4 settembre 2016 – 8 gennaio 2017 al LAC

signac-2Quella dedicata a Signac e aperta da poco a Lugano, è una mostra importante e ideale per iniziare al meglio il secondo anno di vita del LAC. Travolge lo spettatore per la sua poesia e per lo stupore che può destare il fatto che tutte le opere esposte provengano da un solo “corpus”. Sono infatti riunite oltre centoquaranta opere, fra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni, appartenenti ad un’eccezionale collezione d’arte privata che, con lo scorrere degli anni è diventata uno dei più importanti nuclei di opere dell’artista.

Chi dice Signac, dice pointillisme (puntinismo), neo-­‐impressionismo o divisionismo. Per contestualizzarla al meglio, questa corrente artistica si è sviluppata, a seguito dell’impressionismo, soprattutto in Francia e in Belgio a partire dal XIX secolo ed è alla base della susseguente nascita del fauvismo e del cubismo.

Aymone 11 xPaul Signac (1863-­‐1935) arrivò alla pittura dopo aver abbandonato a 18 anni gli studi di architettura che aveva inizialmente intrapreso. Dal 1882, iniziò a dipingere come autodidatta e venne a contatto con gli impressionisti, in particolare con Pisarro. L’esperienza lo coinvolse a tal punto che, nel 1884, fu tra i fondatori a Parigi della Société des artistes indépendant, dove espose per la prima volta le sue opere. Fu in questa occasione che conobbe George Seurat, con il quale avviò un’intensa collaborazione che portò all’elaborazione del Neoimpressionismo, di cui furono i massimi esponenti. Giovane, battagliero e dal carattere forte, egli seppe diffondere il movimento anche attraverso molti scritti teorici.

Il puntinismo in particolare che egli contribuì a sviluppare ha segnato la pittura del Novecento: la tecnica che scompone l’immagine in elementi base per ricostruirla sotto forma di schemi di punti (come un moderno digitalizzatore) cambia il modo stesso di vivere la pittura non solo nell’atto della creazione ma anche in quello della visione. La struttura quasi “raster-­‐style” del dipinto fa affidamento sulla capacità del cervello di reinterpretare i singoli elementi come un unico insieme, ricostruendo un’immagine con una maggiore varietà cromatica di quando non sia possibile con una convenzionale paletta cromatica (principio su cui si basano le schede grafiche dei computers e delle consolles per videogiochi, oppure la stampa in quadricromia).

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Iniziamo però dal principio per capire meglio la nascita del Neoimpressionismo…

A partire dal 1860, numerosi artisti impressionisti, fra i quali Manet e Sisley (sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e sviluppi espressivi), iniziarono ad ispirarsi alle ricerche scientifiche di Michel-­‐Eugène Chevreul, direttore della mitica manifattura “des Gobelins” (la manifattura “des Gobelins” è uno storico laboratorio di tessitura di arazzi francese che si trova nel XIII arrondissement di Parigi, e si presta oggigiorno anche a mostre temporanee). Queste ricerche si basavano essenzialmente sull’osservazione dei pigmenti. Gli artisti iniziarono, dunque, ad integrare nei loro quadri delle pennellate di colore puro. Il lavoro così realizzato di basava sulla teoria del contrasto simultaneo: era l’occhio dello spettatore che mescolava in seguito le macchie di colore per crearne uno nuovo. Il pointillisme era nato!

Nel 1880 Seurat, volendo rinnovare quanto espresso con l’impressionismo, approfondì ancora di più la tematica ispirandosi anche alle ricerche di Charles Blanc (1813-­‐1882) e di Ogden Nicholas Rood (1831-­‐1902). Ne scaturì una pittura “scientifica” grazie alla giustapposizione dei colori primari divisi e organizzati in funzione del colore complementare. Ogni sfumatura era perciò organizzata attraverso una codifica di “toni di base” e il risultato consisteva nell’ottenimento visivo di pigmenti stabili, forti e brillanti. Le opere divisioniste sono, infatti, spesso caratterizzate da una grande luminosità e da una ricerca molto approfondita di armonia nella composizione sul supporto.

signac-3Per capire appieno il pointillisme bisogna ripercorrere l’esperienza dell’artista, e la mostra a Lugano vuole, appunto, approfondire sia il contesto sia il percorso di ricerca di Signac, riuscendoci con successo. Presentata alla Fondation de l’Hermitage all’inizio di quest’anno e ora al MASI Lugano, la mostra offre un’esaustiva panoramica dell’evoluzione artistica del pittore ripercorrendo le fasi che hanno segnato i mutamenti della sua tecnica pittorica sin dagli esordi, in particolare dal decisivo incontro con Georges Seurat (1859-­‐1891) avvenuto nel 1884 a Parigi grazie alle frequentazioni con alcuni esponenti del gruppo degli Impressionisti fra i quali Claude Monet, Henri Matisse e Vincent Van Gogh. Con quest’ultimo, Signac dipinse scene urbane e paesaggi fluviali, (per esempio a Asnières, oggi Asnières-­‐sur-­‐Seine) e la sua tecnica fu molto ammirata dal celebre pittore olandese.

