La situazione è classica e costituisce un déjà vu. La Destra ha vinto e fa pressing. Gli altri hanno perso alla grande e si ritrovano sullo stomaco un risultato estremamente indigesto; fanno dunque finta di niente. 

Se questo modo di fare (non dei più astuti) abbia dato buoni frutti negli scorsi (non pochi) anni, lo decidano loro stessi.

* * *

spiritismoI sottoscritti firmatari, in rappresentanza del Comitato d’iniziativa, hanno dato volentieri la propria disponibilità a partecipare immediatamente a un tavolo di lavoro volto a concretizzare in breve tempo delle misure che rispettino il mandato costituzionale derivante dall’accettazione dell’inizifativa “Prima i nostri”. Crediamo che questo sia l’auspicio anche di coloro che hanno sostenuto, così massicciamente, il nuovo testo costituzionale cantonale. I partiti usciti sconfitti dalle urne ci hanno domandato a più riprese di assumerci le nostre responsabilità e questo riteniamo di doverlo correttamente fare.

Vogliamo dunque assumerci questo compito assieme al nostro Consiglio di Stato. Un Consiglio di Stato che non può nicchiare davanti a un compito talmente importante e che non può autorelegarsi al ruolo di spettatore non pagante della politica cantonale.

Settimana scorsa abbiamo dunque chiesto pubblicamente, a nome del Comitato d’iniziativa, di essere convocati dal Consiglio di Stato per costituire senza indugio il gremio che dovrà lavorare sugli importanti temi posti da “Prima i nostri”: la preferenza indigena, l’effetto di sostituzione, il dumping salariale e la reciprocità. Purtroppo abbiamo solo udito un assordante silenzio da parte del nostro Esecutivo e del suo Presidente ing. Paolo Beltraminelli. Anzi peggio, a mezzo stampa, abbiamo appreso che è in atto una squalificante melina con conseguente scaricabarile tra Parlamento e Consiglio di Stato, incomprensibile ai nostri occhi e sicuramente anche agli occhi delle cittadine e dei cittadini ticinesi. Il Consiglio di Stato è legittimato a istituire autonomamente un tavolo di lavoro così come ha fatto per la legge sul burka, per l’applicazione del mandato costituzionale derivante da “Salviamo il lavoro in Ticino” e di recente, nell’ambito del rilancio economico cantonale. Interpretando anche gli espliciti auspici del Direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, rinnoviamo dunque l’invito a Paolo Beltraminelli di farsi parte attiva nella costituzione di questo gremio. Ci attendiamo da lui un ruolo di primattore in qualità di Presidente dell’Esecutivo cantonale evitando il gioco a nascondino al quale non si addice la carica che riveste.

Ciò che, al contrario, non possiamo sottacere è il nostro sconcerto per le dichiarazioni riportate a mezzo stampa sul Corriere del Ticino e su La Regione odierni, relativamente alla visita di una delegazione del Consiglio di Stato a Berna con il Presidente della Confederazione Schneider-Ammann. Nei testi si afferma: “Abbiamo spiegato che l’iniziativa (Prima i nostri) si avvicina a quanto è allo studio delle Camere federali” (La Regione) e “I tre consiglieri di Stato hanno dunque spiegato a Schneider-Ammann che il testo accolto dai ticinesi chiede l’introduzione di una preferenza indigena sul mercato del lavoro, sulla stessa linea di quanto sta elaborando il Parlamento federale per applicare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa.” (Corriere del Ticino)

Teniamo a sottolineare in maniera chiara e ferma, quali promotori dell’iniziativa, che “Prima i nostri” non si avvicina per nulla a quanto si sta discutendo a Berna, neppure nel caso in cui l’applicazione fosse irrigidita come alcuni auspicano. Se questo, al contrario, fosse stato riferito al Presidente della Confederazione Schneider-Ammann, si tratterebbe di una indegna e consapevole menzogna. Quello che hanno votato i ticinesi è una preferenza indigena sistematica e non a geometria variabile basata per di più su improbabili algoritmi.

Chiediamo dunque al Consiglio di Stato di voler chiarire pubblicamente questo fondamentale aspetto discusso con il Presidente della Confederazione Schneider-Ammann in maniera tale da poter correggere il tiro qualora fosse stato erroneamente informato così come riferito dai media.

In attesa di una vostra cortese quanto celere risposta in merito ai due quesiti posti, a nome del Comitato d’iniziativa, porgiamo cordiali saluti.

Marco Chiesa, Consigliere nazionale UDC Ticino

Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino