In Venezuela, l’opposizione cerca di spingere alle dimissioni il presidente socialista Nicolas Maduro, con manifestazioni di strada e accesi dibattiti in Parlamento, dove ha la maggioranza dei seggi.

“Colpo di Stato, dittatura, rottura dell’ordine costituzione”. Il campo anti-Maduro si esprime duramente dall’annuncio, giovedì scorso, da parte del Consiglio nazionale elettorale, della sospensione del processo del referendum di revoca.
Questo referendum, lanciato da diversi mesi, doveva essere concretizzato questa settimana con una nuova raccolta di firme. La coalizione della Tavola per l’unità democratica (MUD, centro destra) riunirà il Parlamento per una seduta che potrebbe “portare a un processo e a un procedimento di fronte al Parlamento, contro il presidente Maduro, accusato di aver orchestrato un colpo di Stato – come dichiarato dal capo della maggioranza, Julio Borges.

Allorché il referendum è bloccato, l’opposizione cerca ogni modo possibile per ottenere la partenza anticipata di Maduro, eletto nel 2013 e il cui mandato scade nel 2019. Al presidente viene rimproverato di aver fatto precipitare il paese nella crisi, di non aver saputo anticipare il brusco calo del prezzo del petrolio. Ogni giorno, questa crisi ha effetti gravi per la popolazione, obbligata a fare ore di coda nei supermercati e nelle farmacie. I generi di consumo sono pressochéxx  introvabili oppure disponibili a prezzi molto alti. La penuria tocca 80 % degli alimenti e dei farmaci e l’inflazione per quest’anno viene stimata al 475 % e dovrebbe salire al 1660 % il prossimo anno.

Circa il 60 % dei venezuelani si dicono pronti a votare per la revoca del mandato di Maduro. Attualmente, il presidente del Venezuela si trova in Medio Oriente, dove cerca di ottenere accordi per un aumento del prezzo del petrolio. Nel frattempo, l’opposizione si appoggia allo scontento popolare e chiede alla popolazione di scendere nelle strade e manifestare.