L’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) ha deciso di ricorrere in appello contro la sentenza della Pretura penale di Bellinzona, che ieri lo ha riconosciuto colpevole di lesioni colpose gravi, nell’ambito del processo per il contagio da epatite C, nel dicembre 2013 all’ospedale Civico di Lugano.

In una nota stampa, l’EOC definisce la sentenza “preoccupante” e di “impatto nazionale” e aggiunge :

“L’EOC sin dall’inizio e in assoluta trasparenza ha riconosciuto le proprie responsabilità verso i pazienti sul piano civile e non ha mai abbandonato i pazienti a loro stessi.”
[…] Malgrado gli sforzi profusi, né l’EOC né le autorità inquirenti sono riuscite ad identificare all’interno del team l’autore dell’errata manipolazione all’origine del contagio.
[…] Durante il dibattimento, più volte è stato sottolineato che i nostri ospedali offrono ai pazienti una qualità e una sicurezza delle cure molto alta. Nessuna organizzazione, pur perfezionata che sia, riesce a evitare l’errore umano, il “rischio zero” non esiste. L’EOC ha sempre agito e continuerà a operare nel rispetto delle normative e di tutti gli standard di riferimento nazionali e internazionali. Nel caso specifico del contagio da epatite C, anche i principali ospedali nazionali hanno confermato di applicare le stesse procedure dell’EOC.”
[…] La sentenza di ieri estende massicciamente le informazioni che vanno registrate nelle cartelle sanitarie dei pazienti. Se confermata, essa sancirebbe l’obbligo di una struttura sanitaria, quale ad esempio un ospedale, di identificare anche a mesi di distanza l’autore di ogni gesto di routine, medico-terapeutico, con un potenziale impatto sull’evoluzione dello stato di salute del paziente, in particolare nell’ottica di ogni eventuale e imprevedibile futuro procedimento penale. Si tratta di un’esigenza difficilmente praticabile che rischia di generare inefficienza e maggiori costi, senza necessariamente aumentare la sicurezza dei pazienti. […] “

Fonte : TicinoNews