terremoto Amatrice (2)Oggi gli italiani si sono svegliati con un nuovo problema o meglio un vecchissimo problema mai affrontato.

La rabbia italiana esplode tra paura degli abitanti, pianti per la perdita di cari sotto le macerie, nostalgia di luoghi apprezzati in vacanza e un senso di trascuratezza che il popolo avverte. Non si era ancora rimarginata la ferita dell’Aquila da quel vicino 2009. Un’Aquila ancora da ricostruire, una popolazione che non riesce a dimenticare.

Lo scorso 19 novembre, avevamo ricordato tal fatto con un articolo in merito ad un ricorso in cassazione contro la Commissione Grandi Rischi.

In redazione ci è arrivata da poco una lettera, inviata da una nostra corrispondente residente in Italia, che rendiamo pubblica.

* * *

Terremoto-Amatrice-110-400x201“Oggi si è rigirato il coltello nella piaga, una piaga che sanguina da secoli e che per ignoranza e noncuranza vogliamo che non si rimargini. “Le cose non accadono mai per caso”: sembra la solita frase fatta ripetuta dalla Zia Maria di turno e invece ci sono delle responsabilità della natura e dell’uomo. La natura ci aveva già avvertito con il Terremoto in Irpinia, quello dell’Aquila piu’ recentemente, eppure tutti siamo stati sordi a tutto.

La prima responsabilità è del Governo italiano: Renzi e Mattarella dovevano fare una politica che vertesse su un piano di bonifica e sulla messa in sicurezza sismica delle case nelle aree a rischio, e invece mi pare che siano piu’ preoccupati per l’accoglienza dei migranti che per tutto il resto così che l’Italia sta crollando non solo nei numeri, ma proprio nei fatti.

Gli edifici antichi come chiese e luoghi pubblici, se affrescati e contenenti beni di valore, andavano via via spogliati di tali patrimoni culturali; piuttosto venduti all’estero ma salvati. Ora si è perso tutto per incapacità di gestione.

Al telegiornale è importante il canone RAI, i migranti, il job act che non ha dato lavoro in piu’ a nessuno, le trovate di Obama; ma non sono importanti le basi, le fondamenta su cui dormono, vivono, mangiano le famiglie italiane. Trovo questo evento di oggi, un nuovo simbolo dell’indigenza in cui sta versando mano a mano il popolo italiano.

Uno stato che non prevede, a costo di imporre e obbligare secondo piani di recupero di edifici, è uno stato che non si interessa della vita e della morte dei cittadini. Se si fosse interessato, dalla catastrofe dell’Aquila sarebbero dovute partire incessanti opere di consolidamento di tutti gli edifici delle zone ad altissimo rischio sismico.

Se poi parliamo di piani di salvataggio post sisma, anche qui crolla tutto. Infatti, se prendiamo come esempio eclatante un paesino come Amatrice in cui soggiornavano 7 mila turisti e 3 residenti, arrivarono dopo 2 ore i soccorsi e di numero talmente esiguo che le riprese televisive sembravano girate in un paese del così detto ”terzo mondo”.

A questo punto mi vien da pensare che si tratta anche di un problema di scolarizzazione primaria dei nostri reggenti: non tenere conto della morfologia del territorio presume che la conoscenza storica di base del territorio italiano sia veramente bassa da parte dei nostri governatori; infatti basta digitare su Google “terremoto dell’Aquila” che chiunque puo’ leggere la storia simica dai tempi dei romani.

In tempi piu’ vicini a noi, a memoria d’uomo, proprio nel 1703 e nel 1639 vi furono disastrosi terremoti come quello di stanotte, provenienti dai monti della Laga tanto da delineare una zona tettonica ben nota nel decalogo della geologia.”