Ci scrive un corrispondente dall’Italia, che ha incontrato tre differenti gruppi di turisti americani, ai quali ha chiesto chi voteranno in Novembre, tra Hillary e Trump. Un simpatico reportage con un’interessante anche se disciolta conclusione.

Ferrara, Venerdì sera di fine estate. Il passeggio serale rende ancor più scintillante la città estense. Rincaso presto, quando davanti al portone del mio palazzo, in Via Guido d’Arezzo, incontro un gruppo di giovani americani sui trent’anni che discorrono a voce alta su come trascorrere il resto di quella serata della loro vacanza (studio?) italiana. Prima di aprire il portone non resisto e mi rivolgo a loro, nel mio inglese stentato.
“Excuse me, where do you come from?”
La risposta spumeggia entusiasticamente d’orgoglio “New York!” scontata la mia curiosità in campo elettorale americano.
“Wow! And who will you vote in November? Hillary or Trump?”
Mi risponde quello che sembra il capogruppo, un ragazzo alto, un po’ scuro. “Hillary!” dichiara contento.
“Oh, I like Trump!” dico ridendo, (senza alcuna intenzione di far polemica)
“Trump?” fa eco una delle belle ragazze che lo attorniano. “Oh my God!” Rido ancora, perché di rbattere non mi va, e auguro loro un buon soggiorno in Ferrara, rinchiudendomi il portone alle spalle.

Tempo addietro, ero sul treno per Milano quando mi trovo davanti un fotomodello che mi chiede informazioni per la tratta del suo treno. Gli chiedo da dove viene, mi dice che oltre ad essere fotomodello è anche fotografo (o forse non ho capito bene). Forse è un chiodo fisso, ma ricordo di aver chiesto anche a lui per chi avrebbe votato. La sua risposta è stata lapidaria “Trump is the devil, Hillary is the least Devil”. Sicuro di sé.

Infine, la primavera scorsa, esco dal portone sempre in via guido d’Arezzo e il mio cane abbaia a due turisti americani (questa Ferrara, emblema del vecchio continente rinascimentale deve piacere molto ai signori del nuovo mondo). Loro, alti, muscolosi, militareschi, gli sorridono e accettano le mie scuse molto cordialmente. Mi esce d’impeto (forse rimasuglio della storia delle dottrine politiche studiata all’università)
“American? Oh, I like the Republicans!” ci capiamo. “Great! We also like Trump!” mi rispondono.
E poi, con la mia storia blanda, omettendo il bombardamento di Montecassino, continuo “You saved us from Nazism and liberated from Fascism. We have the American flag at home!”
Loro annuiscono, orgogliosi. E concludono “We were also in Sicily, in our holiday. There are many tombs of our dead compatriots in Liberation. Countless tombs.”