Foto Fabio Cimaglia / LaPresseRoma 12-03-2015PoliticaConferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri n° 53Nella foto Matteo RenziPhoto Fabio Cimaglia / LaPresseRome 12-03-2015PoliticCouncil of Ministers n 53In the photo Matteo Renzi

E’ il governo dell’invasione, è il governo della disoccupazione, è il governo del paradosso.

A Milano le famiglie dei militari vengono sfrattate per far spazio ai clandestini, ma non agli italiani senza casa.

A Napoli (e provincia) civili rendono inagibili gli stabili che dovrebbero accogliere i profughi, spaventati dai numeri dei nuovi occupanti del territorio.

A Tabiano Terme (provincia di Parma) famosa cittadina termale di grazia e fama ottocentesca, gli abitanti invece chinano la testa, alla decisione degli albergatori,  dopotutto vessati da una tassazione opprimente, per una clientela inesistente, si vedono costretti ad aprire i battenti dei loro belli ma deserti hotel ai profughi del Corno d’Africa, dell’Eritrea e della Somalia. I cittadini italiani si vedono costretti a subire. I profughi si vedono costretti all’inattività.

Si annoiano, dicono ai microfoni delle TV nazionali, ed è vero, non fanno niente tutto il giorno. I più creativi passano la giornata sul web, i più audaci contattano i combattenti della Siria, i più apatici passeggiano, forse.

Il premier Renzi dice e si contraddice. “I numeri sono sempre gli stessi, ma siamo arrivati in un punto chiamato “emergenza umanitaria”. Si decida, presidente. Cerca il supporto della Germania, la nazione che non ha però esitato ad espellere – e si parla di qualche decina di migliaia-gli irregolari.

D’altra parte, tra Jobs Act, scimmiottaggio americano &Co, e la disoccupazione in calo che però cresce, non c’è da aspettarsi granché da un governo la cui menzogna attenta continuamente alla democrazia popolare. Sin dal giorno delle nomine oligarchiche, che rimpiazzarono l’ormai malata democrazia. E il colpo finale arriverà a Ottobre, (giacché nonostante l’emergenza immigrazione si preferisce parlare di cambiamento della costituzione), quando la democrazia, già morta, subirà un ulteriore contraccolpo, qualora dovesse vincere il Sì.

“Se vince il Sì resto, se no, no.” Poi ha cambiato idea. “NO? No, no, resto.” La coerenza, si sa, non è l’arma di questo governo. Ma nemmeno la gestione immigrazione lo è.