Si arriva perfino a negare la realtà storica in nome di squallidi interessi di parte

spianataChe le organizzazione internazionali siano sempre più in balìa di meri in­teressi economico-politici di parte e a maggioranze di comodo, talvolta sconquassate e altre pericolose, è cosa risaputa e pertanto non stupisce che, per assecondare le pretese di certuni, esse giungano a sfornare de­cisioni e risoluzioni ingiuste e arbi­trarie. Che però l’UNESCO, ossia l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, sia addirittura arrivata a ne­gare la verità storica, cancellando il passato, le identità e gli elementi fondanti di culture, popoli e reli­gioni, per rispondere a diatribe e contenziosi politici attuali, è squal­lido e demenziale. IrisEppure, è acca­duto nei giorni scorsi, quando il consiglio esecutivo dell’UNESCO, di cui la Svizzera attualmente non fa fortunatamente parte, riunito a Pa­rigi, ha adottato, su proposta dei pa­lestinesi e di diversi paesi arabi e musulmani (Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan), una risoluzione, denominata “Pale­stina occupata”, che concerne la Città Vecchia di Gerusalemme (Ge­rusalemme est), tramite la quale si vuole recidere il legame storico che unisce gli ebrei al Monte del Tempio (per i musulmani, la Spianata delle moschee), dove un tempo sorgeva il primo tempio del re Salomone (risa­lente al decimo secolo avanti Cristo e dove Gesù di Nazareth pregò e scacciò i mercanti), a ridosso del muro del Pianto, che rappresenta il sito più sacro della religione ebraica. Tutto ciò scrivendo il nome del luogo solo in lingua araba, cancel­lando il riferimento all’ebraismo e ai 3mila anni di storia ad esso correlati, perché è bene ricordare anche ai finti smemorati che, in quelle terre, i primi ad insediarsi furono proprio gli ebrei, seguiti dai cristiani e in terza battuta dai musulmani. 

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Sfacciata operazione di “negazionismo”

Si tratta, senza ombra di dubbio, di una sfacciata operazione di “nega­zionismo”, pilotata scioccamente
dall’UNESCO, di­venuto ormai un re­ferente di comodo e facilmente mano­vrabile, per rispon­dere ad interessi particolari di alcuni Paesi e di determi­nate alleanze. Delle Nazioni rappresen­tate nel Consiglio esecutivo di questo organismo interna­zionale, 24, per la maggior parte di re­ligione islamica, hanno votato a fa­vore della mozione negazionista, 26 si sono astenute, due erano assenti e 6 si sono opposte. Di­ciamo subito il no­me di queste sei coraggiose Nazioni che si sono op­poste alla demenziale proposta: Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania ed Estonia. Fa ri­flettere e suscita molto rammarico e preoccupazione, invece, che Paesi europei di grande cultura, come la Francia, l’Italia, la Svezia e la Grecia si siano astenuti, mostrandosi pusil­lanimi ed ignavi. Nel canto terzo dell’”Inferno”, Dante mise gli ignavi, che detestava profonda­mente, nell’antinferno, ma forse, chissà, oggi il sommo poeta trove­rebbe per costoro un’altra colloca­zione nei gironi bassi dell’oltre­tomba.

Un voto contro la convivenza pacifica

Il voto dell’UNESCO di considerare Gerusalemme Est e l’area della mo­schea di Al-Aqsa esclusivamente arabe non è solo antistorico e per certi versi ridicolo. È un voto contro gli ebrei, contro Israele, contro la convivenza pacifica ed è un insulto all’intera umanità. Nell’edizione del “Corriere della Sera” del 20 ottobre scorso, Giuseppe Laras, Presidente del Tribunale rabbinico del Nord Ita­lia, in un articolo, che è anche una grande lezione di storia e di civiltà, afferma: “Se si può negare il riferi­mento specifico fondamentale e fon­dante del Monte del Tempio all’E­braismo e agli ebrei, si può negare tutto, radicalmente, e cancellare, dopo la storia e le sue evidenze, gli esseri umani… E può accadere ovunque e non solo agli ebrei”.

Già! La storia ci ha purtroppo dato drammatici esempi di quanto scritto da Laras. Non l’abbiamo ancora im­parato o forse facciamo finta di non vedere e di non capire.

Sarebbe davvero meglio chiudere definitivamente con certe manipo­late e manipolabili organizzazioni internazionali, cominciando a ta­gliare i copiosi fondi elargiti, visto che ormai esse sono degli strumenti in mano a chi intende portare avanti interessi particolari, anche a costo di annientare la storia e non solo quella, purtroppo. Da queste orga­nizzazioni ci si può aspettare dav­vero di tutto, anche che fra qualche decennio, in virtù di maggioranze particolari, si stabilisca, come ha scritto qualcuno, che Roma non è mai stata la sede del papato.

IRIS CANONICA