Contarini-2-xyPropongo una riflessione senza pretesa di verità, ma con l’intento di sollevare un po’ di dibattito.

Un quarto di secolo fa nasceva la Lega, e il traffico veniva sin da subito dichiarato dal Mattino il problema numero uno del cantone. Dal 1995 ad oggi il dipartimento del territorio, e del traffico!, è stato incessantemente in mano alla Lega. Borradori lo ha diretto per 18 anni, per un breve periodo è stato Barra, ora Zali.

In questi 20 anni abbiamo vissuto un boom colossale del traffico, Lugano nel 2014 aveva il tasso di motorizzazione più alto d’Europa. A Falò Giorgio Giudici diceva pochi anni fa (si parlava della Vedeggio-Cassarate) che in Ticino vale la cultura dell’automobile e che questo non si può cambiare. Non ci sembra che nemmeno la Lega si sia mai veramente stesa sui binari per arginare questa pestilenza.

Girando per il resto della Svizzera scopriamo invece che la differenza fra noi e gli altri in fatto di traffico e mezzi pubblici è colossale. Certo: nei rush hour anche a Zurigo o Lucerna le auto sono bloccate. La grande differenza con il Ticino è che il cittadino svizzero-tedesco può sempre decidere di usare il mezzo pubblico. Il servizio è perfetto, efficiente, capillare, comodo. In dentro le corsie ciclabili, inoltre, sono più sacre di un rosario. Onnipresenti, rispettate, rigorosamente lucidate a nuovo. In Ticino, soprattutto a Lugano, quando le corsie ciclabili ci sono, sembra che siano state pensate per evitare che il ciclista le usi.

Molto probabilmente alla Lega non interessava sul serio il traffico. Avere il Dipartimento del territorio è una pedina importante per controllare la gestione delle licenze edilizie, quindi il potere economico. Non dimentichiamoci mai, infatti, che la Lega nasce perché i liberali tolsero surrettiziamente un appalto a Bignasca. E lui gli dichiarò guerra, vinta infine prendendosi la roccaforte di Lugano con Giudici ricandidato e battuto.

Perché la Lega abbia comunque permessodi non arginare il traffico in questi anni non si sa. Se veramente fosse stato un problema privilegiato, probabilmente non avrebbero autorizzato la costruzione di autosili a Lugano nonostante fosse vietato. E che dire dello svincolo su Bellinzona? O i progetti allucinati sul piano di Magadino, non era Borradori a firmare il piano per la variante 95? Ciononostante nessuno sembra accorgersene e nel 2013, alle elezioni per il Municipio di Lugano, nessuno in campagna elettorale lo tematizza e Borradori, il ministro del traffico non abbattuto, diventa sindaco della città più trafficata della Svizzera.

Ora, 2016, le condizioni sono cambiate. Al Territorio è arrivato Zali, che tutti dicono essere un gran lavoratore rispetto a Borradori. E soprattutto c’è il boom del frontalierato, che si muove essenzialmente in automobile. La concorrenza nel mondo del lavoro è una materia nascosta, è difficile che dia vantaggi elettorali. Non dimentichiamo che chi vota, in genere, non sono le fasce deboli della popolazione. Ma in Ticino succede, come mai?

Il traffico è una componente essenziale: anche chi non è toccato dalla concorrenza del lavoro italiano finisce nelle maglie dei suoi effetti accessori, ovvero le infinite colonne sulle nostre strade. Se 60’000 targhe italiane ti bloccano la possibilità di arrivare a Lugano in venti minuti, quando devi sorbirti l’autostrada per un’ora a passo di ciuco, allora sì che t’incazzi. E quindi anche l’elettore dà fiducia alla Lega.

Il traffico con i frontalieri diventa quindi di nuovo un tema interessante, da cavalcare. Anzi, paradossalmente se la Lega lo risolverà potrebbe addirittura perdere elettori. Ma per ora si lavora day-by-day, e si possono cogliere due piccioni elettorali con una fava: attaccare gli schifosi italiani, ora sussunti nel topos “frontalieri”, e contemporaneamente fare, dopo 25 anni, veramente un intervento contro il traffico e a favore dei mezzi pubblici. Da un giorno all’altro, con questa nuova strategia portata avanti con Zali, improvvisamente l’Asse liberale-conservatore dominatore della politica economica cantonale, si ritrova in una posizione scomoda e di debolezza.