Anche Seurat e Signac, lavorarono per un certo periodo insieme (fino alla morte di Seurat) orientando la loro ricerca innovativa, comunque sempre legata agli impressionisti, cioè conservando il romanticismo, e riproponendolo in termini scientifici ponendo le basi per approfondire l’esigenza del rapporto tra scienza e arte.

Grande sperimentatore, Signac non si fossilizzò mai su di un’unica tecnica ma ne sperimentò diverse, imparando quanto poteva dai suoi contemporanei. Dal 1885, egli studiò con attenzione gli effetti cromatici della vibrazione luminosa in una serie di studi e di dipinti “en plein air”. Accanto ai quadri a olio realizzati durante i frequenti soggiorni in Francia, nei Paesi Bassi, in Turchia e in Italia, egli produsse anche numerosi acquerelli, freschi e spontanei, capaci di esaltare ulteriormente i riflessi della luce e dell’acqua. Solo alla fine degli anni ’90 passò ad uno stile più sciolto, meno fedele al puntinismo, in cui ricorreva anche a pennellate larghe e compatte e ad un colore più contrastato, più espressionista.

Ci si lascia affascinare da questa meravigliosa ricerca: abituati come siamo a vedere opere divisioniste di Signac, stavolta ci possiamo soffermare un po’ di più sui piccoli gioielli che sono rappresentati dagli schizzi preparatori. Questi studi possiedono una freschezza ed un movimento del tratto incredibilmente vivace che, in alcuni casi, si potrebbe perfino dire “perso” nelle tele puntiniste, quasi troppo perfette nella loro rappresentazione “scientifica”.

La mostra si sviluppa lungo un percorso completo e l’eccezionalità della collezione è legata anche alla diversità delle tecniche che abbraccia: la foga impressionista degli esordi si contrappone alle limpide policromie del divisionismo, il giapponismo audace degli acquerelli contrasta con la libertà dei fogli dipinti en plein air, mentre i grandi disegni preparatori a inchiostro di china diluito ci rivelano i segreti di composizioni serene, a lungo meditate in studio. Attraverso un percorso cronologico e tematico, la mostra rivela così le diverse sfumature di un uomo con la passione per il mare, per i paesaggi e per le barche, fino agli ultimi acquerelli della serie dei Porti di Francia, passando per gli anni delNeoimpressionismo, dallo splendore di Saint-­‐Tropez, alle immagini di Venezia, Rotterdam e Costantinopoli realizzate durante i suoi numerosi peripli. E rivela, soprattutto, più di ogni altra cosa, un pittore innamorato della luce e del colore.

signac-4La mostra, che rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017, è stata curata da Marina Ferretti Bocquillon, direttore scientifico del Musée des Impressionnismes di Giverny e corresponsabile degli Archives Signac ed è posta sotto l’alto patronato di Sua Eccellenza, Signor René Roudaut, Ambasciatore di Francia in Svizzera. È stata realizzata in collaborazione con la Fondation de l’Hermitage di Losanna, istituzione con la quale il Museo di Lugano ha già avuto occasione di cooperare nel 2012 (quando era ancora distinto tra la Villa Malpensata e il Museo Cantonale) per la realizzazione della grande mostra tematica “Una finestra sul mondo: da Dürer a Mondrian e oltre”. In quell’occasione un’ampia sezione era stata dedicata agli artisti impressionisti e postimpressionisti fra i quali Monet, Bonnard, Vuillard e Matisse.

Il LAC, infatti, intende portare avanti un intenso rapporto di sinergie con altri musei nazionali e internazionali. Si ricordi per esempio la recente e fortunata mostra in collaborazione con il Kunstmuseum di Berna dedicata alla ricerca artistica di Markus Raetz.

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GIORNI E ORARI DI APERTURA
• ma, me e do: 10:30 – 18:00
• gio, ve e sa: 10:30 – 20:00
• Chiuso lunedì

INGRESSO
• Intero: CHF 15.-­‐
• Ridotto AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-­‐25 anni: CHF 10.-­‐
• Ingresso gratuito

CATALOGO: la mostra è accompagnata dalla pubblicazione Paul Signac. Riflessi sull’acqua edita da Skira, che presenta immagini delle opere esposte, testi critici di Marina Ferretti Bocquillon, curatrice della mostra e una prefazione firmata dalla curatrice insieme a Sylvie Wuhrmann, direttrice della Fondation de l’Hermitage di Losanna e da Marco Franciolli, direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana.