Questa lettera divertente, ma diciamo pure tragicomica, è stata scritta dalla giovane parmense Chantal Fantuzzi al direttore della Gazzetta di Parma, è molto piaciuta ed è stata anche letta alla televisione.

* * *

ParmaGentile direttore,

Le chiedo gentilmente spazio per descrivere quel che si svolge ordinariamente nel bar di Piazzale Bertozzi. Premettendo che sorge su suolo pubblico, su quella che un tempo era una piazza urbanisticamente consona alla bellezza minuta e sfarzosa di quello che fu il fiorente Ducato austriaco-francesizzante, (ahimè solo un lontano ricordo), oggi questo casermone prefabbricato di vetro e cemento viene fatto passare per “caffè letterario” quando di letterario ha ben poco, sempre che “letteraria” non si voglia definire la costante ubriachezza notturna dei suoi frequentanti, che so, magari alla bohémienne, vista l’attuale ottusa voglia di contestualizzare tutto. I fatti però stanno così: alle ore 23 i clienti fuoriescono dal bar, bazzicandovi attorno, chiamandosi tra urla e schiamazzi. Non li si può riprendere, non è ancora mezzanotte, dopotutto e poi i vigili non arriverebbero. Chantal 13Poco importa se i residenti il mattino seguente debbano alzarsi alle 6. Passa la mezzanotte, aumentano le urla. Qualcuno pensa bene di buttare le decine di birre vuote, una dopo l’altra, nella campana di vetro limitrofa, così da diffonderne il vetroso botto in tutto il quartiere. Nel frattempo i baristi stessi escono per rincasare. Si salutano, dandosi appuntamento al mattino dopo. Lo fanno urlando. Sono le ore 3. Le frasi sconnesse del volgo dissetatosi dall’alcol si prolungano nella notte. Andranno avanti almeno fino all’alba. Signor direttore, la mia non è una polemica, racconto semplicemente fatti di ordinaria quotidianità. So bene che il problema è comune a tutti coloro che abitano in centro. Tutti noi residenti passiamo estenuanti notti (sia chiaro: non solo il venerdì o il sabato ma tutte le notti della settimana) senza dormire, a causa dell’inciviltà dei frequentanti del suddetto bar. La mia non è un’arringa moralistica, le assicuro che sono di gran lunga più giovane di coloro di cui parlo, e ho una vita ben più intensa di quella turba urlante. Non è questione di gioventù, né di divertimento. Semplicemente di civiltà. Sono stata a Barcellona e a Strasburgo, in entrambe queste capitali, fuori da ogni bar vi è un addetto che riprende coloro che sono propensi a disturbare il sonno altrui.

M. Chantal Fantuzzi