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Un articolo del 7 luglio dell’economista francese Philippe Herlin, dal portale GoldBroker

soldi“Il disordine provocato sui mercati dal Brexit, avrebbe obbligato il governo italiano a intervenire d’urgenza per proteggere il suo sistema bancario. Il corso delle banche italiane crolla, certo, ma la caduta è iniziata ben prima del referendum inglese, i mali sono più profondi e antichi.

Le banche italiane accumulano 360 miliardi di euro di debiti tossici, il che equivale al 22% del Pil, una percentuale degna di un paese emergente in fallimento. In modo formale, tutti questi soldi non sono scomparsi, esistono garanzie e ipoteche, ma data la lentezza della giustizia italiana (un procedimento d’insolvenza dura circa 8 anni, un quarto di esse va oltre i 12 anni) si può tirare una riga su questi miliardi di prestiti.

Il degrado risale soprattutto alla crisi del 2008, che l’Italia ha subìto in pieno, con un calo del 20% della sua produzione industriale. Perchè i segnali non sono stati lanciati ? Chi presiedeva la Banca d’Italia, all’epoca? Mario Draghi, attuale presidente della Banca centrale europea…

Matteo Renzi, capo del governo, si batte per evitare che tutto coli a picco. Esiste un procedimento per risolvere le crisi bancarie in seno all’Unione europea, la direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), che porta a prelevare dai conti dei risparmiatori che dispongono di più di 100’000 euro, o anche da quelli al di sotto di questa cifra, se necessario, e riportare a zero il valore delle obbligazioni bancarie, che molti italiani possiedono. Sarebbe un suicidio politico. Dunque Renzi ha negoziato con Bruxelles un fondo di aiuti da 150 miliardi di euro di garanzie pubbliche, per resistere ancora sei mesi e evitare il panico bancario.

Perchè sei mesi? Perchè una scadenza cruciale se profila in ottobre : un referendum costituzionale (limitazione dei poteri del Senato) per il quale Renzi si è impegnato a dimissionare nel caso di un fallimento, il che avvierebbe una grave crisi politica. Per il momento, i sondaggi sono a favore del No.

Inoltre, il 2 ottobre vi sarà il secondo turno dell’elezione presidenziale austriaca, che oppone un candidato anti-immigrazione a un candidato ecologista. Lo stesso giorno, l’Ungheria organizzerà un referendum per opporsi alle quote di rifugiati nell’Unione europea. Il che rimetterà la questione dell’immigrazione al centro dei dibattiti, influenzando il voto degli italiani, molto toccati dalla questione, portandoli a un voto anti-UE. Una vittoria del No porterebbe a nuove elezioni legislative, per le quali il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sembra ben piazzato, e si è impegnato a fare un referendum sulla permanenza del paese nell’euro …

Il Brexit era l’aperitivo, quello che si giocherà in ottobre sarà il posto dell’Italia nell’euro e nell’Unione europea (« Italeave »), sotto la minaccia di una crisi bancaria che colpirà l’Europa intera.”