Una mostra diversa e piuttosto eccentrica alla fondazione Cartier di Parigi

La fondazione Cartier per l’arte contemporanea (che dal 1994 ha sede a Parigi e si trova in uno stabile progettato dall’archistar Jean Nouvel) è conosciuta per promuovere e per sostenere l’arte contemporanea mediante varie attività (collezioni, nuove acquisizioni, mostre, libri d’artista e anche la famosa biennale parigina dedicata alla fotografia “Mois de la Photo”) e per proporre spesso esposizioni “fuori dal seminato”.

Anche questa volta la mostra alla Fondation Cartier non si smentisce e, sotto la curatela di Hervé Candès,
dà carta bianca ad un approccio eccentrico e colorato, in cui l’arte fa eco ad alcune delle più affascinanti creazioni naturali.

Dal 2 luglio all’ 8 gennaio 2017, la Fondation Cartier per l’arte contemporanea presenta, infatti, la mostra “Le Grand Orchestre des Animaux” ispirata al lavoro di ricerca del musicista e ingegnere bioacustico americano Bernie Krause che ha “dato il La” allo sviluppo di una mostra tanto stupefacente quanto inaspettata.

Ay 3Bernard L. Krause è un grande personaggio … Violinista, chitarrista, compositore classico, jazzista, tenore e pioniere della musica elettronica, egli ha contribuito a sdoganare il sintetizzatore nel mondo della musica pop già negli anni Sessanta, quando la tecnologia era ancora agli albori, e assieme a Paul Beaver ha lavorato con artisti del calibro dei Monkees, The Doors e George Harrison. È stato però il concetto di integrazione dei suoni naturali con l’orchestra e i sintetizzatori a rendere il lavoro di Krause unico.

“Quando ho cominciato a registrare i suoni di ambiente della natura, non avevo idea che le formiche, le larve degli insetti, gli anemoni marini e persino i virus potessero creare un’impronta sonora” ha raccontato Krause nel 2013 nel corso di un podcast per TED Conference. Gli ambienti naturali generano ciascuno una “firma” acustica diversa e formano una sorta di orchestra che si armonizza in modo spontaneo.

Ogni soundscape o “paesaggio sonoro” si compone di tre elementi: la geofonia (i suoni non-biologici che esistono in ogni habitat naturale), la biofonia (i suoni prodotti dagli esseri viventi) e l’antropofonia (i suoni prodotti dagli esseri umani in particolare).

La ricerca sui suoni naturali ha portato Krause a considerare il suono generato dagli ambienti come una testimonianza sullo stato di salute dei medesimi. Come ingegnere del suono, abituato a considerare i suoni sia come elementi separati sia finalmente come parte di una composizione, Krause paragona il voler isolare gli elementi acustici generati dagli ambienti naturali al cercare di apprezzare la Quinta Sinfonia di Beethoven ascoltando solo un singolo violino: é solo nel complesso che si può comprendere il significato di ogni suono.

Il connubio tra Scienza e Arte, esplorato da Krause, ha fatto di lui uno dei più peculiari ambientalisti della nostra epoca. I suoni che ha raccolto parlano a quella parte profonda di noi che ancora conserva la memoria ancestrale di una vita primitiva immersa nella natura e ritmata dai suoni della terra, dell’acqua, dell’aria, delle piante e degli animali: la sorgente primaria e l’ispirazione di ogni ritmo e melodia prodotta dall’Uomo.

Con la sua opera The Great Animal Orchestra Bernie Krause propone una narrativa intensamente personale che documenta la sua esplorazione della Natura nella sua componente sonora, un paziente lavoro di archiviazione, di oltre 40 anni, che l’ha portato ad esaminare i suoni di oltre 15000 specie animali per un totale di più di 5000 ore di registrazione. E da qui nasce la mostra “Le Grand Orchestre des Animaux” alla fondazione Cartier.

Registrazioni di suoni della natura si mescolano così ad arte contemporanea e fotografia in un miscuglio pluridisciplinare e incantatore che ci rende attenti e ci invita alla riflessione.

L’esposizione, che riunisce artisti da tutto il mondo, invita il pubblico ad immergersi in una forma particolare di meditazione estetica, sia sonora sia visiva, attorno ad un mondo sempre più minacciato. Viene così offerto uno spettacolare tuffo nell’universo sonoro degli animali anche noto come biofonia. Bernie Krause è unico: contempla il mondo naturale come un poeta, ascolta le voci animali come un musicista e attraverso le sue registrazioni li studia dal punto di vista scientifico.

Ay 4La mostra è un’intensa riflessione di un viaggio nel quale sono coinvolti tutti i nostri sensi. Si tratta di un percorso attraverso il meraviglioso mondo faunistico, alla scoperta dei suoi segreti, delle sue bellezze e soprattutto della sua musica così sorprendete e inaspettata. Una musica fatta di canti, di grida, di fruscii, messa in parallelo e in prospettiva con le opere eteroclite e stravaganti esposte. Il tutto, se può sorprendere di primo acchito, si rivela essere una variopinta armonia polifonica e soprattutto ci mostra la forza della rappresentazione del regno animale nella creazione artistica contemporanea.

Fotografia, ceramica, pittura, installazioni e composizioni: tantissimi rami artistici hanno in questa mostra libero sfogo espositivo. Da qui la prova che la natura non smette di ispirare continuamente gli artisti di ieri come di oggi.

