Lugano Airport xMarco Forte, ex presidente della commissione del personale della Lugano Airport SA, ha inviato ai media questa lettera aperta accusatoria e drammatica, nella quale egli chiede addirittura la sospensione della direzione dello scalo luganese.

Immaginiamo che l’autorità e i dirigenti – in particolar modo il municipale Jelmini – si premureranno di rispondere a una tale dura lettera. Anche perché sarà indispensabile sentire la proverbiale “altra campana”.

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Marco Forte x“Dopo aver appreso dai media la drammatica situazione che sta vivendo il personale impiegato presso la Lugano Airport, molti saranno rimasti sorpresi e si saranno chiesti come sia potuto accadere che una ventina di dipendenti si siano recati al laboratorio di psicopatologia del lavoro a causa delle pressioni esercitate, con tanto di sanzioni e umiliazioni da parte della direzione. Il tutto appare ancora più sconvolgente se si pensa che la Lugano Airport è un’azienda che appartiene al comune di Lugano e al Cantone. Al sottoscritto, che ha lavorato fino ad aprile 2014 alla Lugano Airport, in realtà non sorprende affatto quanto sta emergendo perché già a suo tempo c’erano dei segnali che lasciavano presagire che si sarebbe arrivati a questa ormai disperata situazione. Già allora vi era una gestione del personale non all’altezza ed emergeva in maniera evidente il passivismo del CDA, del suo presidente Emilio Bianchi e del municipale responsabile della LASA, Angelo Jelmini.

La prima avvisaglia di quanto sarebbe successo, a mio parere, risale agli inizi del 2013, quando il personale ha accettato di essere impiegato con orari spezzati e fare mansioni supplementari senza alcun indennizzo per finanziare lo “start up” (come lo chiamavano allora) della compagnia Minoan Air. Dopo pochi mesi questa operazione si è rivelata un totale fallimento. A quel punto tutto il personale era convinto che i responsabili avrebbero pagato le conseguenze di quella sciagurata iniziativa. Invece il CDA, con l’avallo del Municipale Jelmini, ha dato nuovamente fiducia al Direttore Alessandro Sozzi che si è ripresentato davanti al proprio personale con una lista infinita di misure di risparmio. Fra queste, il decurtamento dell’ 8% dello stipendio e la richiesta di completa flessibilità dell’orario di lavoro. L’alternativa a queste misure di risparmio, diceva la direzione, era la chiusura dell’aeroporto oppure licenziamenti. I dipendenti si sono opposti e grazie ad una ritrovata solidarietà, al lavoro della commissione del personale e al sostegno del sindacato UNIA, sono riusciti ad impedire che i piani della direzione si concretizzassero. Alla fine si è trovato un accordo. Poco tempo dopo la direzione ha iniziato ad aumentare l’organico del personale anche in quei settori dove in precedenza aveva affermato che c’era un esubero di personale. Quel periodo in cui la direzione minacciava licenziamenti e outsourcing di interi settori è stato molto duro per il personale ed ha inevitabilmente incrinato la fiducia del personale nei confronti della direzione.

A maggio 2014 ho lasciato l’azienda, ma sono sempre rimasto in contatto con i colleghi dell’aeroporto.

Nel 2015 sono cominciate le trattative per il rinnovo del CCL in un clima sempre più logorante. A marzo del 2015 oltre la metà dei dipendenti ha approvato in assemblea una risoluzione che denunciava la situazione sempre più tesa con la direzione e richiedeva maggiore tutela della salute. Sempre nella stessa risoluzione si chiedeva al CDA di sostituire il Direttore Alessandro Sozzi nelle trattative per il contratto collettivo. Il CDA, anche in quell’occasione, non ha preso posizione e ha continuato a sostenere la direzione.

Durante le trattative, la direzione ha messo molta pressione su un solo settore e alla fine ha ottenuto ciò che voleva, ma nel contempo ha creato un grave frattura tra i dipendenti con conseguenze molto negative sul clima di lavoro. La commissione del personale che ha lottato per molti anni non si è più ricostituita e a quel punto il direttore non ha più avuto ostacoli e la situazione è precipitata.

Il resto è storia recente: una ventina di dipendenti si rivolgono al laboratorio di psicopatologia del lavoro. Cos’altro deve succedere affinché il CDA e la politica si renda conto che questa situazione non è più sostenibile? Il clima di lavoro è da lungo tempo compromesso. E’ ora che finalmente la politica si assuma le proprie responsabilità e faccia tutto il necessario per tutelare il servizio pubblico e i suoi dipendenti. E’ inammissibile il protrarsi di una situazione simile, l’immobilismo politico ha oltrepassato ogni limite. Bisogna sospendere dagli incarichi la direzione, individuare tutti i responsabili e fare finalmente chiarezza. Troppo a lungo è durata questa triste situazione, è ora di voltare pagina una volta per tutte.”

Marco Forte