfo Persico inizialmente nascosta che poi, una volta venuta alla luce, è stata secretata in molte sue parti, ma andiamo con ordine. Proprio mentre il Presidente Usa Barak Hussein Obama teneva il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione due barche leggere della marina statunitense che navigavano tra il Kuwait e il Bahrain venivano bloccate dai Pasdaran della rivoluzione iraniana con l’accusa che avessero oltrepassato il confine della acque territoriali e i militari americani venivano fatti prigionieri. Si è trattato di una prigionia durata poche ore ma che ha avuto un enorme significato simbolico perché mentre il Presidente parlava alla nazione il Dipartimento di Stato faceva di tutto per evitare l’ennesima situazione imbarazzante. Anche se alla fine i militari sono stati liberati e le barche riconsegnate a distanza di qualche ora la televisione iraniana ha cominciato a trasmettere i filmati e le fotografie dei militari Usa legati e in ginocchio davanti alle armi imbracciate dai Pasdaran. Per il presidente degli Stati Uniti si è trattato dell’ennesimo schiaffo e a conferma di questo c’è il filmato dei capi di stato maggiore delle forza armate statunitensi che durante il discorso di Obama sono rimasti immobili e non hanno mai battuto le mani.

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Come schiaffo non è stato il primo e anche se manca poco tempo alla sostituzione dell’attuale amministrazione c’è da credere che non sarà l’ultimo. Eppure in otto anni Barak Hussein Obama oltre ad essere riuscito a sconvolgere gli equilibri mondiali, distruggendo le alleanze che gli USA avevano coltivato in decenni di politica estera nella vana speranza di aprire il dialogo con coloro che hanno sempre visto gli Stati Uniti come un nemico, era anche riuscito a firmare e a far firmare all’Europa l’accordo sul nucleare iraniano che annullando le sanzioni permetteva a Teheran sia di ricominciare i commerci con il mondo intero sia di continuare, anche se a velocità ridotta, la rincorsa verso l’arma atomica. Nonostante questo è stata proprio l’Iran a giocare un brutto scherzo, uno scherzo che poteva costare davvero caro perché quello che in occidente la gente ignora è che nelle ore del sequestro dei marinai americani si è rischiata, in un’escalation senza precedenti, una guerra tra Stati Uniti ed Iran nel Golfo Persico. A prescindere dalle versioni ufficiali e dalle fotografie dei marines sequestrati da Teheran, foto che rappresentano una vittoria propagandistica di proporzioni assolute, quello che si ignora è che secondo voci di corridoio che rimbalzano da molte ore al momento confermate soltanto dal comandante della marina iraniana ammiraglio Ali Fadavi, subito dopo il fermo dei due barconi la marina statunitense nel Golfo Persico si è schierata a ridosso delle acque territoriali iraniane. Anche se gli organi ufficiali di stampa non ne fanno parola, ed è difficile che la faranno in futuro, a divulgare la notizia sono solo dei portali Internet, e anche se di prove materiali non ce ne sono, visto che non c’erano giornalisti a bordo, le portaerei USS Harry S. Truman e la francese Charles de Gaulle hanno operato per diverse ore con decolli e appontaggi da parte dei jet della marina statunitense, C’è da credere che probabilmente è stato questo sprazzo di orgoglio e una leggera ripresa della politica delle cannoniere che abbia portato, più degli inutili contatti diplomatici di Kerry e del suo dipartimento, a più miti consigli i generali degli Ayatollah.

Michael Sfaradi, Tel Aviv