Composta in due tempi ben distinti, l’esposizione alla Fondation Cartier ci propone due esperienze: l’una prevalentemente visiva e l’altra assolutamente sensoriale e sonora. Per esempio, riprendendo una descrizione delle opere da parte di Agathe Lautréamont su Exponaute (http://www.exponaute.com/magazine/2016/07/02/plongee-dans-lunivers-sonore-de-la-nature-a-la-fondation-cartier/) possiamo vedere che negli spazi trasparenti della fondazione, gli architetti messicani Mauricio Rocha et Gabriela Carrillo inscenano la grande orchestra del mondo faunistico esplorando le molteplici prospettive visive che ci offre la “casa di vetro” di Jean Nouvel. Essi creano una scenografia di mattoni di terra cotta che ingloba anche il giardino e gli spazi interni dello stabile. Questo dispositivo architettonico riproduce metaforicamente la configurazione di un’orchestra sinfonica.

Ay 2Il collettivo inglese United Visual Artists (UVA) fornisce, invece, una traduzione visiva ai paesaggi sonori di Bernie Krause. Con un’installazione elettronica tridimensionale, commissionata appositamente per la mostra, traspone i dati dalle registrazioni di Krause in particelle luminose, evidenziando in tal modo la bellezza degli ambienti sonori presentati, così come la complessità delle vocalizzazioni animali.

Ay 1Sempre nella prima parte dell’esposizione, all’entrata, ci accoglie un’opera gigantesca di 18 metri di lunghezza di Cai Guo-Qiang che riporta lo spettatore alle pitture rupestri delle grotte di Lascaux. Il supporto, volontariamente dall’aspetto grezzo e consumato dal tempo tende a riprendere i codici e i colori di un’arte primitiva, realizzata d’istinto e con strumenti sommari. Ma il disegno e il tocco ci riportano brutalmente alla modernità. L’opera prevalentemente costituita da polvere da sparo in seguito bruciata su carta è una rappresentazione utopistica e armoniosa della natura partendo da un materiale che, da un lato la distrugge, e che, dall’altro, paradossalmente la glorifica. Ad ogni passo lo spettatore si perde in un universo sonoro che lo accompagna e che guida il suo sguardo introducendo l’opera parallela.

“Le Grand Orchestre des Animaux“ è spiazzante, e dà carta bianca a un approccio giocoso, eccentrico e colorato, in cui la fantasia degli artisti si può dire faccia eco ad alcune delle più affascinanti creazioni estetiche della natura. L’artista brasiliana Adriana Varejão crea una parete in ceramica, che entra in dialogo con la registrazione dello stridio e dei versi d’uccelli del paradiso durante la loro parata nuziale. Oppure, le tirature fotografiche di Hiroshi Sugimoto entrano in relazione con la pittura di JP Mika intitolata “i rumori della natura”. E, ovunque, siamo costantemente accompagnati dalle registrazioni di Krause. Il vetro dello stabile permette un chiaro gioco di pieni e di trasparenze che accentuano la relazione fra uomo e ambiente.

Ay 5Jean Nouvel ha previsto la zona espositiva in uno spazio luminoso su due livelli, la cui unica interruzione è costituita da un mezzanino centrale. Un’ulteriore area destinata alle mostre è stata ricavata nel seminterrato, Dopo questa prima tappa si va, dunque, verso la seconda parte dell’esposizione, nei piani inferiori della fondazione. E la parte sensoriale si sviluppa attorno alla rappresentazione della natura minuscola esaltata al massimo. Si rimane estasiati dalle fotografie dello scienziato Christian Sardet che hanno come protagonista il plancton. La stanza, immersa nell’oscurità permette una splendida retroilluminazione delle immagini di questo meraviglioso mondo microscopico marino e conferisce una poesia tutta particolare alle opere. Sempre con il sottofondo delle sonorità registrate da Krause si possono ammirare i giorni di luce emessi dai “fotosfori” di questi minuscoli crostacei e la bioluminescenza delle meduse lillipuziane.

Di fronte, però, a conclusione della mostra, l’impietoso monito dei grafici che ci fa ritornare crudelmente al mondo reale: l’uomo sta distruggendo irrimediabilmente e coscientemente la biodiversità. Cosa rimarrà di questa meravigliosa ricchezza naturale fra qualche anno? Riflettiamo e cerchiamo di porre rimedio, anche nel nostro piccolo, ad un disastro annunciato. Infatti, c’è sempre speranza se si vuole: lo stesso Jean Nouvel è riuscito a costruire l’enorme edificio della fondazione preservando tutte le alberature presenti nel lotto e soprattutto salvando lo storico albero, detto albero della vita, piantato da Chateaubriand più di 200 anni fa!

L’esposizione della fondazione Cartier è pensata per un pubblico di tutte le età, … e grazie alla multidisciplinarità della mostra si rivela essere un ottimo diversivo estivo per chi si trova a Parigi con la famiglia!

Aymone Poletti

Le Grand Orchestre des Animaux
a cura di Hervé Candès
aperto tutti i giorni ( tranne il lunedì ) dalle 11 alle 20
Fondation Cartier pour l’art contemporain
Boulevard Raspail 261, 75014 Paris