Italia, San Benedetto del Tronto. Una notizia falsa e di cattivo gusto, subito dopo la morte dei 9 italiani torturati con machete dai terroristi islamici a Dacca, perché “non sapevano il Corano”, prende piede tra gli studenti: alcuni venditori di rose del Bangladesh, sarebbero stati aggrediti “perché non sapevano il Vangelo.”

La questura indaga, poi smentisce: nessun fatto del genere è realmente accaduto.

Ma le associazioni studentesche, coordinate dalla “Rete degli Studenti Medi” ha già preso la palla al balzo, opportunamente lanciata da chi preferisce dimenticare la verità, per eclissarla con la menzogna.

Si diffondono in fretta, le bufale. Così una catena di studenti (che non si prendono la briga di verificare la veridicità della notizia, ma di farsi i selfie sì) posta una serie di foto per condannare il razzismo.

Sguardo fieramente vacuo, sopracciglia superbamente alzate, piglio da orgogliosamente ignorante (letteralmente, per quanto riguarda la propria cultura, e veramente, per quanto riguarda la veridicità di quel fatto che non sussiste) e si va a proclamarsi orgogliosamente fieri di non conoscere il Vangelo.

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Per quanto riguarda i fatti di Dacca “ci dispiace” dicono gli studenti “come ci dispiace peri fatti di Bruxelles e di Parigi.” Nessuna scritta campeggia però con “neanche io so il Corano”.

“Per noi vengono prima gli essere umani” sostengono, con pomposa beatitudine filantropica gli esponenti delle associazioni. Peccato, che per sostenere questa umanitaria ed elevata tesi, non si condannino i fatti realmente accaduti e si preferisca condannare i fatti appositamente inventati per dimenticare, forse, questo mondo brutto e cattivo.

Per quanto riguarda i fatti di Colonia, nessuna scritta con “Anch’io esco fuori a Capodanno”

E nemmeno per quanto riguarda il Bataclan, o il cinema di Tel Aviv, nessun cartello con “anch’io vado ai concerti.” E poco importa se sai o meno il Corano, lì i proiettili del kalashnikov ti colpiscono comunque, senza prima interrogarti.