Ancora non riesco a credere che Gianluca Buonanno, sindaco per vent’anni di Borgosesia, onorevole e europarlamentare con 30mila voti, sia scomparso ieri, all’età di cinquant’anni, in un terribile incidente stradale sulla Pedemontana a Gorla Maggiore, le cui dinamiche non sono ancora del tutto state chiarite.

Quando la mia amica Erika mi ha scritto quella terribile notizia, il mondo mi è crollato addosso. Ero terribilmente incredula. Poi l’ho chiamata, era tutto vero.

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Gianluca lo avevo salutato appena sei giorni prima, a Milano, il 29 maggio, alla Festa della Lombardia. Il comizio era finito ed il cielo minacciava di riversare nuova pioggia. la moltitudine si stava diramando per le vie del ritorno, io mi ero fermata a parlare con un amico, Alex. Poi vedo Gianluca passarci vicino, lo fermo, lo saluto. “Ciao Gianluca, complimenti!”. E lui, gentilissimo come sempre, e un po’ frenetico, si ferma, ci da la mano. “Ciao ragazzi”. Ancora non posso credere che quella sia stata l’ultima volta in cui l’ho visto.  Eppure è così. Il sindaco tanto amato della Valdisesia non c’è più, l’europarlamentare più eletto dopo Salvini, è scomparso. Ieri, sotto la pioggia, a cinquant’anni, in un terribile scontro. Solo adesso riesco a scriverlo, ora che ho le idee più chiare, anche se è ancora così difficile, per tutti, crederlo.

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Lo avevo conosciuto due anni fa, in una festa del Parmense. Alla fine del suo comizio aveva intrattenuto gli ospiti con il racconto di quando, il 1 aprile di qualche anno prima, aveva sbandierato una spigola in Parlamento, per rammentare al presidente della Camera, la Boldrini, che, oltre gli innumerevoli pesci d’aprile giocati da quel governo al popolo, mentre molti italiani non arrivano a fine mese, c’è chi pranza con una spigola che, solo cruda, senza coperto e ristorazione, costa 25 euro. E lui lo aveva raccontato con naturalezza. La Santanché, aveva aggiunto, era così schizzinosa che, non appena ha sentito l’odore del pesce, ha iniziato ad agitarsi.  Poi era passato al racconto di quando il tribunale lo aveva convocato per la presunta accusa di discriminazione, per il solo fatto che egli, nel suo comune, aveva vietato il burqa integrale (divieto previsto anche dalla legge italiana, peraltro). In tribunale c’era entrato in burqa,  per dimostrare, ai carabinieri che lo avrebbero poi fermato, che l’accusa imputatagli era assurda, poiché la sua iniziativa era in linea con la legge e con la sicurezza dei cittadini.

Di quella sera ho le uniche foto che ho con lui. Sfuocate, mosse, eppure preziosissime, per me. è così triste comprendere che quella sera sia finita, per sempre.

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Lui, che aveva fatto le bolle di sapone in Parlamento per dimostrare come le decisioni prese da quel governo non eletto fossero tutte balle, menzogne per i cittadini; lui che si era dipinto di nero per ricordare, provocatoriamente, come soltanto i clandestini abbiano diritto, in Italia, ad un sostegno sociale. Poi aveva sventolato le manette in parlamento, contro gli svuota carceri, poiché i delinquenti, aveva detto, sono tali e devono restare in galera. Poi, quelle manette le aveva “regalate” alla Boldrini. Lui, che in europarlamento aveva raddoppiato la sua tattica mediatica. Aveva avuto il coraggio di dire in faccia alla Mogherini quello che pensava, quello che in molti, credo, pensassero; si era vestito da soldato, poiché l’europarlamento doveva svegliarsi e ritirare le Sanzioni alla Russia.

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E nel comune da lui governato aveva istituito centri ricreativi, di benessere, di relax, di divertimento per i suoi cittadini. Lui, che dai Borgosesiani è ancora così amato, tanto che vogliono dedicargli una piazza. Lui che era sempre disponibile, per i suoi cittadini e per i suoi elettori. “L’ultima volta che l’ho visto a Milano gli ho fatto i complimenti e gli ho chiesto se in europarlamento poteva spendere delle parole per il Donbass.” dice Erika “Mi ha detto che lo avrebbe fatto…non ha fatto in tempo…ma so che lo avrebbe fatto.”

Lui, che se ne va così, in un grigio giorno di elezioni amministrative, su una strada bagnata ma non troppo, senza che la causa dell’incidente che gli ha tolto la vita sia chiarita, senza che i presunti inglesi che viaggiavano su quelle vetture, che, secondo le cronache, prima erano cinque, poi tre, poi soltanto due, siano rintracciabili. Senza chiarimenti, né per i lettori, né per noi, del suo partito.

Per quanto mi riguarda la sua scomparsa mi lascia un vuoto incolmabile, un vuoto che, quando mi scordo il motivo della sua presenza, resta comunque, sfera impalpabile d’angoscia. Poi me ne sovvengo, e mi ricordo il perché sono così triste. Ne parlo con Erika, la prima con cui ho condiviso il dolore per quella notizia che non avrei mai voluto sentire.

È come se fossimo una famiglia. Uniti, così nella gioia per le vittorie elettorali, così come nel dolore per la scomparsa di un politico encomiabile, di una persona speciale.

La fatalità ha reso la tua vita così fragile.

la tua battaglia la renderà eterna.

Ciao, Gianluca.

Chantal Fantuzzi