Chichia 6 BIl  week end milanese di Festival Fiati ha ospitato altri due momenti musicali nelle sale Panoramiche del Castello Sforzesco di Milano : sabato 11 giugno alle 15 Andrea Manco, al flauto, Giovanni Paciello all’ottavino e Francesco De Giorgio al pianoforte, mentre domenica 12 giugno alle 13 l’ultima grande festa dei momenti musicali, con un gioioso aperitivo, con i Giovani Musicisti prima del concerto conclusivo del Milano Festival Fiati, alle ore 21, alla Palazzina Liberty con la Civica Orchestra di Fiati di Milano, diretta da Luca Pasqua.

Ed è il pubblico di questi bei momenti musicali, di nuovo, a colpire l’immaginario del festival. Il pubblico in sala, infatti, è stata l’anima di questo festival, coloro che hanno fatto la differenza, non solo decretandone il successo, ma assicurandone seguito ed interesse, promuovendolo nelle scuole di musica, tra le associazioni, semplicemente, essendone i protagonisti: partecipando e gustandosi la musica sulle sedie o poltrone, via via sempre numerose promuovendo l’idea che la buona musica è ancora per tutti, non solo per una nicchia di “intenditori”.

Chiochia 6 AE cosi, se con il termine “pubblico” s’intende un insieme indistinto di persone, almeno nelle definizioni piu’ globalizzate online, qui , al festival il pubblico è un ascoltatore attento che vive e percepisce la musica, ma la sente anche, con tutto il suo mondo di percezione individuale di alunno di un’accademia, di un conservatorio, di genitore che paga le lezioni di musica ai figli, di turisti in giro per i musei della capitale milanese, o semplici curiosi. E’ in questo senso di percezione che il Milano Festival Fiati si è rivelato cosi differente dagli altri. In questo ascolto gioioso e giocoso dei musicisti, grandi musicisti, accanto ad alunni e giovani promesse. Alla curiosità dei momenti conviviali degli aperitivi. All’ascolto silenzioso dei “bis” che diventavano condivisione di pura sonorità. Un pubblico non contrapposto quindi ad individuo, ma anzi amplificato nel suo essere ascoltatore “privato” e “collettivo” insieme. Una direzione artistica impeccabile, quella di questo festival, con tanti nomi e protagonisti. Ma degno di nota sicuramente questo ascolto sicuro di chi era in sala. Quello sguardo attento al viverlo partecipativamente come un buon salotto d’altri tempi e, allo stesso tempo, una grande festa.

E cosi, nella società effimera della globalizzazione, è il pubblico in sala a fare la differenza, dando la variabile di base di questo evento con luoghi, aspetti socio-culturali e musicali interessanti che, si spera, prosegua per questa strada. In attesa che l’evento finale, molto piu’ corale e meno intimo, forse, nella bellissima Palazzina Liberty di Milano, festeggi nuovamente il pubblico in sala, dai tanti volti e orecchi musicali, ancora una volta.

Cristina T. Chiochia