Quello che succede dopo è politicamente eccitante. Il grande capitale si incazza di brutto dei giochini di palazzo e va a tirare le orecchie ai liberali che giochicchiano con la Lega. Al comitato cantonale va in scena la giravolta storica, vengono tirati fuori dall’armadio politici d’antan e la popolazione scopre con chiarezza quello che si sapeva, ma non si poteva dire: il grande capitale possiede completamente il partito. È un rapporto di Proprietà intimo: in parlamento un po’ più liberi, ma al comitato cantonale niente da fare, si segue la linea di chi deve decidere in questo cantone, ovvero il Padrone. I borsoni borghesi, potenza di fuoco potenzialmente infinita, aprono il portafoglio e vomitano denaro per la campagna pubblicitaria contro la tassa di collegamento. Il leghista Zali ha evidentemente toccato un nervo scoperto. Ma conosce l’avversario, li ha potuti studiare quando faceva il giudice penale.

In tutto questo piccolo grande gioco ticinese la vera, grande novità è l’atteggiamento del PS. I socialisti hanno capito a quale gioco si gioca e sostengono la proposta legislativa della Lega, senza se e senza ma (a parte alcuni cavedani). La tassa di collegamento fa schifo, ma è evidentemente l’unica via sostenibile. Da decenni infatti l’alleanza borghese (Lega silente) ha bocciato qualsiasi intervento contro il traffico e a favore dei mezzi pubblici.

Ci si tura il naso, perché tutti sanno benissimo cosa sta succedendo: la richiesta socialista di una società con meno traffico coincide oggi con un atteggiamento para-razzista della Lega. Il moralista direbbe: non è giusto sostenere una proposta di legge che parte dall’idea che bisogna punire l’italiano frontaliere come fonte unica di tutte le tragedie di questo cantone. Ma la realtà politica è un’altra, il moralismo lo si chiude chiave dell’armadio delle cose scomode, stavolta non si sta alla finestra a guardare giocare gli altri. La potenza di fuoco elettorale dell’asse social-leghista apre uno scenario impensato prima d’ora: nemmeno i milioni dei liberali possono nulla. Requiem alla società dell’auto vagheggiata da Giudici, i sogni del progresso roboante degli anni ’70 sono violentemente intaccati dal responso popolare.

Ora bisogna capire cosa succederà domani in questo cantone. Stare con il razzismo leghista non fa parte del DNA socialista. Ma stiamo attenti, era proprio Bertoli (sostenuto poi dagli elettori socialisti) a dire, nelle elezioni del 2011, che le alleanze settoriali in politica non fan schifo a nessuno. Quindi quando c’è da giocare, si gioca alla politica, la battuta di Rino Formica che abbiam già citato calzerebbe qua a pennello.

Schierarsi ogni tanto con la Lega non può essere letto solo con le lenti del moralismo. Perché quel Bertoli che apriva gli occhi su come si fa politica era lo stesso che quando si è dovuto mettere in riga il Nano lo ha fatto, con vigore. È lui quel politico che, nel 2007, andava in televisione a picchiare i pugni sul tavolo di fronte alla strafottenza e all’arroganza di un Bignasca che aveva appena scritto “Rom raus” sulla sua carta da caminetto domenicale, una roba immonda.

Alla RSI, nel prime time, era un socialista a far capire a chiare lettere che no, il razzismo da noi non passerà. Nessun’alleanza di scopo toglierà mai questa pretesa umana e culturale che noi socialisti abbiamo nei confronti dei leghisti. E infatti Bignasca non poteva che ritrovarsi ammutolito di fronte alle parole di umanità socialiste, che sempre saranno l’unica via possibile per vivere in un mondo di pace, fratellanza e solidarietà.

Oggi con la votazione sulla tassa di collegamento scopriamo un Partito socialista molto, molto più forte di quello che pensavamo. È però un momento diverso rispetto ai vari pateracchi che abbiamo fatto nella storia di questo cantone. Con Cattori il primo (Mussolini, schifato, la chiamava “l’alleanza di preti e socialisti”), coi radicali l’altro, ma le condizioni ora con la Lega sono diverse. Anzitutto i partner politici là erano persone di profonda umanità, qua abbiamo invece la banalità al potere. Ma soprattutto non ci sono i numeri, perché si va avanti ad alleanze variabili. E infatti di accordi in governo non mi pare se ne possano fare.

I socialisti hanno sempre dato prova di saper governare bene e creare benessere. Come cittadino di sinistra sono contento di quel che è successo questa domenica e penso che si tratti ora di cogliere la situazione con occhio analitico e di fare politica sul serio. Di usare gli incredibili spazi politici che una posizione di minoranza talvolta può regalare. E, come tanti altri compagni un po’ distanti, osservando dalla mia posizione esterna, mi sembra di vedere un partito sulla giusta via.

Filippo Contarini

Esclusiva di Ticinolive. Riproduzione permessa con citazione della fonte