usiUn nostro lettore (e talvolta collaboratore ospite) ci scrive.

Spettabile Redazione,

il documento allegato, firmato da quaranta studenti del terzo anno di scienze della comunicazione, sta producendo effetti che disattendono le più elementari regole di una scuola, democratica e plurale, nella risoluzione paritetica dei problemi in discussione.

Sono il padre di uno dei firmatari e posso assicurarvi che, in casa, una piega così proprio non se l’aspettava nessuno. L’USI è stata ripetutamente strombazzata come il gioiellino dell’educazione ticinese. Media e soliti noti si sono sperticati in lodi da “socialismo reale” e anche peggio. Senza togliere nulla alla professionalità dei suoi docenti, e alla luce di fatti recenti, viene da pensare che il gioiello (se c’è davvero) resti ben chiuso in una enorme scatola vuota.

I fatti sul caso riportato, fino ad oggi, sono riassunti qui sotto.

Grazie e buon lavoro.

Carlo Curti, Lugano

* * *

I fatti in breve

usi-2Nell’ultimo anno di bachelor della facoltà di “scienze della comunicazione”, la direzione dell’ateneo ha modificato il corso della materia “metodi qualitativi della comunicazione” strutturandolo completamente in lingua inglese. Il livello di conoscenza richiesto all’interno del bachelor è B2 mentre per il biennio successivo del master è C1. Il fatto ha portato gran parte degli studenti iscritti al corso a redigere un comunicato per chiedere che venisse loro concessa ANCHE la possibilità di avere un compendio in italiano delle lezioni, per i seguenti motivi:

  • trattamento paritetico nei confronti di coloro che fino a giugno avevano potuto svolgere le lezioni solo in italiano
  • palese difficoltà di seguire i docenti con il livello di nozioni richiesto dal regolamento (B2)
  • materia di apprendimento complessa e astratta già in italiano
  • esperienze precedenti non proprio positive, in altre materie, di forzare il livello di conoscenza dell’inglese (C1) nel triennio bachelor (B2), sono state avvalorate anche da docenti di lingua inglese

Dopo colloqui con il delegato per i rapporti con gli studenti e i docenti del corso, la situazione rimane praticamente invariata. Non si intravvedono concrete possibilità di cambiamento. Il decanato ha ignorato ripetute richieste di “essere sentiti” fatte da una portavoce dei firmatari, concedendo l’udienza a due studentesse che hanno livelli superiori di inglese, di cui una neppure firmatario del documento

Alcune considerazioni:

La scuola, anche quella di livello universitario, dovrebbe consentire pari opportunità di apprendimento a tutti gli studenti iscritti.

Modifiche e cambiamenti sono da introdurre gradualmente e alla fine dei rispettivi cicli (bachelor, master).

Un corso che nasce con l’irrequietezza di buona parte degli studenti, sarà un corso dove l’apprendimento razionale delle nozioni diventa un optional riservato a coloro che hanno già livelli superiori di inglese.

Da tempo è noto ai più che la scuola in generale è legata al mercato, ciò tuttavia non significa che essa debba essere equiparata alla fabbrica, dove chi non risponde alle sollecitazioni della dirigenza viene “diplomaticamente” messo alla porta.

Infine il metodo di “sentire chi più ci aggrada” è pericolosamente in linea con certe democrazie bananiere che si reggono ancora in piedi solo per l’aiuto del potente di turno.

Carlo Curti