prima-i-nostriNelle scorse settimane il comitato interpartitico ha impostato la propria strategia per giungere in tempi ragionevoli a un’applicazione dell’iniziativa “Prima i Nostri” che sia fedele allo spirito del nuovo articolo costituzionale approvato dai ticinesi.

Con coerenza rispetto agli impegni assunti durante la campagna di votazione, ci siamo fatti carico, pur senza averne alcun obbligo istituzionale o legale, di elaborare un nostro progetto che sarà condiviso con la Commissione del Gran Consiglio incaricata di elaborare gli atti parlamentari per l’applicazione.

Si tratta di un pacchetto di misure molto concrete, alcune già confezionate e altre in via di definizione che, se accolte, risponderanno ad alcuni importanti problemi che i ticinesi denunciano ormai da anni in svariati settori. L’applicazione di “Prima i nostri”, infatti, richiede un intervento ad ampio raggio nella legislazione cantonale.

In particolare il comitato interpartitico ha identificato le prime cinque aree d’intervento per giungere a un’applicazione che sia davvero efficace:

  1. Rapporto Stato-economia privata: lo Stato, attraverso la sua legislazione, deve dare lavoro e sostegno tramite appalti, mandati diretti, contratti di prestazione, sussidi, eccetera, soltanto a quelle aziende ed entità economiche che si impegnano a rispettare la “preferenza indigena”;
  2. Fiscalità: occorre un intervento cantonale per premiare fiscalmente le aziende che si impegnano a rispettare la preferenza indigena a mezzo di aliquote d’imposta agevolata (Label Tax)
  3. Assunzioni: formalizzazione e estensione del modello di Ginevra a tutto il settore pubblico e parapubblico;
  4. Reciprocità: Elaborare uno studio sulla reciprocità affinché vengano verificate le condizioni attraverso le quali devono passare le nostre aziende per lavorare in Italia. I risultati dello studio andranno poi rapportati alle condizioni che le ditte italiane riscontrano per lavorare in Ticino. Se si dovesse verificare una discriminazione delle ditte svizzere intervenire laddove il principio della reciprocità sancito dagli accordi bilaterali non viene rispettato;
  5. Formazione e orientamento: Analizzare i potenziali dei differenti settori economici ticinesi e mettere in atto una strategia di formazione e orientamento per recuperare professioni interessanti e ben retribuite. In particolare allestire un’offensiva sul settore sociosanitario per proteggerci dall’annunciata invasione di nuovo personale italiano (Circa 3’500 frontalieri attualmente impiegati nel settore sociosanitario e iniziative di reclutamento di Firenze).

Rimane alta l’aspettativa concernente l’applicazione dell’articolo costituzionale del 9 febbraio alle Camere federali che, se attuato fedelmente come da proposta del consigliere agli Stati UDC, Peter Föhn, avrà un impatto concreto sulle misure e i provvedimenti che potranno e dovranno essere adottati in futuro anche nel nostro Cantone.

Nelle prossime settimane, i rappresentanti chiamati in audizione si impegneranno all’interno della Commissione del Gran Consiglio per concretizzare i punti elencati con uno spirito di piena e leale collaborazione con gli altri partiti. Naturalmente desideriamo lavorare con lo stesso spirito anche sulle proposte che ci auguriamo possano presto arrivare dagli altri gruppi politici. Dopo settimane di polemiche e ostruzionismi è tempo di impegnarci tutti insieme per costruire soluzioni concrete che vadano a beneficio di tutti i ticinesi.

Per il Comitato interpartitico: Piero Marchesi e Marco Chiesa