La Fondazione Umanitaria Arcobaleno, attiva da diversi anni, si occupa di aiuto all’infanzia tramite lo strumento dell’adozione a distanza. Ne abbiamo parlato con Amanda Rückert, membro del Consiglio di Fondazione.

Come è nata la Fondazione Umanitaria Arcobaleno? Quali sono i suoi principi ispiratori e quali gli obiettivi primari?

Il primo progetto di sviluppo finanziato dalla Fondazione Umanitaria Arcobaleno è stato possibile grazie ai proventi di una prima azione di adozioni a distanza promossa dalla Fondazione. L’opera d’aiuto allo sviluppo ha avuto inizio nel 1991 in India, in un piccolo centro a nord di Calcutta, nello stato Indiano del Bengala Occidentale.

In seguito, grazie alle generose donazioni di padrini e donatori , la Fondazione è cresciuta in India, in Nepal e – per un certo periodo – è stata attiva anche in Thailandia.

Nel 2005, in seguito al grave Tsunami che ha colpito l’Asia, le attività della fondazione si sono intensificate.

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Nel 2016 la Fondazione Umanitaria Arcobaleno conta 13 progetti in India e 3 in Nepal e aiuta complessivamente 700 bambini: 500 in India e 200 in Nepal. In questi anni grazie ai nostri donatori è stato possibile ricostruire ostelli, aiutare a costruire pozzi per l’approvvigionamento idrico dei villaggi, fornire i villaggi di adeguate cucine, strutture igieniche, classi per l’istruzione dei bambini, all’occorrenza acquistare bus scolastici, computer o altre attrezzature importanti per i bambini. In India abbiamo progetti, dove si trovano anche ragazzi con handicap fisici e/o psichici, dove è stato possibile acquistare sedie a rotelle e altri mezzi indispensabili per permettere una vita ai ragazzi.

Nel 2015, in seguito ai gravi terremoti che hanno colpito in Nepal, le attività della fondazione si sono concentrate nel potenziamento della raccolta fondi per quel Paese. Grazie alle donazioni ricevute è stato possibile fornire tende agli sfollati, ricostruire tetti crollati, dare contributi alimentari a oltre 700 bambini e ricostruire una scuola che era stata ridotta in macerie dal sisma.

Quali sono le attività principali della Fondazione? In quali paesi opera prevalentemente?

Ai bambini inseriti nei nostri progetti vengono dati in primo luogo sostegno educativo e cure mediche adeguate.

Ai bambini ospiti in ostello viene dato vitto e alloggio. Ai bambini esterni viene garantito un pasto al giorno.

Inoltre, a seconda delle necessità locali, la FUA finanzia programmi speciali straordinari, quali ad esempio la costruzione di una scuola per la comunità di tre villaggi situati a 3000 metri di altitudine, nel distretto di Gorkha.

Cosa significa adottare a distanza? In quali modi è possibile sostenere la Fondazione?

Adottare a distanza significa regalare un raggio di sole, un po’ di speranza, una vita migliore, a un bambino e alla sua famiglia. Attraverso un contributo che alle nostre latitudini sembra minimo (da 10 CHF/mese a 50 CHF/mese, sulla base delle proprie disponibilità), si può aiutare un bambino indiano o nepalese, permettendogli di andare a scuola, di avere da mangiare e di ottenere un’istruzione che gli consentirà di avere un futuro migliore.

Ogni anno i nostri volontari si recano nelle strutture in cui si trovano i bambini e raccolgono le loro fotografie e le letterine per i loro padrini.

Il progetto non è anonimo, nel senso che il futuro padrino può scegliere il bambino che vuole adottare, così come il bambino viene informato in merito all’esistenza di un benefattore che a migliaia di chilometri di distanza lo sta aiutando. Le lettere sono quindi sempre molto personali.

Oltre ai padrinati, è possibile aiutare la fondazione attraverso il collaudato sistema delle donazioni: costantemente i nostri interlocutori fidati in loco ci informano in merito alle esigenze più impellenti. È quindi possibile anche destinare i propri fondi a progetti ben concreti.

Il 4 settembre la Fondazione compirà 25 anni, come celebrerete l’evento?

Ogni anno nel corso di mese di settembre hanno luogo due incontri con i nostri padrini e donatori: la tradizione è quella di un pranzo domenicale a Bioggio e di un aperitivo a Sant’Antonino. È un occasione per ringraziare chi ci sta vicino e per illustrare lo stato dei nostri progetti.

Quest’anno in occasione del 25esimo abbiamo pensato di fare le cose un po’ più in grande: un unico evento avrà luogo domenica 4 settembre dalle ore 11:30 al Centro Eventi di Cadempino. Ci sarà da mangiare, da bere, musica grazie al fantastico duo Vent Negru, che ci intratterrà con canti e musiche popolari del Sud delle Alpi e verranno presentati dei filmati che sono stati registrati negli scorsi mesi in Nepal dal famoso documentarista Werner Kropik, che assieme al nostro membro del consiglio di fondazione Costanzo Marchi ha avuto modo di visitare alcuni dei nostri progetti.

Quali sono i progetti che si aspira a mettere in opera per il futuro?

L’intensa attività della fondazione prosegue senza sosta: ogni anno alcuni dei nostri membri del Consiglio di fondazione si recano in loco per visitare i progetti, fare un resoconto sugli investimenti e comprendere quali sono le necessità per il futuro.

Restiamo comunque una piccola Fondazione: piuttosto che aprire nuovi progetti, nei prossimi anni sarà importante  consolidare quelli esistenti e garantire che questi aiuti continuino ad arrivare alle bambine e ai bambini più bisognosi.

Il sogno, ovviamente, è quello di aiutare il numero più alto di bambine. Dobbiamo ricordare che la società indiana e, purtroppo, anche quella nepalese, non brillano per il loro rispetto delle donne e delle bambine. L’India ha un altissimo numero di infanticidi femminili e numerose bambine ricevono poca o pochissima scolarizzazione e una volta adulte devono affrontare una vita di privazioni e sottomissione in casa dei mariti. Il desiderio è dunque quello di garantire un percorso educativo completo, con la conquista di un attestato professionale che assicuri loro, oltre all’indipendenza economica, un lavoro gratificante e una vita ricca di soddisfazioni.

Per maggiori informazioni: http://www.fondarco.ch/fua/

Intervista  a cura di Costanza Naguib